Il Papa durante la preghiera dell'Angelus
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Naufragio in Libia: appello del Papa alla comunità internazionale

«Accorato appello» lanciato da Francesco all’Angelus di oggi affinché non si ripetano più disgrazie come il naufragio avvenuto nella notte tra il 24 e il 25 luglio al largo di al Khoms, a 120 chilometri a est di Tripoli (Libia) che ha mietuto oltre 150 vittime. Un naufragio di sventurati che l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha definito la peggiore tragedia avvenuta nel Mediterraneo dall’inizio dell’anno.

L’appello di Bergoglio e i minuti di silenzio per le vittime del naufragio
Francesco ha condiviso con i pellegrini riuniti in piazza San Pietro il suo «dolore» nell’aver appreso «la notizia del drammatico naufragio, avvenuto nei giorni scorsi nelle acque del Mediterraneo, in cui hanno perso la vita decine di migranti, tra cui donne e bambini». Bergoglio ha quindi esortato «affinché la comunità internazionale agisca con prontezza e decisione, per evitare il ripetersi di simili tragedie e garantire la sicurezza e la dignità di tutti. Vi invito a pregare insieme a me per le vittime e per le loro famiglie. E anche dal cuore domandare: «Padre perché?»», ha chiesto il Papa, che poi ha fatto seguire alle sue parole alcuni minuti di silenzio.

La preghiera del Padre Nostro

Nella sua catechesi prima della recita dell’Angelus, il Papa ha commentato il Vangelo di oggi di San Luca in cui Gesù insegna ai suoi discepoli la preghiera del «Padre Nostro». Con questa preghiera, ha commentato Francesco, «Gesù ci fa penetrare nella paternità di Dio – questo voglio sottolinearlo – e ci indica il modo per entrare in dialogo orante e diretto con Lui, attraverso la via della confidenza filiale. È un dialogo del papà col suo figlio, del figlio col papà». Ciò che chiediamo nel «Padre Nostro» è già tutto «realizzato e donato»: la santificazione del Nome, l’avvento del Regno, il dono del pane, del perdono e della liberazione dal male. «Mentre chiediamo, noi apriamo la mano per ricevere. La preghiera che ci ha insegnato il Signore è la sintesi di ogni preghiera, e noi la rivolgiamo al Padre sempre in comunione con i fratelli», ha spiegato Bergoglio.

«Fare esperienza di preghiera»

Cristo «non dà una definizione astratta della preghiera, né insegna una tecnica efficace per pregare ed «ottenere» qualcosa», ma invita «a fare esperienza di preghiera, mettendoli direttamente in comunicazione col Padre, suscitando in essi una nostalgia per una relazione personale con Lui». «Nella preghiera ci sono distrazioni, ma tante volte sentiamo come la voglia di fermarci nella prima parola e sentire quella paternità del cuore», ha aggiunto il Papa a braccio. Poi Francesco ha fatto l’esempio dei bambini di 3 anni che cominciano a domandare ai genitori cose che non capiscono: «Nella mia terra si chiama «l’età dei perché», credo che anche qua sia lo stesso… Quando il papà comincia a spiegare il perché loro arrivano con un’altra domanda senza ascoltare. Cosa succede? I bambini si sentono insicuri e tante cose cominciano a capirle a metà e soltanto voglio attirare su di loro lo sguardo del papà. Se noi nel «Padre Nostro» ci fermeremo alla prima parola faremo lo stesso: dire Padre, Padre… per attirare lo sguardo».

La novità della preghiera cristiana è nella paternità divina
È in questa paternità che sta «la novità della preghiera cristiana!», ha esclamato il Papa. «Essa è dialogo tra persone che si amano, un dialogo basato sulla fiducia, sostenuto dall’ascolto e aperto all’impegno solidale». In conclusione il Pontefice ha rammentato le parole di Gesù: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto». È un invito alla «ardente perseveranza», spiegando: non dimentichiamolo «quando perdiamo la fiducia o la voglia di pregare».

vaticaninsider/red

Il Papa durante la preghiera dell'Angelus | © Vatican Media
28 Luglio 2019 | 17:50
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