Da padre Hamel a Viroche: la lunga lista dei martiri cristiani

«Oggi – ha sottolineato più volte il Papa – ci sono tanti martiri, nella Chiesa, tanti cristiani perseguitati. Pensiamo al Medio Oriente, cristiani che devono fuggire dalle persecuzioni, cristiani uccisi dai persecutori. Anche i cristiani cacciati via in modo elegante, con i guanti bianchi: anche quella è una persecuzione. Oggi ci sono più testimoni, più martiri nella Chiesa che nei primi secoli. Pensiamo anche ai nostri fratelli che vivono perseguitati, che soffrono e che con il loro sangue fanno crescere il seme di tante Chiese piccoline che nascono». Persecuzioni che, come ha sottolineato Francesco, «spesso avvengono sotto gli occhi e nel silenzio di tutti». Ma nonostante i numerosi e costanti appelli del Papa, e di molti altri leader religiosi, anche del mondo islamico, a «non usare il nome di Dio per uccidere», l’escalation di violenza, spesso di matrice terrorista, continua a colpire anche chiese e abbazie sparse nel mondo sequestrando e uccidendo sacerdoti e religiose.

Padre Dall’Oglio – Il caso forse più emblematico, e non ancora chiarito, è quello di padre Paolo Dall’Oglio. Dal 2013 ormai si sono perse le sue tracce mentre si trovava nel capoluogo siriano di Raqqa, nel frattempo diventata la capitale dell’autoproclamato Califfato islamico, per cercare di riappacificare i rapporti tra i gruppi curdi e jihadisti arabi e intendeva pure trattare la liberazione di un gruppo di ostaggi nella zona orientale del Paese. Rapito il 29 luglio 2013 da un gruppo di estremisti islamici vicino ad Al Qaida, più volte è stata data la notizia della sua morte che non ha mai trovato conferma ufficiale.

Dopo quasi due anni dal rapimento, il 26 luglio 2015, Papa Francesco ha voluto rivolgere un nuovo appello ai sequestratori convinto che il gesuita sia ancora vivo. «Rivolgo un accorato e pressante appello – sono state le parole di Bergoglio – per la liberazione di questo stimato religioso. Non posso dimenticare anche i vescovi ortodossi rapiti in Siria e tutte le altre persone che, nelle zone di conflitto, sono state sequestrate. Auspico il rinnovato impegno delle competenti autorità locali e internazionali, affinché a questi nostri fratelli venga presto restituita la libertà». Quando recentemente un pentito jihadista ha affermato di essere in possesso di un video che dimostrava che padre Dall’Oglio era ancora vivo e voleva trattare con il Vaticano, la Santa Sede non ha ritenuto queste «informazioni attendibili».

Yemen – Ma la geografia del terrore è purtroppo molto più ampia. È il 4 marzo 2016 quando un gruppo di uomini armati prende d’assalto una casa di riposo nella città meridionale di Aden, in Yemen, uccidendo 16 persone, tra cui 4 suore Missionarie della carità, la congregazione fondata da santa Teresa di Calcutta. Nella città portuale yemenita sono radicati da tempo gruppi legati alla rete di Al Qaida. Dopo diversi mesi da quell’attentato non è stato ancora liberato il sacerdote salesiano indiano Tom Uzhunnalil, che risiedeva nel convento ed era nella cappella al momento dell’attacco terroristico. Il 10 aprile 2016 il nuovo appello del Papa «per la liberazione di tutte le persone sequestrate in zone di conflitto armato» con un ricordo particolare proprio per padre Uzhunnalil.

