Migranti, card. Montenegro: l'Europa continua a chiudersi

Più di 1700 migranti sono sbarcati o stanno per sbarcare in Sicilia, soccorsi ieri in diverse operazioni di recupero nel canale di Sicilia e davanti alle coste libiche. Tra loro anche numerosi minori non accompagnati. Almeno 8 i morti, e alcuni migranti presentano segni di tortura e delle sofferenze subite in Libia o durante il tragitto. Ma di fronte a queste notizie, quali sono i sentimenti dell’arcivescovo di Agrigento, il cardinale Francesco MontenegroAlessandro Guarasci lo ha sentito:

R. – Di vergogna perché l’uomo dimostra di non avere il coraggio di guardare a determinate realtà e ad affrontarle; di sofferenza perché vedere che il povero è costretto a pagare la sua vita con la morte…Vorrei anche sentimenti di speranza che davvero qualcosa possa cambiare perché è impossibile andare avanti così, non possiamo, l’ho detto tante volte, misurare il tempo contando morti. Il mondo ha bisogno di quella Pasqua che significa vita e togliere le pietre dalle tombe, non mettere le pietre sulle tombe, ancora.

D. – Eminenza, l’Europa è alla finestra, ci sono stati degli accordi per esempio tra l’Italia e alcuni Paesi del Nordafrica per evitare nuove partenze, però il vecchio continente come si sta comportando secondo lei?

R. – Ma non credo che stia dimostrando segnali di cambiamento, di inversione di rotta. Sta continuando a parlare di muri, di chiudersi… Il problema dell’immigrazione è solo problema di sicurezza e l’Europa sta dimostrando la sua povertà. Questa grande Europa poi si è dimostrata piccola e il gigante Golia viene abbattuto e sarà abbattuto perché è impossibile che il mondo si debba misurare con i muscoli, soprattutto con chi è povero.

D. – Ci sono però movimenti populisti purtroppo in Europa che spingono per la costruzione di ulteriori muri: come poter convertire questi cuori, secondo lei?

R. – Io credo che dovremmo essere noi credenti a incominciare a prendere posizione capovolgendo quello che i forti e i potenti stanno dimostrando. Se noi col Vangelo in mano – io penso a noi cristiani – incominciamo davvero a vivere ciò che il Vangelo ci dice, tutti quelli che ieri sono stati a messa, se tutti col Vangelo in mano incominciamo a sentire ciò che il Signore Gesù ci chiede qualcosa cambierà. Ma in questo «tsunami» di morte alcune volte anche noi ci lasciamo travolgere: gli interessi personali prendono il sopravvento sul pensiero di Dio e questo non è possibile.

(Radio Vaticana)

18 Aprile 2017 | 07:45
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