L'arcivescovo di Baghdad: futuro buio in Iraq, ma la speranza non muore

La comunità cristiana irachena è in festa per la Solennità dell’Assunzione di Maria, come nella vicina Siria di cui ci ha parlato il nunzio a Damasco, il cardinale Mario Zenari. Una ricorrenza che, anche quest’anno, vede le chiese del Paese radunare i fedeli,nonostante i timori che aleggiano su ogni rito cristiano a seguito delle persecuzioni subite dall’intera comunità locale ad opera del sedicente Stato Islamico che, negli ultimi due anni, ha distrutto luoghi di culto e interi villaggi e ucciso centinaia di persone. E benché la liberazione di molte zone del Paese dall’assedio dell’Is da parte dell’esercito locale, abbia in parte riportato una relativa calma, la popolazione resta, purtroppo, ossessionata dalla paura.

Sul campo, le vittime sono pressochè quotidiane: ieri due soldati americani sono stati uccisi e cinque feriti nel Nord del Paese da quello che l’esercito iracheno ha descritto come un «incidente» che ha portato all’esplosione di un ordigno durante un’esercitazione militare, mentre i militari mettevano alla prova un pezzo di artiglieria utilizzato dalle truppe irachene. Il tragico episodio non sarebbe, dunque, da ricondurre all’attacco che l’Is ha affermato di avere compiuto proprio contro soldati Usa nell’area in questione.

Intanto, dopo Mosul l’offensiva contro il sedicente Stato Islamico si è spostata a Tal Afar nel Nord dell’Iraq. Qui centinaia di migliaia di civili hanno iniziato ad evacuare i villaggi vicini. Un’operazione condotta insieme alle missioni umanitarie in vista dell’inizio della battaglia da parte delle forze governative per la liberazione dell’area ancora occupata.

In questo scenario, dunque, »la festa si pone come uno spiraglio di speranza, lì dove molta parte dei cristiani iracheni e della popolazione ha perso la fiducia nel futuro  spiega mons. Jean Benjamin Sleiman, arcivescovo di Baghdad dei Latini. Facciamo i conti con una emigrazione sempre più imponente. Sono meno del previsto – aggiunge mons. Sleiman – le famiglie che sono tornate nei villaggi liberati».

R. – L’Assunta è una festa molto sentita, una festa molto gioiosa, piena di speranza e quindi tutte le chiese celebrano Maria Assunta in Cielo o la «Dormitio» di Maria, come dicono gli ortodossi. Questa festa è stata preparata soprattutto dagli ortodossi, perché praticamente dal primo giorno del mese hanno cominciato un digiuno – chiamato «il digiuno della Vergine Assunta» – quindi una preparazione spirituale molto intensa.

D. – Queste ricorrenze – una ricorrenza come questa – sono vissute anche con qualche timore per la delicata situazione dei cristiani nel Paese?

R. – Il timore, ormai, è come una malattia cronica. Certamente ci sono timori, ma non così allarmanti come per la festa di Pasqua o di Natale. Poi, in Iraq è una giornata di lavoro, quindi i cristiani devono trovare il tempo per andare in chiesa, quindi di buon mattino o alla fine del pomeriggio … Credo che in tutto il Medio Oriente, solo il Libano abbia la festa dell’Assunta come festa nazionale.

D. – Qual è il clima che la comunità cristiana vive attualmente in Iraq, dopo periodi anche recenti non facili?

R. – Niente è facile, soprattutto quando il futuro è così buio. E questo è il problema, perché noi continuiamo a vivere l’esodo: molta gente se ne va, ancora. Non c’è veramente una luce sul futuro … Certo, le zone liberate vedono un po’ il ritorno di alcune famiglie, ma non è veramente un ritorno massiccio come si sperava: non solo perché ci sono problemi politici attorno a quelle zone, ma perché non c’è più fiducia, e la fiducia è veramente venuta meno, e intendo la fiducia nella coesistenza con gli altri. E quindi siamo sempre con la minaccia dell’emigrazione, e questo lo constatiamo ogni domenica: da giugno e fino ad oggi, le nostre assemblee si sono veramente ridotte.

Paola Simonetti – News.va

16 Agosto 2017 | 09:22
Tempo di lettura: ca. 2 min.
baghdad (6), futuro (12), speranza (105)
Condividere questo articolo!

En relation