Turchia e Medio Oriente – Come rimane ancora avvolto dal mistero l’omicidio di monsignor Luigi Padovese, vescovo cappuccino e vicario apostolico in Anatolia, sgozzato il 3 giugno 2010 dal suo autista, Murat Altun, da tempo affetto da disturbi mentali. L’assassino fu poi condannato a 15 anni di carcere, ma il processo non ha contribuito a fare piena luce sul movente. Padovese aveva  denunciato con prudenza e fermezza la situazione problematica per i cristiani del Medio Oriente e aveva chiesto maggiore libertà religiosa per le minoranze, soprattutto a partire dall’omicidio di don Andrea Santoro. Il sacerdote italiano era stato, infatti, assassinato, il 5 febbraio 2006, mentre pregava nella sua chiesa di Trabzon in Turchia. Un giovane entrò nell’edificio sacro gridando «Allah è grande» e sparò due colpi di pistola trafiggendo i polmoni del sacerdote che rimase ucciso. Un anno dopo la sua morte, monsignor Padovese si disse «insoddisfatto e amareggiato» perché non era «stata fatta luce sul movente e sui mandanti del gesto, attribuito solo all’azione di un giovane squilibrato».

La strage di Boko Haram in Nigeria – Scenario ugualmente inquietante in Nigeria dove negli ultimi anni sono stati numerosi gli attentati kamikaze contro i cristiani. Nel 2012 è Boko Haram, gruppo terroristico islamista nigeriano, a rivendicare gli attacchi a 5 chiese del Nord del Paese con un bilancio di oltre 20 vittime. L’anno precedente, il giorno di Natale, lo stesso gruppo terroristico aveva rivendicato la strage avvenuta nella chiesa cristiana di Madalla, vicino alla capitale nigeriana Abuja, che aveva causato oltre 100 vittime. Nel 2012 ancora attentati contro i cristiani nel Nord-Est del Paese e un kamikaze che si era fatto esplodere davanti a una chiesa nel Nord della Nigeria. Non a caso il Papa ha ribadito con forza il suo «no al terrorismo, forma cieca ed efferata di violenza che non cessa di spargere sangue innocente in diverse parti del mondo».

Padre Jacques Hamel – «Condanna radicale di ogni forma di odio». È quanto ha affermato, il 26 luglio scorso, Francesco appena appresa la notizia che un parroco, due suore e alcuni fedeli erano stati presi in ostaggio durante una messa in una chiesa di Saint-Etienne-du Rouvray, a sud di Rouen in Normandia, da due terroristi dell’Isis che hanno sgozzato e ucciso padre Jacques Hamel di 85 anni. «Questo esempio di coraggio, ma anche il martirio della propria vita, di svuotare se stesso per aiutare gli altri, di fare fratellanza tra gli uomini, – ha detto Bergoglio il 14 settembre scorso durante la messa in ricordo del sacerdote ucciso celebrata nella cappella della sua residenza di Casa Santa Marta – ci aiuti, tutti noi, ad andare avanti senza paura. Che noi, che lui dal Cielo, perché dobbiamo pregarlo, eh?: è un martire! E i martiri sono beati, dobbiamo pregarlo, che ci dia la mitezza, la fratellanza, la pace, anche il coraggio di dire la verità: uccidere in nome di Dio è satanico».

Padre Juan Heraldo Viroche – Ultimo, in ordine cronologico, in questa lunga lista di martiri è padre Juan Heraldo Viroche, noto per la sua lotta al narcotraffico, trovato morto a 46 anni nella sua abitazione, a Tucuman, in Argentina, il 5 ottobre scorso. «Il sacerdote – come ha scritto Alver Metalli – era di quelli che non solo alzavano la voce contro il narcotraffico, ma si adoperava per strappare i giovani del posto dalle grinfie dei piccoli narcos locali legati a narcos più grandi. Per la folla sconcertata e tramortita che si è raccolta davanti alla modesta casa parrocchiale radunata dal tam-tam della tragica notizia di dubbi non ce ne sono, e parlano apertamente di assassinio mafioso. E quando i forensi sopraggiunti sulla scena del delitto hanno fatto filtrare che il corpo non presentava segni di percosse o colluttazioni e le porte erano chiuse dall’interno hanno dapprima rumoreggiato, poi reagito con rabbia».

(Francesco Antonio Grana/Faro di Roma)

29 Dicembre 2016 | 10:32
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