L'Enciclica  Laudato Si' di papaFrancesco.
Svizzera

«Non è la Chiesa che tende a sinistra, ma è la politica che si è spostata a destra»

Alla vigilia della visita di papa Francesco al Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC) a Ginevra, Bernd Nilles, direttore di Sacrificio Quaresimale (SQ), e Bernard DuPasquier, direttore di Pane per tutti (PPT), si esprimono sull’importanza dell’impegno comune dei cristiani a favore di uno sviluppo sostenibile.

Intervista di Maurice Page, cath.ch; traduzione di Federica Mauri, Sacrificio Quaresimale. 

Papa Francesco, che giunge a Ginevra il 21 giugno, è l’autore della Laudato si’, l’enciclica sulla «salvaguardia della nostra casa comune». Cosa ne pensate?

Bernd Nilles (SQ): Papa Francesco ha indirizzato la Laudato si’ a tutti gli abitanti della «nostra casa comune». Se sia stato un caso oppure no, proprio nello stesso momento noi abbiamo sviluppato il nostro messaggio strategico. Papa Francesco ci dice che vuole un’altra economia, un’altra comprensione del progresso, che si rispettino i limiti del pianeta, una trasformazione sociale, economica, ma anche personale. A Sacrificio Quaresimale e a Pane per tutti ci troviamo esattamente in questo spirito del tempo.

Bernad DuPasquier (PPT): Trovo che l’enciclica definisca molto bene le sfide attuali. Tali questioni sulla giustizia e la pace sono inoltre state sviluppate in occasione dell’assemblea generale del Consiglio ecumenico delle Chiese nel 2013, in Corea. Il papa dona a questi temi una visibilità che va al di là della Chiesa, usando un linguaggio molto comprensibile. Come organizzazione ecclesiale, difendiamo la dimensione politica, economica, ecologica, ma anche quella interiore. Proprio ciò che ricordano i testi del papa e del CEC.

«Noi esprimiamo l’unità dei cristiani nell’ambito della giustizia, della pace e della salvaguardia della creazione»

Cosa avete previsto di speciale per la visita del Papa a Ginevra?

Nilles: Abbiamo colto l’occasione per attirare l’attenzione degli attori, vale a dire del Vaticano e del CEC, sulla nostra campagna ecumenica della Quaresima e più in generale sul nostro lavoro. Saremo presenti anche noi al Palexpo e ne approfitteremo per distribuire alle persone che ci sostengono e a tutti gli interessati un libricino che ricorda le dichiarazioni più importanti della Laudato si’.

DuPasquier: Da parte protestante, sono ovviamente meno vicino, ma mi rallegro molto per ciò che il papa realizza in questo ambito. Porta una ventata d’aria fresca alle nostre vele.

La Campagna ecumenica della Quaresima che nel 2019 festeggerà i suoi 50 anni, a livello internazionale è unica nel suo genere.

DuPasquier: Penso che dovrebbe essere evidente. Ritengo però che questo approccio ecumenico aggiunga una nuova dimensione alle nostre campagne. Questo ci dà più credibilità e peso.

Nilles: Anche in altri paesi cattolici e riformati lavorano insieme, ma una campagna comune con una comune riflessione teologica e documenti per le nostre parrocchie e comunità è davvero unica! Come cristiani, condividiamo la stessa fede, anche quando apparteniamo a Chiese diverse. Esprimiamo l’unità dei cristiani soprattutto nell’ambito della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato. Quando il cardinale Kurt Koch ha annunciato la visita del Papa al CEC a Ginevra, ha insistito molto sulla necessità di collaborare.

Come condividete la vostra riflessione teologica?

Nilles: Agli inizi e fino al 1974, Sacrificio Quaresimale e Pane per tutti sviluppavano separatamente le loro riflessioni teologiche. In seguito ciò fu fatto assieme e a partire dal 2000, abbiamo anche una visione politica comune. Già nel 1970 abbiamo dato vita, assieme ad altre organizzazioni, alla comunità di lavoro Alliance Sud (di cui oltre a SQ e PPT fanno parte anche le organizzazioni Caritas, Heks, Swissaid e Helvetas, n.d.r). Ciò dimostra che noi come cristiani vogliamo lavorare assieme ad altre organizzazioni e non restare isolati. Lo scorso anno abbiamo firmato un nuovo contratto di cooperazione che regola la collaborazione fra SQ e PPT e garantisce che in futuro essa sarà ancora più stretta.

Fin dalle origini, Sacrificio Quaresimale e Pane per tutti si sono assunte anche il compito di interpellare la popolazione svizzera su questioni di politica di sviluppo.

