Un bambino di Haiti
Internazionale

Medici senza frontiere: «Ad Haiti l’aggravarsi della crisi mette a rischio la salute delle persone. Molti i feriti negli scontri»

Ad Haiti, lontano dalle telecamere, una forte ondata di violenza dovuta a fattori politici e socioeconomici sta causando una grave crisi. Nell’ultimo anno, al moltiplicarsi delle manifestazioni di massa, a volte violente, si è aggiunto un aumento significativo della violenza da arma da fuoco.

Nei primi 3 mesi del 2019, Medici senza frontiere (Msf) ha trattato 237 pazienti per ferite da arma da fuoco nel proprio centro per cure d’emergenza nella baraccopoli di Martissant, a Port-au-Prince, circa il doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Dal 9 giugno le tensioni nel Paese sono aumentate e quasi ogni giorno ci sono state manifestazioni e violenze in diverse città, tra cui Port-au-Prince, Les Cayes e Gonaïves. In sole 2 settimane, dal 9 al 25 giugno, 49 pazienti sono arrivati al nostro centro di Martissant, 9 dei quali in condizioni critiche. Per mesi gli haitiani hanno visto un declino costante del loro potere d’acquisto legato alla svalutazione della moneta nazionale e all’aumento dei prezzi del carburante. Il tutto in un contesto di infiniti stalli e scandali politici.

«La violenza da arma da fuoco e gli scontri nelle strade sono in costante aumento», dichiara Lindis Hurum, capomissione di Medici senza frontiere a Haiti. I manifestanti hanno eretto barricate nelle strade principali. Rabbia, paura e disperazione sono palpabili ovunque. Le strade di Port-au-Prince, normalmente trafficatissime, adesso sono vuote perché gli abitanti hanno paura di improvvise esplosioni di violenza. Nessuno si sente al sicuro, incluse le nostre équipe mediche, che hanno affrontato gravi incidenti di sicurezza» e minacce.

«Questa crisi ha ulteriormente indebolito una situazione sanitaria già fragile, aumentando potenzialmente il tasso di mortalità – afferma Hurum -. Da un lato, non ci sono abbastanza medici, farmaci e forniture essenziali come ossigeno ed elettricità. Dall’altro aumentano i pazienti che non possono permettersi di andare in strutture private. Ci sono tutti gli elementi di una crisi».
Il centro di Msf a Martissant è uno dei pochi pronto soccorso aperti 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Il centro ha 26 letti e offre servizi medici gratuiti di stabilizzazione e cure salvavita, per poi trasferire i pazienti in strutture sanitarie più grandi con capacità chirurgica avanzata.

«Lavoriamo giorno e notte per salvare vite in un contesto molto teso», dice Samira Loulidi, coordinatore Msf del centro di Martissant. Quando arrivano i pazienti, li stabilizziamo e forniamo cure di primo soccorso, ma non siamo un ospedale e abbiamo bisogno di un sistema efficace di trasferimenti per assicurare cure mediche più avanzate a pazienti con traumi multipli».

«Oggi abbiamo dovuto contattare 2 o 3 ospedali prima di riuscire a trovare una soluzione adeguata per un paziente e a volte non riusciamo. Tra personale medico, sangue e medicinali c’è sempre qualcosa che manca. In circostanze simili come fai a garantire la continuità delle cure, in molti casi vitale? È semplicemente insostenibile!», conclude Loulidi.

Ad Haiti sta prestando un aiuto concreto anche la Diocesi di Lugano, con un progetto educativo  nato dalla  cooperazione tra la Diocesi di Lugano, nella fattispecie mediato dalla Conferenza Missionaria della Svizzera italiana (CMSI) e la Diocesi caraibica di Anse-à-Veau-Miragoâne va avanti a passo spedito. 

agenzie/red

Un bambino di Haiti
8 Luglio 2019 | 14:43
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