La Santa Sede e la via della bellezza

Contro quella imbarazzante «sciatteria» che, a detta di monsignor Rino Fisichella, si registra spesso nelle Chiese moderne o nelle odierne celebrazioni liturgiche, la Santa Sede oppone, anzi, propone la via della bellezza e dell’arte, «dove il bello, strumento di conoscenza e di salvezza, diventa la possibilità di scorgere la delicata presenza del Divino». Il Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova Evangelizzazione, dicastero già alla regia del Giubileo della Misericordia, organizza così – insieme a Fiera di Roma e Fivit – la manifestazione internazionale «Via Pulchritudinis», quattro giorni in programma dal 3 al 6 febbraio 2018 per riflettere sull’arte religiosa in tutte le sue espressioni – dalla pittura alla musica, dalla scultura all’architettura – quale veicolo per avvicinarsi a Dio.

 

Quasi una Expo internazionale sull’arte sacra, organizzata da Fiera Roma e Fivit in collaborazione con il Pontificio Consiglio, che riunirà a Roma protagonisti prestigiosi della Chiesa e della vita culturale (tra questi anche l’ex ministro dei Beni Culturali e direttore emerito dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci).

 

Il percorso è già tracciato dal magistero di Benedetto XVI che affermava: «L’arte è capace di esprimere e rendere visibile il bisogno dell’uomo di andare oltre ciò che si vede, manifesta la sete e la ricerca dell’infinito». Ed è costellato dalle indicazioni di Francesco nella sua Evangelii gaudium in cui si parla di «via pulchritudinis» come concetto da associare non solo all’arte ma anche all’annuncio cristiano, «cosa vera e giusta, ma anche bella», che può essere favorito proprio dal «coraggio di trovare nuovi segni, nuovi simboli e nuove espressioni».

 

L’evento sarà quindi «un percorso di riscoperta del ruolo evangelizzatore della bellezza e dell’arte», ha spiegato Fisichella nel suo intervento alla presentazione di questa mattina nella sede della Radio Vaticana, durante il quale ha voluto togliersi anche un sassolino dalla scarpa: «Vivere in un ambiente bello avvicina a Dio: la sciatteria che a volte si riscontra nelle Chiese mette paura e crea imbarazzo». Come pure quella che si riscontra in abiti e arredi liturgici.

 

Sarà questo uno dei temi affrontati durante le quattro giornate. Più nel dettaglio, scorrendo il programma presentato dall’arcivescovo, la giornata inaugurale di sabato 3 febbraio si aprirà con una tavola rotonda sulla musica sacra che si concluderà con un concerto esclusivo in quello straordinario scenario, invidiato da tutto il mondo, che è la Cappella Sistina.

 

Il 4 febbraio si darà spazio al tema dell’architettura e dello spazio liturgico con l’architetto Andrea Longhi, docente di Storia dell’architettura al Politecnico di Torino, il liturgista Crispino Valenziano e monsignor Stefano Russo, vescovo di Fabriano-Matelica e già direttore dell’Ufficio Cei per i beni culturali. Tra le domande che animeranno la tavola rotonda, ha anticipato Fisichella: «Come si costruisce una chiesa, e chi costruisce una chiesa, un architetto credente o un architetto famoso non credente? Si devono copiare gli stili antichi, come il romanico o il gotico, oppure ogni volta che si entra in una chiesa moderna ci si deve imbattere in una chiesa brutta?».

 

Il 5 febbraio si parlerà invece di arredi liturgici con monsignor Corrado Maggioni, sottosegretario della Congregazione per il Culto Divino e la disciplina dei Sacramenti, con il liturgista Giorgio Bonaccorso e con Sara Piccolo Paci, docente di Storia dell’arte e di Storia del costume, di Moda e antropologia culturale. La tavola rotonda conclusiva, martedì 6 febbraio, sarà dedicata invece «al ruolo dei musei nell’arte sacra di oggi» e interverranno, oltre a Paolucci, padre Marko Rupnik, tra i massimi esperti dell’arte dei mosaici, e Carla Benelli, consulente e storica dell’arte al Mosaic Center di Gerico, in Palestina.

 

In mezzo si terranno lezioni, convegni, seminari, workshop. In ognuna delle quattro giornate sarà possibile anche avere accesso a documenti rari, oggetti liturgici e opere d’arte messe a disposizione dal Vaticano. Ad esempio alcuni capolavori di Gian Lorenzo Bernini come la statua di Gesù Buon Pastore della fine del III Secolo d.C., uno dei pezzi di maggior pregio dei Musei Vaticani che potrà essere ammirato dai convegnisti nell’ultimo appuntamento della manifestazione, o il bozzetto della Scala Regia. Poi il piviale e la mitra delle aperture degli Anni Santi (1975, 1983, 2000, 2016); martello e cazzuole usati nell’Anno Santo 1975 e una copia della tiara di Pio XII.

 

Tutto l’evento, ha concluso monsignor Fisichella, non vuole essere altro che «uno strumento per mostrare come il Bello, di ieri e di oggi, possa essere una chiave di accesso al Divino e vada in questo senso promosso e veicolato».

Salvatore Cernuzio – VaticanInsider

19 Dicembre 2017 | 07:10
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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