Ticino e Grigionitaliano

Nella giornata del migrante la voce all’associazione «Eccoci» di Bellinzona

Le notizie che, nel 2015, si rincorrevano nei media erano drammatiche: la guerra in Siria stava sconvolgendo la vita di tantissime persone, nel Mediterraneo molti morivano in barconi alla deriva. Quello splendido mare che conoscevo dall’infanzia, in cui avevo insegnato a nuotare a mio figlio, era diventato la bara di innumerevoli migranti. Giorno dopo giorno cresceva in me il disgusto e una nauseante sensazione di impotenza. Cosa potevo fare io? Ho provato diverse strade, mi sono informata, ma tutto lasciava in me un senso di vuoto. Ho deciso di andare allora sull’isola di Lesbo, dove ci sono grandi campi profughi. Ero consapevole che forse non avrei potuto fare nulla, ma volevo toccare con mano la realtà. Quei giorni mi hanno lasciato un segno profondo. Ho imparato che anche il gesto più semplice può cambiare qualcosa nella vita di una persona e di conseguenza anche la nostra: un sorriso, uno sguardo di attenzione danno un momento di sollievo ed è un modo di riconoscere che l’altro esiste, è un essere umano con i nostri stessi bisogni e aspettative. Rientrata in Ticino, il desiderio di aiutare era diventato un’urgenza. Volevo potermi rendere utile e aiutare chi era alla ricerca di un porto sicuro dove ricostruire la propria vita, lontano dalla guerra. Quando mi è stata offerta la possibilità di far parte di un progetto che era ancora embrionale, non ho esitato a rispondere: eccomi! È nato così a Bellinzona un gruppo di accoglienza per i migranti. Con altri volontari ho incontrato persone di diverse parti del mondo, insieme abbiamo cercato la via all’integrazione tramite l’insegnamento della lingua italiana. Da diversi anni ormai ascoltiamo i bisogni di chi spontaneamente viene a trovarci, le loro difficoltà, il loro isolamento. L’energia e l’entusiasmo di tante persone coinvolte mi danno la carica per superare la stanchezza e i dubbi che provo. A volte mi chiedo se sto facendo la cosa giusta. Poi basta un sorriso, uno sguardo di fiducia, che supera le barriere linguistiche e culturali, per ritrovare l’entusiasmo che serve ad andare avanti. Mi viene in mente la storiella del colibrì, troppo piccolo per spegnere da solo un incendio portando acqua con il suo becco. Se però di colibrì ce ne fossero cento, mille? Saremmo in grado di fare di più. A volte ci sentiamo piccoli, ma ogni piccolo gesto può essere di aiuto o semplicemente l’inizio di un cambiamento. Il gruppo spontaneo di accoglienza è diventata l’Associazione «Eccoci». È un luogo di incontro, di scambio, di ascolto e di amicizia. Insegniamo italiano ai richiedenti l’asilo, ascoltiamo le loro storie, cerchiamo di aiutarli nei loro bisogni. A volte organizziamo gite o altre attività. Il nostro punto forte rimane l’incontro del lunedì sera, quando ci siamo e diciamo: «Eccoci!». Siamo presenti nei social e siamo attivi all’oratorio della Collegiata di Bellinzona. Cerchiamo volontari, che come noi desiderano rompere l’isolamento di chi, fuggendo dalla guerra, ha perso tutto e abita ora qui. Per info: Associazione «Eccoci», c/o P. e L. Peduzzi, Bellinzona, 079 337 32 57.

Patrizia Zanelli, membro dell’associazione «Eccoci» di Bellinzona.

| © catt
27 Settembre 2020 | 13:25
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