Maria Maddalena, nel bene e nel male

È pur vero che nel Vangelo, peraltro scritto anche da un paio di loro, i signori apostoli fanno un sacco di brutte figure. Basti pensare a Pietro, che appena nominato da Gesù capo della nascente Chiesa, cerca di ostacolare (a fin di bene) il compiersi del suo destino («No, tu a Gerusalemme a soffrire e morire non andrai») e si becca quel «Vade retro Satana» che rappresenta, ci sembra, la peggior rampogna di cui vi sia traccia nel Nuovo Testamento. Ma anche gli altri undici compagni vengono più volte «asfaltati» dal Maestro, per la loro lentezza di comprendonio, per la loro incredulità anche di fronte ai segni più lampanti della divinità di Cristo.

Un Padre della Chiesa disse dei dodici che la loro principale iniziativa nei tre anni di compagnia con Gesù fu quella di assestare qualche scappellotto ai bambini che ronzavano attorno al Signore, iniziativa da lui puntualmente frustrata («Lasciate che i piccoli vengano a me»). Aggiungiamo pure, a ulteriore disdoro del genere maschile, che anche i farisei e i capi del popolo escono malconci dalle dispute con Gesù e dalle parabole in cui li prende a bersaglio. Mentre sono ben rari, per quel che ricordiamo, i casi di donne apertamente redarguite da Cristo, peraltro con toni amorevoli, come nel caso di Marta, o venati di delicata ironia, come nel dialogo con la Samaritana al pozzo. Frequenti invece sulle sue labbra le espressioni elogiative verso le donne che incrociano il suo cammino, gli interventi a loro difesa, i miracoli a loro beneficio. 

Siamo tutti uguali?

Tutto questo per dire che ci siamo messi di fronte a Maria Maddalena di Garth Davis senza pretese di vederne uscire gli apostoli glorificati e le donne che seguivano Gesù, tra le quali Maddalena, ricacciate nel limbo del sesso debole. Però mi si consenta di elevare una vibrata protesta contro le due signore sceneggiatrici, Helen Edmundson e Philippa Goslett, per il trattamento sessista cui hanno sottoposto tutti i malcapitati rappresentanti del nostro genere, neanche uno escluso, da Gesù a Pietro, agli altri apostoli, fino ai personaggi maschili di contorno. C’è un limite a tutto, care sceneggiatrici e caro regista. Non è possibile che tutti i maschi coinvolti nel più grande (e risolutivo) dramma della storia, fossero, se ci si passa il termine lombardo, dei tarlucconi. [Per quanto… faccia riflettere la scelta di Cristo, storica e palese, di affidare a dei maschi una certa responsabilità, quella istituzionale – che non è l’unica e neppure la più importante, poiché di gran lunga più importante nel cristianesimo è quella affidata alla fede e alla testimonianza di ogni singolo battezzato –, dopo aver contribuito lui stesso a sgonfiare il sesso forte mettendone a nudo la natura ingenua, impulsiva, poco riflessiva, insomma tarluccona. Mistero. Che sia forse per la loro – ehm, nostra – maggior facilità a tornare semplici come bambini, a detta di Gesù vero punto di compimento della natura umana per come è stata creata?].

Riletture e moralismi

Solo due parole per darvi un quadro di questo Vangelo «ritoccato» e messo in scena tra i poveri ma splendidi paesaggi di Matera e di altre zone del Sud Italia. Incominciando da Gesù, un guaritore dall’aria perennemente imbronciata quando non spaventata, sempre soprappensiero, mai presente a quel che capita, sognatore etereo (mica che gli venga in mente di cambiare l’acqua in vino, che fa male, per carità). Il clou si tocca quando Cristo davanti a un gruppo di donne che attendono il suo discorso chiede alla Maddalena «che gli devo dire?». Passiamo a Pietro, per omaggio al politicamente corretto impersonato da un bravo attore di colore, e a noi va benissimo. Il galileo vede da subito la Maddalena come fumo negli occhi, ma la sua massima performance è raggiunta nel finale, dove il film rivela il proprio impianto pesantemente ideologico. Di fronte alla donna che gli comunica di aver visto il Signore risorto, il perfido politicante messo (da Gesù…) a capo degli apostoli non corre affatto al sepolcro con Giovanni, come narrato nei Vangeli canonici, ma fa spallucce, anzi si adira con la Maddalena accusandola di aver rovinato tutto con il suo malefico influsso su Gesù; ma ora ci penserà lui a mettere in piedi il regno di Dio, in attesa che Cristo si rifaccia vivo. Capito? È lei, questa Maddalena tutta mentale ben impersonata da Rooney Mara (all’estremo opposto della greve «ultima tentatrice» di Scorsese), la vera ispiratrice del cristianesimo autentico. Ed è il «Vangelo delle donne», riportato alla luce dal nostro film (sulla scorta di testi gnostici stile Vangelo di Maria), che finalmente smaschera il torvo «Vangelo degli uomini» che era stato coronato, ci si informa nei titoli di coda, dal discredito gettato da Papa Gregorio Magno sulla Maddalena, presentata nientemeno che come ex prostituta… E allora? Quanto moralismo in questo neo spiritualismo hollywoodiano; e quanta noia in questi taroccamenti della realtà e della storia in chiave gender.

Ticino 7 (n. 12/2018) – Claudio Mésoniat

16 Aprile 2018 | 09:17
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