Papa e Vaticano

Papa: ai giovani va data un’educazione basata sull’intelletto, gli affetti e l’agire

In una «società sradicata», cioè fatta di persone, famiglie che a poco a poco «vanno perdendo i loro legami, quel tessuto vitale così importante per sentirci parte gli uni degli altri, partecipi con gli altri di un progetto comune», ai giovani va offerta una «educazione integrata», basata sull’intelletto, gli affetti e l’agire. Questo offrirà ai nostri ragazzi la possibilità di una crescita armonica a livello non solo personale, ma al tempo stesso sociale e spirituale, capace anche di superare quella corsa al consumismo che caratterizza la nostra società. E’ la riflessione offerta da papa Francesco all’apertura del Convegno ecclesiale della diocesi di Roma, che quest’anno ha per tema «Non lasciamoli soli! Accompagnare i genitori nell’educazione dei figli adolescenti».

Prima del discorso di apertura nel salone del Palazzo dei Canonici del Laterano, il Papa ha voluto incontrare alcune famiglie di immigrati ospiti delle parrocchie e degli istituti religiosi della diocesi di Roma.

Nella Basilica di San Giovanni in Laterano la lunga riflessione del Papa si è aperta con l’invito a guardare la realtà non «in genere», «in astratto», ma pensando «ai problemi, alle situazioni, agli adolescenti…». E in una società «sradicata», «una delle prime cose a cui dobbiamo pensare come genitori, come famiglie, come pastori sono gli scenari dove radicarci, dove generare legami, trovare radici, dove far crescere quella rete vitale che ci permetta di sentirci ›casa’». In questo quadro Francesco è tornato a raccomandare che ai giovani si insegnino le comuni radici. «So – ha aggiunto – che può risultare ripetitivo ma lo sento come qualcosa che lo Spirito Santo preme nel mio cuore: affinché i nostri giovani abbiano visioni, siano ›sognatori’, possano affrontare con audacia e coraggio i tempi futuri, è necessario che ascoltino i sogni profetici dei loro padri».

«I nostri ragazzi – ha osservato poi – cercano di essere e vogliono sentirsi – logicamente – protagonisti. Non amano per niente sentirsi comandati o rispondere a ›ordini’ che vengano dal mondo adulto (seguono le regole di gioco dei loro ›complici’). Cercano quell’autonomia complice che li fa sentire di ›comandarsi da soli’. In questo troviamo una buona opportunità, specialmente per le scuole, le parrocchie e i movimenti ecclesiali». Questo richiede di trovare educatori «spinti dall’amore e dalla passione di far crescere in loro la vita dello Spirito di Gesù, di far vedere che essere cristiani esige coraggio ed è una cosa bella. Per educare gli adolescenti di oggi non possiamo continuare a utilizzare un modello di istruzione meramente scolastico, solo di idee. Bisogna seguire il ritmo della loro crescita. E’ importante aiutarli ad acquisire autostima, a credere che realmente possono riuscire in ciò che si propongono».

In una società, infine, segnata da un consumismo molto forte – «sembra che siamo spinti a consumare consumo, nel senso che l’importante è consumare sempre» – il Papa ha definito «urgente» recuperare il principio dell’austerità, «principio spirituale così importante e svalutato». «Siamo entrati in una voragine di consumo e siamo indotti a credere che valiamo per quanto siamo capaci di produrre e di consumare, per quanto siamo capaci di avere. Educare all’austerità è una ricchezza incomparabile. Risveglia l’ingegno e la creatività, genera possibilità per l’immaginazione e specialmente apre al lavoro in équipe, in solidarietà. Apre agli altri. Esiste una specie di ›golosità spirituale’. Quell’atteggiamento dei golosi che, invece di mangiare, divorano tutto ciò che li circonda (sembrano ingozzarsi mangiando). Credo che ci faccia bene educarci meglio, come famiglia, in questa ›golosità’ e dare spazio all’austerità come via per incontrarsi, gettare ponti, aprire spazi, crescere con gli altri e per gli altri. Questo lo può fare solo chi sa essere austero; altrimenti è un semplice ›goloso’».

La storia di una famiglia, ha concluso, «è solcata da crisi di ogni genere, che sono anche parte della sua drammatica bellezza. Bisogna aiutare a scoprire che una crisi superata non porta ad una relazione meno intensa, ma a migliorare, a sedimentare e a maturare il vino dell’unione». «Mi sembra importante vivere l’educazione dei figli a partire da questa prospettiva, come una chiamata che il Signore ci fa, come famiglia, a fare di questo passaggio un passaggio di crescita, per imparare ad assaporare meglio la vita che Lui ci regala».

(AsiaNews)

20 Giugno 2017 | 08:00
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