Nicaragua: la Chiesa resta vicina al popolo e denuncia le ingiustizie

All’indomani dell’intervista rilasciata ad Euronews dal presidente del Nicaragua Daniel Ortega in cui vengono definiti «terroristi» quanti protestano contro il governo, il vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Managua, mons. Silvio Báez, denuncia la «criminalizzazione» del diritto a manifestare. Diversi organismi umanitari nazionali e internazionali hanno inoltre contestato i dati forniti da Ortega relativi alle vittime. Secondo le autorità statali, i morti dallo scoppio delle proteste, ad aprile, sono almeno 195. Secondo fonti indipendenti, invece, le vittime sono più di 450. Nel corso dell’intervista Ortega ha anche dichiarato che i paramilitari armati intervenuti durante le proteste fanno parte di quella che ha definito «polizia volontaria»

La pace non si impone con i proiettili

La pace sociale – ha affermato mons. Báez – «non si impone con la forza dei proiettili, delle intimidazioni, delle incarcerazioni e dei processi ingiusti». La Commissione interamericana per i diritti umani e l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani hanno accusato inoltre il governo del Nicaragua di «omicidi, esecuzioni extragiudiziali, maltrattamenti, possibili atti di tortura e detenzioni arbitrarie». Tutte le accuse sono state respinte da Ortega. Intanto prosegue l’esodo di civili nicaraguensi in fuga per la situazione di violenza e di grave violazione dei diritti umani che si vive nel Paese centroamericano. Secondo gli ultimi dati dell’Onu, sono stati almeno 23 mila gli abitanti del Nicaragua che dallo scorso aprile si sono riversati nel vicino Costa Rica.

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3 Agosto 2018 | 06:20
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