«Lasciamo che le nostre scelte riflettano le nostre speranze e non le nostre paure»

Di Stève Bobillier, Collaboratore scientifico – Commissione di bioetica della Conferenza dei Vescovi svizzeri

Due miti moderni stanno crollando. In primo luogo, la medicina non è onnipotente. Non siamo «padroni e possessori» della Natura, come pensava Cartesio. Certamente, siamo meglio attrezzati per limitare le pandemie e per curarne alcune. Tuttavia, la realtà non sta cambiando. Ci riporta a una verità essenziale: tutta la vita è fragile e dobbiamo prendercene cura.

Crolla un secondo mito: quello dell’autonomia dell’individuo. C’è una profonda ambiguità nella nostra società: da un lato, c’è una grande attenzione al proprio corpo, alla salute, alle prestazioni e al desiderio di prolungare la propria vita. Tutto questo è inteso dal punto di vista individuale. D’altra parte, di fronte a questo ultraliberismo, il senso del collettivo è stato messo da parte. Abbiamo dimenticato che le azioni di alcuni hanno importanti ripercussioni su altri. Molto più che la fragilità della vita, è la fragilità dei nostri valori, come la solidarietà, il bene comune e il sostegno ai più deboli, di cui oggi dobbiamo essere consapevoli.

Questa crisi sarà una buona cosa, se riusciremo a tirarne fuori qualcosa di grande. La storia ha dimostrato che la via d’uscita dipende dalla solidarietà, dallo scambio di conoscenze, dallo spirito di apertura e dalla volontà di prevenire. Naturalmente, non ne usciremo indenni. Dovremo vivere con le nostre cicatrici. Ma questa pandemia è un’opportunità per rafforzare il tessuto sociale e cambiare gli atteggiamenti.

Lasciate che vi faccia un esempio. Se la quarantena è difficile per tutti, l’unica cosa che possiamo veramente cambiare in questa situazione è il nostro atteggiamento. Per andare oltre le nostre paure di panico, per andare verso le nostre speranze. Approfittate di scoprire uno stile di vita più semplice, di cogliere l’interesse della noia, che si apre all’immaginazione, per meravigliarvi delle piccole cose. Approfittate della possibilità di giocare con i vostri figli, di parlare con il vostro partner, di trovare voi stessi. Inventare modi per essere vicini a distanza, per telefonare agli amici, per chiacchierare con i vicini sul balcone.

La pandemia passerà. «Non importa quanto sia fitta la notte, c’è sempre una luce», ha detto Hugo. La questione è se possiamo pensare collettivamente ora, per limitare questa crisi, e dopo, per mantenere questo così fragile senso di socialità. Sosterremo gli eroi di tutta una vita, gli assistenti, quando si tratterà di votare per l’Iniziativa Infermieristica Forte? Saremo ancora lì per i nostri cari dopo il virus? Continueremo a difendere i valori essenziali della convivenza?

27 Marzo 2020 | 17:25
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