Ticino e Grigionitaliano

L'Associazione degli «Amici di padre Geranio» porta avanti l'opera del missionario bleniese

Nel 1952, un religioso di Dongio, Luigi Geranio della Congregazione dei Padri Bianchi, lascia le assolate terre magrebine dove aveva completato la sua formazione missionaria, per raggiungere, dopo un avventuroso viaggio in aereo, in treno e a piedi, le rive del lago Tanganika, nel cuore dell’Africa subsahariana. Si ritrova a Kala, solo, unico bianco in mezzo a una tribù di pescatori di cui neppure conosce la lingua. L’eredità di padre Geranio e il fatto di averlo potuto seguire fin dai suoi primi passi nel continente africano sono i motivi che spingono oggi l’associazione ticinese degli «Amici di Padre Geranio» a continuare la sua opera, dopo la sua morte nel 2010. L’associazione – come ci racconta il suo presidente Lindo Deambrosi – è nata un decennio fa ed è «composta da un gruppo di amici che da anni lavora per l’Africa». Ma le radici di questo impegno risalgono a mezzo secolo fa, il giorno stesso che Lindo e la moglie convolano a nozze. Da mons. Torti, allora parroco di Bellinzona, infatti, giunge loro il consiglio di andare in viaggio di nozze a trovare un missionario: padre Geranio. Così, la coppia lo incontrerà per la prima volta nella Pasqua del 1974, mentre sta cercando di costruire le vie di comunicazione tra un villaggio e l’altro della Tanzania. In seguito, padre Luigi, dopo alcuni anni di lavoro a Kala, risalirà la Grande Rift Valley per rispondere ad urgenze, soprattutto in ambito sanitario, in altre zone della Tanzania. Nella sua impresa – quella di costruire quanti più dispensari possibili – il missionario incrocia il cammino di un’altra grande figura: suor Helena Katebera, religiosa ruandese, e le sue 900 suore, cui viene affidato dalla diocesi del luogo il compito di occuparsi delle strutture sanitarie, soprattutto per le neo mamme. «Padre Geranio ha affiancato suor Helena con una convinzione: per cambiare la società, bisogna prendersi cura delle donne», sottolinea Lindo. Tre le ultime opere realizzate in questo ambito, l’ospedale neonatale a Katandala, progetto che lo accompagnerà fino alla fine e di cui non vedrà l’inaugurazione, avvenuta solo nel 2016. Ma chi era padre Geranio per chi l’ha conosciuto da vicino? «Era un anti-eroe; umilissimo, non chiedeva mai niente e si sfiancava di lavoro», ci racconta Lindo. «A me ha insegnato la costanza e a essere anche un po’ visionario, a pormi degli obiettivi e poi a realizzarli concretamente». Ora l’associazione sta portando avanti un altro progetto: quello di rifornire i 2000 abitanti di Kala di acqua potabile. La gente vive essenzialmente dei prodotti della pesca, di agricoltura e di un magro allevamento di bestiame, il tutto in un ambito di economia di sussistenza. Le acque del lago sono inquinate da liquami di deiezioni umane e animali e da residui di attività domestiche. Colera e tifo trovano facile terreno per svilupparsi, provocando regolari epidemie, soprattutto nei bambini. Il progetto, elaborato sia in Ticino che in Tanzania, prevede il pompaggio dell’acqua in serbatoi che alimenteranno una rete di circa 2000 metri. «Certo il Covid ha rallentato tutto, ma come associazione conosciamo il valore della parola pazienza», conclude Lindo.

Chi volesse contribuire al progetto, può fare un versamento presso la Banca Raiffeisen Malcantonese, IBAN CH82 8080 8001 8438 7318 0.

(LQ)

27 Ottobre 2020 | 06:12
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