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Mons. Menamparampil: «Il Paese indiano, ritrovi la democrazia dei suoi padri fondatori»

Alla vigilia della festa della Repubblica, che ricorda la promulgazione della Costituzione indiana, la denuncia dell’arcivescovo emerito di Guwahati: «Il Paese sta scivolando velocemente nelle mani dell’élite che guadagna, a scapito degli ultimi e delle minoranze. Come fanno le autorità a ripetere che la libertà religiosa è garantita quando l’interferenza dei governi sulle conversioni aumenta, insieme alle parole che seminano odio tra le fedi?».

«La festa della Repubblica è un giorno in cui in India gioiamo per i traguardi raggiunti dal Paese. Ma deve offrirci anche l’opportunità per un esame di coscienza collettivo. Dobbiamo chiederci in quali aspetti non abbiamo mantenuto fede alle attese e alle speranze dei nostri padri fondatori. E in India oggi viviamo un tempo in cui è urgente ripensarci». È il monito che alla vigilia del 26 gennaio – il giorno in cui New Delhi ricorda la promulgazione della sua Costituzione – lancia in quest’intervista ad AsiaNews mons. Thomas Menamparampil, arcivescovo emerito di Guwahati, 85 anni, voce tra le più note della Chiesa cattolica indiana.

Mons. Menamparampil, nei giorni scorsi un rapporto presentato da Oxfam ha messo in luce le crescenti disuguaglianze tra ricchi e poveri in India: durante la pandemia l’84% delle famiglie ha visto diminuire il proprio reddito, mentre il numero dei miliardari indiani è aumentato da 102 a 142. Che cosa rivela questa situazione?

«Se da una parte siamo orgogliosi delle tradizioni democratiche che i padri fondatori della Repubblica indiana ci hanno consegnato, dall’altra questa crescente disuguaglianza all’interno della società è motivo di preoccupazione. Il 70% dell’aumento della ricchezza è finito nelle mani dell’élite che sa come trarre vantaggio non solo dalle oscillazioni dei mercati e dalle polarizzazioni politiche, ma anche dalle calamità naturali o da disastri globali come la pandemia. Ma a preoccupare ancora di più è la vicinanza tra chi governa e questa élite che guadagna. Il futuro della nazione sembra scivolare fin troppo velocemente nelle mani di questo gruppo. Ed è una tendenza che dovrebbe far riflettere tutti i cittadini responsabili».

Questo fenomeno si accompagna all’aumento delle tensioni tra la maggioranza incarnata dai nazionalisti indù e le diverse minoranze, con ben poco rispetto per quanto sta scritto nella Costituzione indiana.

«I primi fautori della democrazia che chiedevano il rispetto dell’opinione della maggioranza, tremerebbero di fronte alla prospettiva di una ›dittatura della maggioranza’. Le memorie delle dittature della prima metà del Novecento, che percorrendo traiettorie nazionaliste portarono le potenze di quel periodo a una guerra suicida, dovrebbero suscitare maggiore responsabilità nei nostri decisori politici che oggi invece si preoccupano delle pretese della comunità maggioritaria molto più che del bene comune. La mancanza di sensibilità è apparsa evidente nei recenti scontri che hanno visto come vittime membri di gruppi minoritari o fasce sociali più deboli nel silenzio della polizia e delle autorità: ha segnato un precedente preoccupante. Il dominio della maggioranza e lo svilimento dei gruppi più fragili non è un tratto democratico salutare. Deve lasciare il posto al rispetto reciproco e alla collaborazione».

In questo contesto continua a crescere anche l’ostilità nei confronti dei cristiani in India: le leggi anti-conversioni sono ormai in vigore in ben 10 Stati indiani.

«Uno dei compiti più difficili per le autorità indiane è spiegare alla comunità globale come sia possibile sostenere che nel Paese la libertà religiosa funziona perfettamente, quando invece esiste un’interferenza del governo nelle decisioni personali sulla religione da parte dei cittadini. I Freedom of Religion Act (le leggi anti-conversioni ndr), di fatto, limitano in molti modi la libertà nelle scelte religiose. E ad esse si aggiungono ulteriori interferenze imposte dalla burocrazia amministrativa. Se la Costituzione indiana sulla carta garantisce la libertà di ›propagandare’ la fede, oggi invece persino la ›pratica’ religiosa viene colpita, con gruppi di preghiera e raduni religiosi interrotti. I casi di molestie di questo tipo si sono moltiplicati. I discorsi pieni d’odio e la presenza di ›vigilantes’ che diffondono ostilità sono segnalati in molti posti. La festa della Repubblica deve diventare per tutti i cittadini del Paese un’occasione per riaffermare la propria fedeltà alla Costituzione».

Asia News

| © Asia News
26 Gennaio 2022 | 17:06
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