E’ morto mons. Raphael Cheenath, arcivescovo emerito dei martiri dell’Orissa

Mumbai – Mons. Raphael Cheenath, arcivescovo emerito di Cuttack- Bhubaneshwar (Orissa) è morto a 82 anni domenica sera 14 agosto alle 9.45 all’ospedale Holy Spirit di Mumbai. Mons. Cheenath, verbita, è stato pastore della Chiesa dell’Orissa proprio durante il periodo dei pogrom organizzati dai gruppi radicali e paramilitari indù ed è stato fra quelli che hanno sempre insistito che I cristiani colpiti ottenessero giustizia, contro ogni tentativo di occultamento o di paura.

Il card. Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai e presidente dei vescovi latini in India (CCBI), lo ricorda in questo modo:» La Chiesa in India piange la morte dell’arcivescovo Raphael Cheenath,.. che ha guidato l’arcidiocesi di Cuttack Bhubaneshwar nel periodo più traumatico per la Chiesa cattolica Indiana. Mons. Cheenath senza sosta, ha combattuto le battaglie legali per le vittime di Kandhamal e per I sopravvissuti, ottenendo il 2 agosto scorso compensazioni più dignitose dalla Suprema corte dell’India».

Egli ricorda anche che «l’arcivescovo Cheenath aveva ricevuto minacce di morte e non poteva vivere il suo ritiro dalla vita pubblica nella sua arcidiocesi. Io lo accolto con calore perché vivesse a Mumbai, insieme ai suoi confratelli verbiti. La sua morte nella nostra arcidiocesi porterà numerose benedizioni alla nostra Chiesa».

Mons. Cheenath era nato il 29 dicembre 1934 a Pallissery, nell’arcidiocesi di Trichur (Kerala), da una famiglia cattolica e numerosa. Lui era il secondo figlio di 11. E’ entrato fra i verbiti nel 1953 e divenuto sacerdote nel 1963 ed ha ricoperto vari incarichi nel suo istituto, fino ad essere eletto consultore generale dei verbiti nel 1972. Ma nel 1974 è stato nominato vescovo di Sambalpur (nell’ovest dell’Orissa).

Egli è divenuto arcivescovo di Cuttack-Bhubaneshwar l’11 agosto 1985. Di lui i suoi fedeli dicono che è stato un uomo santo, di spirito tenace e creative. Durante I 26 anni di servizio all’arcidiocesi dell’Orissa, ha aiutato la crescita e lo sviluppo della diocese e della società.

Dopo I massacri nel Kandhamal (2008) egli si è levato per pubblicare un Memorandum per le vittime e i sopravvissuti in cui chiedeva la costruzione di campi profughi per le vittime e gli scampati, lasciati errare nella foresta; il diritto di ritorno alle proprie case; adeguate recompense per I feriti e le vedove; una ricompensa per le chiese e le case religiose distrutte nel pogrom; la fine delle conversion forzate all’induismo; la fine della campagna di odio dei nazionalisti indù.

(AsiaNews)

16 Agosto 2016 | 11:52
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