Medici senza frontiere denunciano: oltre 600 morti in mare nelle ultime 4 settimane

Oltre 600 persone, tra cui neonati e bambini, sono annegate o disperse nel tentativo di attraversare il Mediterraneo centrale nelle ultime 4 settimane soltanto. Di questi, almeno 410 sono morti in acque internazionali tra Malta, Italia e Libia. Sono i numeri forniti oggi da Medici senza frontiere in una nota nella quale viene spiegato che «queste tragedie, che rappresentano la metà delle morti in mare nel 2018, sono avvenute mentre non c’erano più navi di soccorso delle organizzazioni non governative (Ong) attive nel Mediterraneo». «Un mese fa – prosegue la nota – le autorità italiane hanno impedito alla nave Aquarius, gestita in collaborazione da Sos Méditerranée e Msf, di sbarcare 630 persone soccorse in mare. Altre navi umanitarie hanno subito blocchi e ostacoli da parte degli Stati europei».

«Le decisioni politiche dell’Europa nelle ultime settimane hanno avuto conseguenze letali. È stata presa la decisione a sangue freddo di lasciare annegare uomini, donne e bambini nel Mediterraneo. È vergognoso e inaccettabile», dichiara Karline Kleijer, responsabile delle emergenze per Msf. «Invece di ostacolare deliberatamente un’assistenza medica e umanitaria salvavita a persone in pericolo, i Governi europei devono attivare un sistema dedicato di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale«.

Msf ricorda poi che «le navi umanitarie impegnate in acque internazionali tra Malta, Italia e Libia sono state accusate dai politici europei di essere un fattore di attrazione, ma i recenti eventi in mare dimostrano che le persone disperate continuano a fuggire dalla Libia indipendentemente dalla presenza di navi di soccorso«. «Quest’anno – aggiunge l’Ong – la Guardia Costiera libica supportata dall’Unione Europea ha intercettato finora circa 10.000 persone, portandole in centri di detenzione in Libia senza considerare le conseguenze per la vita e la salute di quelle persone. Delegare alla Guardia Costiera libica tutta la responsabilità della ricerca e soccorso nel Mediterraneo porterà soltanto nuove morti«.

Secondo Msf, «si avvicina il periodo del picco di partenze e salvare vite deve essere la priorità più urgente». «Le Ong dovrebbero poter utilizzare i porti sicuri più vicini per le operazioni di soccorso, compresi sbarchi e rifornimenti».

Per Sophie Beau, vicepresidente di Sos Méditerranée, «la decisione politica di chiudere i porti allo sbarco delle persone soccorse in mare, e la totale confusione creata nel Mediterraneo centrale, ha aumentato la mortalità sulla rotta migratoria più letale al mondo». «L’Europa ha la responsabilità di queste morti sulla propria coscienza. I Governi europei devono reagire immediatamente e garantire che il diritto internazionale marittimo e umanitario, che prescrive l’obbligo del soccorso in mare, sia pienamente rispettato».

Intanto, il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin a margine della presentazione del bilancio 2017 dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, rispondendo proprio oggi alle domande dei giornalisti sul tema dei migranti e degli argomenti affrontati nel recente pranzo con il presidente della Repubblica Mattarella fa sapere che «con il presidente Mattarella abbiamo parlato di questioni internazionali. Il presidente è tornato da un viaggio nei Pesi baltici, abbiamo parlato del tema dei migranti ma naturalmente all’interno del tema dell’Ue. Su questo abbiamo già espresso preoccupazione per la chiusura dei porti, direi che certamente non è la soluzione«.

Agenzie/red

12 Luglio 2018 | 17:10
Tempo di lettura: ca. 2 min.
Condividere questo articolo!