(Foto Zeta Movement)
Ticino e Grigionitaliano

L'Associazione «Zeta Movement»: giovani in aiuto dei giovani

«Chiediamo sempre Come stai due volte: una per formalità, l’altra perché siamo realmente interessati alla risposta». Lei è Emma Broggini, 23 anni, di Porza, studentessa all’ultimo anno di Studi internazionali e comparati presso il Politecnico di Zurigo. È una dei cinque giovanissimi membri di Comitato – tra cui tre ticinesi – che hanno dato avvio a «ZETA Movement». Tutti con meno di trent’anni, i fondatori di questa Associazione hanno voluto lanciare un messaggio: la società deve trasformarsi in un luogo in cui tutti, ma soprattutto i giovani, si sentano incoraggiati a parlare della propria salute mentale.

A partire dai dati statistici, che rivelano, stante il rapporto Unicef 2021, che in Svizzera il 37 per cento dei giovani tra i 14 e i 19 anni soffrono di problematiche psicologiche non sempre dichiarate. «Ciò che ci unisce, quali membri, è soprattutto il riconoscere che la salute mentale è un tema che coinvolge tutti. Consapevolezza che nasce spesso a partire dall’esperienza personale di ciascuno: l’aver avuto un amico, un parente, un partner, qualcuno che abbia sofferto psicologicamente. Da qui una domanda: se la salute psichica degli individui è tanto importante, perché se ne parla ancora così poco?», ci spiega Emma.

L’Associazione, riconoscendo questi importanti tabù, nasce nel 2019 con l’intento di provare a cambiare le cose. Ad oggi, essa conta 21 membri attivi che affiancano il Comitato direttivo nell’organizzazione pratica e 59 soci. Lo scorso settembre le è stato riconosciuto anche il Premio svizzero per la democrazia nella categoria «società civile», per aver operato, come scritto nel comunicato, «volontariamente, con creatività, impegno e varietà di idee per migliorare la qualità della vita quotidiana, nonostante la pandemia di Covid-19, specialmente per gruppi e persone vulnerabili». «Siamo nati prima della pandemia, prima che la salute mentale trovasse spazio sotto i riflettori: già allora era un tema fondamentale, continua ad esserlo e lo rimarrà. Al centro del nostro agire, vi è lo storytelling: sosteniamo l’approccio diretto, convinti che non ci sia persona più adatta a parlare di disagio psicologico tra i giovani, di un giovane stesso che lo abbia sperimentato in prima persona. Per questo abbiamo deciso di istituire la figura dell’»ambasciatore»: giovani tra i 18 e i 30 anni che, superato il momento di crisi, sono pronti a parlarne con i propri coetanei».

Visita in una scuola medio superiore del Ticino (febbraio 2022)

L’approccio è innovativo: le Associazioni già attive in questo campo l’hanno accolto molto bene. In Ticino, gli «ambasciatori» hanno già visitato 16 scuole; entro la fine di aprile, inoltre, ci spiega Emma, sono già programmate altre 25 visite. Con gli ambasciatori, durante gli incontri, sono sempre presenti delle figure professionali, uno psichiatra o uno psicologo. «L’approccio scientifico a questa tematica ci sta a cuore: è anche tramite l’informazione che vogliamo combattere i pregiudizi. Ma vogliamo anche creare degli «spazi sicuri», dove la conversazione su questi temi possa avere luogo liberamente. Per esperienza alla fine dei nostri incontri – almeno una volta su due – c’è un giovane che si avvicina per parlarci per la prima volta di un disagio. Come Associazione facciamo da tramite tra i ragazzi e le figure professionali che hanno le competenze giuste per aiutarli. Altri, invece, ci dicono semplicemente quanto sia bello poter parlare di questo tema. Queste esperienze sono per noi un importante incoraggiamento ad andare avanti». Prossimamente l’Associazione sarà ospite di Strada Regina, nell’ambito di una puntata dedicata a queste tematiche. Info su zetamovement.com.

Laura Quadri

(Foto Zeta Movement)
26 Febbraio 2022 | 05:24
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