Nella foto, da sinistra: 
Renato Ricciardi, Antonio Gili, Alberto Gandolla, Giorgio Vecchio, Luca Saltini e Mobin Sado (autore di alcuni disegni esposti alla mostra)
Ticino e Grigionitaliano

«L'uomo prima del lavoro»: inaugurata a Lugano la mostra per il secolo del sindacato cristiano sociale

L’uomo prima del lavoro. Un principio diventato storia, incarnato in Ticino nell’esperienza sindacale dell’Organizzazione cristiano sociale ticinese (Ocst) che quest’anno festeggia i cento anni dalla fondazione, avvenuta nel maggio 1919.

Per ripercorrere le tappe di un cammino entusiasmante, dalla parte dei lavoratori, l’Ocst ha promosso una mostra alla Biblioteca cantonale di Lugano, intitolata appunto «L’uomo prima del lavoro» e inaugurata con la presenza dei curatori, Alberto Gandolla e Luca Saltini, e gli interventi degli storici Giorgio Vecchio, dell’università di Parma, e Antonio Gili, già direttore dell’archivio storico della Città di Lugano.

Con la sua introduzione, il segretario cantonale dell’Ocst, Renato Ricciardi, ha voluto ricordare che attraverso il passato possiamo ritrovare i fondamenti dei concetti di persona che oggi vogliamo vivere, anche perché i valori vanno sempre rinnovati e ribaditi in una società che tende a dimenticare.

Nel contesto dell’Europa dei primi vent’anni del Novecento

Giorgio Vecchio, che a Parma è ordinario di storia contemporanea ed europea, ha disegnato il contesto nel quale, in Europa, sorgono i sindacati cristiani nei primi vent’anni del Novecento, sulla spinta della Rerum Novarum di Leone XIII, prima enciclica sociale del 1891 che per la prima volta sottolinea che «il lavoratore non è merce, ma in esso va rispettata la dignità della persona umana», ma soprattutto dell’avvento di Benedetto XV, a partire dal 1914 fino alla fine della guerra mondiale. In questo convulso dopoguerra, sorgono organizzazioni internazionali tra sindacati cristiani, e in questo contesto nasce in Ticino l’Ocst.

La nascita del sindacato cristiano ticinese è stata ripercorsa da Antonio Gili che ha indicato i tre punti di riferimento della sua lunga gestazione: il primo, il rapporto col Partito conservatore; il secondo, i rapporti con l’Azione cattolica; il terzo, i rapporti con i socialisti. Ha poi ricordato tre figure fondamentali che hanno permesso all’Ocst di non essere una semplice agenzia di servizio, ma di essere pienamente inserita nella realtà ecclesiale: don Alfredo Leber, che la mantenne autonoma rispetto l’Azione cattolica; don Carlo Roggero, grande figura degli esordi e fondatore delle Leghe; don Luigi del Pietro, figura carismatica, con solide basi sociali. 

La mostra alla Biblioteca cantonale, ricca di documenti e pezzi preziosi, rimarrà esposta fino al 9 novembre. In preparazione anche un importante volume scritto a più mani da un gruppo di storici.

Nella foto, da sinistra: Renato Ricciardi, Antonio Gili, Alberto Gandolla, Giorgio Vecchio, Luca Saltini e Mobin Sado (autore di alcuni disegni esposti alla mostra)
26 Settembre 2019 | 17:50
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