Africa

Mons. Grampa incontra il Presidente del Togo

«Non si tratta solo di solidarietà o sostegno economico e umanitario, ma è un’apertura a cogliere i segni e i bisogni del mondo contemporaneo ». Commenta così Monsignor Pier Giacomo Grampa il suo recente viaggio in Togo con altri 10 ticinesi.

Mons. Grampa, come mai si è recato proprio in Togo? «Ho viaggiato in Togo poiché mi è stato chiesto di inaugurare il Collegio san Giuseppe e san Giacomo di insegnamento tecnico e di formazione professionale a Dédomé. Avevo messo la prima pietra 4 anni fa e ora desideravo vedere il risultato. Con la fondazione Nuovo Fiore in Africa avevamo sostenuto una parte di questo progetto portato avanti dall’associazione Dédomé».

Che cosa offre esattamente questa nuova scuola? «Il Collegio è a vocazione multipla: formerà uomini e donne in meccanica, meccanica delle auto, sartoria. Altri diventeranno muratori, parrucchieri o idraulici. La vocazione di questa scuola è quella di formare giovani che siano la punta di diamante dello sviluppo del Togo».

Oltre alla scuola di Dedomè però, avete visitato anche altre parti del Paese… «Sì, questo permette di prendere contatto con la Chiesa locale, conoscerne i problemi e gli sviluppi. Abbiamo visitato due diocesi: Atakpamè con il Vescovo Nicodème Barrigah e Sokodé (guidata da Mons. Célestin- Marie Gaoua, dove necessiterebbero un centro per famiglie). Abbiamo visitato la chiesa più grande del Togo, ad Aledjo Kadara nel nord il Foyers de Charité, mentre a Vogan abbiamo consegnato un’ambulanza alla Presidenza del distretto sanitario della Prefettura, regione dove è attiva una cooperativa che promuove lo sviluppo alla base».

Il viaggio è stato coronato da un incontro molto particolare… «Sì, la visita al presidente della repubblica sua eccellenza Faure Essozimna Gnassingbé. Ci ha offerto l’opportunità di presentare l’opera che tutti i preti togolesi della nostra diocesi fanno nel suo paese. E’ stato interessante confrontarci sul discorso della reciprocità: noi offriamo mezzi finanziari e materiale e riceviamo il sostegno e il servizio di questi preti togolesi nelle nostre comunità ,che a volte assumono anche incarichi in posti delicati. Non si tratta solo di sostegno economico, ma di un’apertura a cogliere i bisogni del mondo contemporaneo e rispondere a ciò che dice il Papa (essere una Chiesa in uscita attenta all’umanità). Anche con la Chiesa locale gli incontri sono stati fruttuosi. Si porta una diversa esperienza di Chiesa e nel contempo si apprende da loro. Ancor più ci siamo resi conto di come la Chiesa non siamo solo noi con i nostri problemi, ma c’è un orizzonte più largo a cui guardare».

Chiara Gerosa

23 Marzo 2019 | 17:12
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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