Mons. Auza all'Onu: agire contro violenza sulle donne nei conflitti

Un richiamo fermo agli Stati e alla comunità internazionale perché sia data priorità alla lotta contro la violenza sessuale nei conflitti, è stato lanciato dall’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a New York. Il presule è intervenuto ieri al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, durante il dibattito pubblico sul tema «Donne, pace e sicurezza». Il servizio di Roberta Gisotti:

«La sofferenza incalcolabile di cosi tante donne, che continuano oggi ad essere vittime di tale crudeltà, non può non mettere il fuoco sotto i nostri piedi per spingerci tutti all’azione». Con parole forti mons. Auza, si è riferito all’ultimo rapporto presentato dal segretario generale dell’Onu sulla violenza sessuale nei conflitti, ricordando che con questa espressione si comprendono rapimenti e traffico di persone, schiavitù sessuale, prostituzione, aborti, sterilizzazioni e matrimoni forzati.

In questo contesto «terribile e criminale», il rappresentante della Santa Sede ha voluto porre l’attenzione sull’uso della violenza sessuale come «tattica di terrorismo». «I motivi – ha detto – dietro a questo crimine particolarmente malvagio», enumerati nel rapporto, «sono una litania del male e includono: incentivare il reclutamento di terroristi, terrorizzare e disperdere le popolazioni, forzare conversioni attraverso matrimoni, sopprimere i diritti fondamentali delle donne, generare ricavi dal traffico sessuale, estorcere riscatti da famiglie disperate, offrire donne e ragazze come vittime di guerra per compensare i combattenti, poi titolati a rivenderle e o a sfruttarle come desiderano e usando donne e ragazze come scudi umani e kamikaze».

E dunque – ha ammonito il presule – «non c’è bisogno di altre prove per documentare che donne e ragazze sono specificatamente mirate come tattica per suscitare paura, annientare la loro volontà e ottenere ricavi per la macchina terroristica».

«In risposta a questa cultura delle violenza – ha quindi concluso il capo della delegazione vaticana – il mondo, specialmente donne e ragazze la cui dignità è ferocemente violata, guardino al Consiglio di Sicurezza per la speranza e l’azione». E che «non sperino invano».

(Da Radio Vaticana)

17 Maggio 2017 | 10:35
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