La Pala d'altare opera di Callisto Piazza Foto: @ilcittadino.it
Ticino e Grigionitaliano

L’opera di Callisto Piazza  torna a casa dopo 250 anni

Immaginiamo per un attimo di essere nella Lugano del Cinquecento. Nella chiesa dei frati minori osservanti di S. Maria degli Angioli c’è grande attesa. Callisto Piazza svela la pala che gli è stata commissionata: l’Assunzione di Maria al Cielo. La sua interpretazione lascia i presenti senza parole. La soluzione iconografica scelta dal Piazza è ardita. La scelta di fondere, in un unico dipinto, il momento dell’assunzione con quello dell’incoronazione, lascia i presenti interdetti. Nel registro superiore, infatti, ha dipinto  la Vergine assunta in Cielo e incoronata da Gesù, e le due figure sono sovrastate dalla colomba dello Spirito Santo e attorniate da una schiera di angeli musicanti; nel registro inferiore gli apostoli stupiti si agitano nell’osservare il sepolcro vuoto. La luce proveniente dall’alto rischiara la scena su uno sfondo plumbeo.

Per oltre 200 anni la pala contribuirà a rendere la chiesa degli Angioli uno dei gioielli del nostro Cantone. Anche grazie alla raffigurazione della Passione e della Crocifissione di  Bernardino Luini, discepolo di Leonardo da Vinci e considerato uno dei più noti ed apprezzati capolavori di quel periodo in Svizzera.

Nel 1768, dopo una vendita all’asta, la pala finisce per motivi non ancora del tutto chiariti nelle mani di un privato londinese. Da quel momento, per molto tempo, non rivedrà il Ticino. Solo ora, grazie a una compravendita che ha visto intervenire, per l’acquisto, in modo sinergico, l’Ufficio dei beni culturali del Cantone (UBC), la Diocesi e la Città di Lugano, finalmente l’opera d’arte potrà ritrovare la sua collocazione originaria, nella chiesa luganese. L’intenzione è di riporla nel luogo per cui in origine fu pensata, una volta terminati i restauri della chiesa stessa. Lavori, il cui inizio è previsto indicativamente a partire dal prossimo anno. Nell’attesa la pala è custodita presso il Museo d’Arte della Svizzera Italiana (MASI).

L’importanza del recupero

Riportare definitivamente la pala in Ticino, vuol dire anzitutto riconsegnare un tassello significativo della sua storia all’edificio sacro in Piazza Luini: «S. Maria degli Angioli – sottolinea Helena Bernal, dell’UBC –  è un bene culturale di importanza cantonale dal 1911 e di proprietà dello Stato dal 1848. La pala ne completa, ora,  l’importante patrimonio artistico rinascimentale».

Il restauro della pala

Prima del suo ricollocamento, è però previsto il suo restauro: «Lo stato di conservazione del dipinto è discreto – spiega Bernal  – e la struttura della pennellata è nel complesso intatta, sebbene l’aspetto imbrunito della verniciatura contribuisca a smorzarne i valori. Prima dell’intervento di restauro sarà in ogni caso necessario svolgere i dovuti approfondimenti sullo stato di conservazione al fine di costituire un progetto di intervento commisurato alle necessità dell’opera».

Lo stile compositivo

Il lavoro è espressione di quel manierismo di cui il Callisto Piazza fu maestro. «Il dipinto – commenta Bernal – è contraddistinto da un rimarcato plasticismo e da una gestualità concitata dei personaggi. Si tratta di caratteristiche pittoriche che per la Lugano della metà del XVI secolo erano indubbiamente all’avanguardia».

Il contesto artistico ticinese

Poter «leggere» la pala nel suo contesto originario, che è quello ticinese, è un privilegio. Permette, infatti, di individuare somiglianze e affinità con altre opere d’arte locali: «Derivazioni della pala luganese sono riscontrabili nel grande affresco frammentario con l’Assunzione della Vergine (1565 ca.) nella chiesa parrocchiale di S. Ambrogio a Ponte Capriasca, dove l’anonimo maestro ha fatto propria la monumentalità dei personaggi e ripreso la figura dell’angelo che suona il liuto e le figure di due apostoli, quello con le mani giunte verso l’alto e quello che si scherma il viso dalla luce», conclude Bernal.

Un unico itinerario iconografico

Don Giorgio Paximadi, parroco di S. Maria degli Angioli ci aiuta a comprendere ancora meglio questo importante recupero: «Stiamo parlando della pala patronale, dedicata, come la chiesa, alla Madonna Assunta. Il nome di S. Maria degli Angioli è infatti il titolo con il quale usualmente, nella tradizione francescana legata alla Porziuncola e a San Bernardino da Siena, si indica l’assunzione di Maria al Cielo. Essa riprende inoltre gli elementi pittorici già presenti nel coro e forma con essi un unico itinerario iconografico, che altrimenti sarebbe rimasto incompleto. Ricollocarla è tuttavia una sfida architettonica, perché nel frattempo il presbiterio, dal Settecento, è cambiato molto. Studieremo per questo nuove soluzioni. La pala dovrà essere il fulcro, comunque, dell’impianto celebrativo». 

Un’opera fondamentale per la storia dell’intera diocesi

«La pala – ci dice Luca Montagner, addetto stampa della diocesi di Lugano – è senza dubbio una parte importante della nostra storia, la quale deve essere preservata, custodita e valorizzata. Riteniamo che questi tre aggettivi rappresentino il messaggio principale che, come diocesi, vogliamo dare verso l’esterno. Le nostre radici sono la nostra ricchezza, e tra i compiti che ci sono stati affidati c’è anche quello di tutelare il nostro patrimonio, nel miglior modo possibile».

L’autore del quadro

La pala d’altare fu commissionata da Battista Rusca al pittore rinascimentale Callisto Piazza da Lodi nel 1548. Callisto Piazza crebbe in una famiglia di artisti. Di una generazione più giovane rispetto a Bernardino Luini, cui la chiesa di Santa Maria degli Angioli deve il suo affresco più famoso, incontrò il successo a Milano a partire dal 1534 in vari cantieri, fra quello del Castello Sforzesco. Morì nel 1562.

di Laura Quadri

La Pala d'altare opera di Callisto Piazza Foto: @ilcittadino.it
18 Aprile 2021 | 20:56
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