Commento

I migranti africani preferiscono l'Asia all'Europa

L’Africa è il continente in continuo movimento, terra di migrazioni extra-continentali e di spostamenti interni, fra uno Stato e l’altro. Eppure, non è il continente dal quale si muovono più migranti. Nel 2015, su 244 milioni di migranti nel mondo, il 43% è nato in Asia, il 25% in Europa, il 15% in America latina e Caraibi, soltanto il 14% arriva dall’Africa. E’ quanto emerge dai dati del 21° dossier di Caritas italiana sulle migrazioni intitolato «Divieto di accesso. Flussi migratori e diritti negati», pubblicato in occasione della Giornata mondiale dei diritti umani,che ricorre oggi 10 dicembre.

L’Africa, rileva il dossier, non è solo terra che si abbandona, ma anche terra di destinazione. Gli spostamenti molto spesso avvengono all’interno della stessa area geografica: il 52% dei migranti africani si muove all’interno dei confini continentali. I movimenti interni, fra Stati africani, sono particolarmente accentuati nell’Africa occidentale (Senegal, Mali, Burkina Faso, Costa d’Avorio) e, nella regione orientale, dall’Eritrea. Un Paese che attrae molti migranti è il Sudafrica, così come destinazioni privilegiate sono i Paesi produttori di petrolio, come Libia e Gabon.

Il dossier sfata un altro pregiudizio, alimentano anche dalle immagini che i mezzi di comunicazione contribuiscono a diffondere: se la percezione che noi europei abbiamo è che il fenomeno migratorio dall’Africa, in crescita vertiginosa, abbia come destinazione principale il nostro continente, i dati e gli studi ci comunicano un’altra realtà. Dal 1980 a oggi il numero di migranti africani oltre i confini continentali è notevolmente cresciuto, addirittura triplicato,passando da 5,5 milioni a 16 milioni nel 2015. Ma le destinazioni si sono diversificate notevolmente. «I corridoi umanitari seguiti dagli africani», si legge nel dossier, «sono diversi e toccano quasi tutte le regioni del mondo».

Il tragitto maggiormente in crescita è quello Africa-Asia: 4,2% di persone in più all’anno.I flussi riguardano soprattutto i cittadini del Maghreb  che, oltre a dirigersi verso l’Europa, si muovonoverso i Paesi del Golfo, dove la richiesta di manopera è molto forte. Sono inoltre aumentati i movimenti dall’Africa orientale (Paesi come Somalia, Eritrea, Etiopia, Sudan) verso lo Yemen, migrazioni che non sono state scoraggiate dal conflitto in corso in questo Paese. Altre destinazioni sempre più gettonate sono il Nord America e l’Oceania: le migrazioni africane verso Stati Uniti e Canada sono passate dal 5% del 2000 al 7% del 2015.

Quanto alla rotta che dall’Africa porta all’Europa, questa è seconda per tasso annuo di crescita: 3,2%, 0,5 milioni di persone in più nel 2015, per un totale di 9 milioni di migranti arrivati (il 27% dei migranti africani). L’Europa resta la prima meta per la maggior parte dei migranti dall’Africa sub-sahariana. Gli spostamenti verso il nostro continente avvengono per motivi familiari (29%), motivi di lavoro (25%), di studio (21%). Secondo l’Ocse, «la popolazione africana presente in Europa è meno qualificata rispetto a quella di altri Paesi dell’organizzazione».

Altro dato interessante evidenziato dal rapporto:  l’Africa è il secondo continente di origine dei rifugiati. «Eritrea, Nigeria, Gambia, Costa d’Avorio e Somalia insieme costituiscono il 12% del totale dei rifugiati in Europa». Dall’Africa non si emigra solo per povertà: ad abbandonare il continente non sono solo quelli che, sulla base di una classificazione molto discutibile, vengono chiamati migranti economici (cioè coloro che non fuggono da guerre e persecuzioni, ma per cercare lavoro e condizioni di vita dignitose).

Nel 2015 l’Italia è all’undicesimo posto nella graduatoria dei Paesi che ospitano più migranti (6 milioni nel 2015). Tra le nazionalità più rappresentate ci sono quelle dell’Europa dell’est (rumeni in testa). Fra le comunità africane, quella senegalese è la più numerosa. Ma, quando si parla di flussi migratori, oggi l’attenzione generale, a partire da quella dei media, si concentra sul fenomeno complesso e problematico degli arrivi dei richiedenti asilo,all’interno del quale gioca un ruolo determinante il flusso dall’Africa sub-sahariana.

Il fenomeno migratorio, spiega il dossier Caritas, risulta da un intreccio complesso di movimenti molto diversi, spontanei e forzati, regolari e irregolari. «In Europa il sempre più diffuso atteggiamento culturale e politico di paura e chiusura è in contraddizione con tale complessità e finisce per acutizzare anziché contrastare la lesione dei diritti fondamentali delle persone che migrano e di quelle che restano». Per una parte della popolazione mondiale, dunque, il diritto di migrare e quello di restare sono ancora diritti umani negati.

La Giornata mondiale dei diritti umani è stata istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni unite nel 1950 per ricordare la proclamazione della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, avvenuta il 10 dicembre del 1948. Tradizionale, in questa data vengono assegnati due premi: a Oslo il Nobel per la pace (quest’anno al presidente colombiano Juan Manuel Santos) e a New York, ogni cinque anni, il Premio delle Nazioni unite per i diritti umani. Istituito nel 1968, nel 2013 questo riconoscimento è stato conferito fra gli altri alla giovane attivista pakistana Malala Yousafzai, alla Corte suprema di giustizia del Messico e a Biram Dah Abeid, mauritano, figlio di schiavi liberati e attivista per l’abolizione della schiavitù).

(Famiglia cristiana)

12 Dicembre 2016 | 16:45
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africa (178), migranti (422)
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