Ticino e Grigionitaliano

Lugano: l'adesione all'Azione cattolica è stata approfondita domenica nell'ambito dell'assemblea dei soci

L’assemblea dei soci dell’Azione cattolica ticinese svoltasi la scorsa domenica 10 novembre è stata preceduta da un momento formativo, aperto a tutti gli interessati. Gioele Anni, da settembre giornalista di ComEc per la trasmissione Strada Regina e rappresentante per i giovani nel Consiglio nazionale dell’Azione cattolica italiana, ha parlato di «Vocazione in Azione cattolica». Vi proponiamo qui si seguito una sintesi del suo intervento.

La missione dell’Azione Cattolica nella formazione dei laici è proprio quella di aiutare ciascuna persona a discernere la propria risposta, unica e personale, alla chiamata di Dio nella sua esistenza. In definitiva tutto il progetto dell’associazione, le varie iniziative e le strutture organizzative rispondono a questa finalità: formare ragazzi e giovani, donne e uomini con coscienze libere, mature e responsabili, capaci così di individuare la propria strada nella vita.

In questo senso, il percorso di ricerca della propria vocazione in Azione Cattolica ha almeno due caratteristiche imprescindibili. La prima: la vocazione del laico di Ac non si esaurisce solo all’interno dell’esperienza associativa. In altre parole, la «missione» del socio di Ac non è quella di essere educatore o responsabile di Azione Cattolica: la «missione» è quella di abitare il mondo da laico in pienezza, dunque rispondere alla chiamata di essere studente o lavoratore, di costruire una famiglia, di impegnarsi nell’ambito politico e sociale, e tanto altro ancora. La vocazione in Ac, dunque, è una chiamata a vivere la santità nella vita quotidiana, che trova nel servizio in associazione uno strumento prezioso ma non esaustivo.

La seconda caratteristica, il discernimento della vocazione in Azione Cattolica avviene in un contesto di comunità che è forma e sostanza della vita associativa. Nessuno va avanti da solo in Ac: la dinamica del gruppo aiuta a condividere la vita e riflettere con gli altri per leggere i segni di Dio nella storia di ciascuno. E anche le strutture che regolano i processi decisionali, come le riunioni del comitato direttivo o gli incontri di équipe, hanno proprio la funzione di avviare processi di dialogo per capire insieme quale contributo i laici associati possono portare in uno specifico territorio.

Se questo è lo stile con cui l’Azione Cattolica aiuta le persone a discernere la propria vocazione, ci si potrebbe ora chiedere: qual è la vocazione dell’Ac tutta, in questo periodo storico che Papa Francesco ha descritto come «un cambiamento d’epoca»?

La risposta è proprio in un discorso che il Pontefice ha rivolto al Forum internazionale di Azione Cattolica lo scorso 27 aprile 2017, nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell’Ac italiana (nata 6 anni più tardi rispetto ai «fratelli maggiori» ticinesi…). In quell’intervento il Papa, che ben conosce l’associazione per l’influsso della nonna Rosa – socia di Ac a inizio ›900 in Piemonte prima di emigrare in Argentina – ha invitato a considerare quattro aspetti. L’Ac è una struttura complessa, che non ha un solo «carisma» ma si poggia su quattro «zampe»: preghiera, formazione, sacrificio e apostolato, ovvero missione. In secondo luogo, l’Ac trova la sua appartenenza nell’adesione alla parrocchia e alla diocesi, in collaborazione con i sacerdoti e nella fedeltà al vescovo. Ancora, l’Ac oggi è chiamata a una nuova scelta esperienziale, che la porti a essere presente anche «nelle carceri, negli ospedali, nelle strade, nelle baraccopoli, nelle fabbriche»: così gli aderenti potranno sempre più vivere l’esperienza dei discepoli-missionari di cui si parla in Evangelii Gaudium. Infine, l’Ac deve sforzarsi di essere popolare per arrivare a tutti, e non a una cerchia elitaria di persone.

12 Novembre 2019 | 12:30
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