Nilles: Anche se questo allora significava attirare le critiche. In passato possiamo citare ad esempio la questione dell’esportazione di armi, del ruolo della piazza finanziaria svizzera e dei diritti umani. All’epoca della guerra fredda noi eravamo davvero sotto pressione a livello politico. Oggi vogliamo sempre provocare il cambiamento.

Le critiche giungono a volte anche dalla stessa Chiesa.

DuPasquier: Pane per tutti riceve il suo mandato dalla Federazione delle Chiese protestanti della Svizzera (FEPS). Quando assumiamo delle posizioni «politiche», informiamo la FEPS. Non abbiamo la pretesa di voler rappresentare tutti i protestanti della Svizzera.

Nilles: Non rappresento i vescovi quando prendo la parola come direttore di Sacrificio Quaresimale. Dietro di me c’è un consiglio di fondazione. Vi è una molteplicità di opinioni in quanto corrisponde alla pluralità nella Chiesa. Anche i vescovi non esercitano alcuna pressione su Sacrificio Quaresimale affinché prenda determinate posizioni.

Alcune personalità politiche non apprezzano il vostro impegno.

Nilles: Trovo problematico quando i politici rifiutano che la Chiesa assuma posizioni politiche piuttosto che accontentarsi di messaggi spirituali. Quando sento qualcuno dire «Il sermone non deve essere un discorso dei socialdemocratici o dei verdi» o «non voglio una Chiesa di sinistra», allora questo è un segno per me che non è la chiesa che tende a sinistra, ma la politica che si è spostata a destra. Ci sono anche incomprensioni, ad esempio nel contesto dell’Iniziativa per multinazionali responsabili, che è stata presentata nel 2011. Alcuni politici ci accusano di sostenere i partiti di sinistra con questo testo. È vero il contrario: noi siamo gli autori dell’iniziativa e sono stati i partiti a sostenerci in seguito. Come organizzazioni cristiane di cooperazione internazionale, non gestiamo politiche di partito, ma ci impegniamo politicamente.

L’impegno chiesto dal papa nella Laudato si’ supera le frontiere cattoliche.

Nilles: Per la Chiesa, la «Laudato sì» non è sempre una priorità. Spetta a noi, organizzazioni laiche o individui, dare la priorità all’enciclica e convincere vescovi e altri dirigenti della Chiesa a farlo. Il Vaticano sembra averlo capito e convocherà un incontro per avviare un «movimento mondiale» in questa direzione. È richiesto un grande cambiamento. Né i cattolici né i cristiani possono farlo da soli ma tutta l’umanità è tenuta a farlo. Non possiamo aspettare soccorsi dalla politica o dall’economia.

DuPasquier: Le domande sollevate dalla «Laudato sì» sono legate al modo in cui comprendiamo noi stessi e come ci comportiamo su questa terra. Queste sono domande estremamente spirituali e filosofiche. Senza mettere le cose nella giusta relazione, non saremo in grado di affrontare queste sfide. Essere coscienti è un primo passo in questa direzione e ciò sorge all’interno, ma anche al di fuori delle Chiese.

«Se lo sviluppo significa che tutti i paesi raggiungano lo standard di vita occidentale, allora avremmo bisogno di quattro pianeti»

La cooperazione allo sviluppo deve cambiare di paradigma?

Nilles: Oggi esistono ancora approcci paternalistici nell’aiutare, senza guardare anche alle cause della povertà. L’individuazione e l’eliminazione delle cause è sempre stata al centro del nostro pensiero e del nostro agire. Oggi sviluppiamo strategie per avviare il cambiamento sociale e reagire alla crisi del sistema. Facciamo affidamento su persone che sono il motore del cambiamento.

DuPasquier: Se lo sviluppo significa che tutti i paesi raggiungano lo standard di vita occidentale, allora avremmo bisogno di quattro pianeti. È impossibile. Non possiamo quindi fare a meno di fare una riflessione sui nostri reali bisogni e comportamenti. Cosa significa essere felici? Questa è anche la domanda alla base dell’Agenda dello sviluppo 2030 delle Nazioni Unite. La Chiesa non ha il monopolio su queste domande e tantomeno sulle relative risposte. Porta però la sua convinzione che lo sviluppo non possa aver luogo senza la sua dimensione «culturale», cioè senza una «narrazione» che lo sottende.

L'Enciclica Laudato Si' di papaFrancesco. | © vaticanmedia
20 Giugno 2018 | 17:30
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