Media cinesi: la foto del bimbo siriano, forse un «falso della propaganda occidentale»

Damasco (AsiaNews) – I media di Stato cinesi mettono in dubbio la veridicità del video (e della foto tratta da un frame del filmato stesso) che ritrae il piccolo Omran coperto di polvere e imbrattato di sangue, vittima – come decine di migliaia di altri bambini – del conflitto siriano. Uno scatto che ha fatto il giro del mondo in poche ore, ha riempito pagine e scatenato commenti e condivisioni sui social network. Secondo fonti della stampa di Pechino, infatti, si tratterebbe di una scena montata ad arte dall’Occidente da usare nella «guerra di propaganda» che si affianca allo scontro armato.

Nel video si vede il piccolo Omran Daqneesh (nella foto), di soli quattro anni, scampato ai raid dell’aviazione governativa della scorsa settimana ad Aleppo, divenuta ormai l’epicentro del conflitto siriano. Per il Dipartimento di Stato americano il bambino, strappato alle macerie e ricoperto di sangue e polvere, è il «vero volto» della guerra.

Nell’attacco sarebbe invece morto il fratello di Omran, Ali, di soli dieci anni. Entrambi vivevano con la famiglia nel distretto di Qaterji, nella zona est della metropoli del nord, da tempo sotto il controllo delle milizie ribelli – e gruppi jihadisti – che combattono l’esercito regolare siriano.

Analizzando le immagini, la tv ufficiale di Stato cinese CCTV ne ha messo in dubbio l’autenticità all’interno di un reportage trasmesso nel fine settimana e intitolato «Video sospettato di essere falso». Secondo alcune voci critiche, spiega il gigante dell’informazione cinese, il video «è parte di una guerra di propaganda, creata ad arte per far emergere una ›scusa umanitaria’ che funga da pretesto per le nazioni occidentali per entrare appieno nel conflitto siriano».

«I soccorritori – prosegue il reportage – non si sono curati di accelerare i tempi dei soccorsi, ma hanno imbracciato in tutta fretta una camera» per riprendere la scena. Nei sottotitoli gli autori hanno anche ipotizzato che si trattasse di una foto «da messa in posa», con tutta probabilità «esagerata» e inserita nel contesto di «un video falso». Inoltre il gruppo che avrebbe girato il filmato (White Helmets) non sarebbe affatto «indipendente» ma legato all’esercito britannico e il suo autore in passato era vicino a gruppi estremisti in lotta contro Assad.

Pechino sostiene da tempo il governo del presidente siriano Bashar al-Assad ed è alleato della Russia nello scacchiere mediorientale; nei giorni scorsi i media hanno confermato la nascita di un nuovo fronte – composto da Mosca, Teheran e Pechino – in chiave anti-occidentale (e anti-Usa) sulle rovine della Siria. E ancora, un alto ufficiale alla guida di una delegazione cinese ha visitato Damasco e siglato accordi sulla formazione del personale militare e sull’invio di aiuti umanitari cinesi in Siria.

Di guerra dell’informazione nel contesto del conflitto siriano – che ha provocato in cinque anni 290mila morti e milioni di sfollati – ha parlato di recente ad AsiaNewsanche il patriarca melchita Gregorio III Laham. Interpellato sulla denuncia dei 18mila morti nelle carceri siriane, il prelato mette in dubbio la cifra dato che «non vi è accesso» alle prigioni. Per il patriarca è in atto una guerra parallela fatta di bugie, proclami, presunte rivelazioni e che scorre accanto ai «combattimenti con le armi» per distrarre e pilotare l’opinione pubblica internazionale e la popolazione locale.

Un richiamo alle sofferenze dei bambini è stato lanciato dal nunzio apostolico a Damasco, mons. Mario Zenari, secondo cui il dramma dei minori nel conflitto è quello che colpisce di più. «Dall’inizio della guerra – ha aggiunto il diplomatico vaticano – 14mila fra bambini e minori sono caduti nel conflitto».

23 Agosto 2016 | 18:00
accuse (9), cina (108), siria (230)
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