La Santa Sede: inserire il diritto alla libertà religiosa nel patto Onu sui rifugiati

La Santa Sede apprezza, nei suoi obiettivi e nella sua visione, la bozza di base del «Global Compact» sui rifugiati, ma segnala che sono stati lasciati fuori alcuni aspetti di particolare interesse. Ad esempio, il riferimento alla dimensione spirituale dei rifugiati, il loro diritto alla libertà religiosa e la necessità di fare di più per rispettare l’unità della famiglia.

 

Nel suo intervento alle prime Consultazioni sul «Global Compact» circa i Rifugiati, l’osservatore permanente della Santa Sede all’Onu di Ginevra, monsignor Ivan Jurkovic, suggerisce che il riferimento al principio del «non-respingimento» – omesso perché specificato nell’allegato – potrebbe essere delineato nuovamente nel Piano di Azione.

 

Nel suo discorso – riportato da Vatican News – il prelato spiega come affrontare il dramma dei rifugiati che, ricorda, «non sono pedine sullo scacchiere dell’umanità». Al contempo esprime a nome della Santa Sede gratitudine all’Unhcr, e in particolare all’Alto Commissario aggiunto, per la presentazione approfondita della bozza.

 

Jurkovic ricorda inoltre che proteggere i rifugiati è un compito che supera la buona volontà dei singoli Paesi e richiede flessibilità e cooperazione all’interno della comunità internazionale. Questo momento storico – sottolinea – rappresenta un’opportunità per elevare l’approccio standard della comunità internazionale. Servono quindi politiche e misure concrete, secondo quanto affermato da Papa Francesco: difendere i diritti inalienabili dei rifugiati, rispettando libertà fondamentali e dignità, è un dovere dal quale nessuno è esente.

 

Per il delegato vaticano, poi, serve un supporto internazionale alle comunità che accolgono e mantengono aperti i loro confini: «È importante proteggere dalle tragedie dello sfollamento forzato», ha detto.

 

Accogliendo con favore l’idea di valutare periodicamente i progressi e la fattibilità del «Global Compact» alla luce degli sviluppi successivi, la delegazione della Santa Sede propone, infine, un ulteriore clausola da aggiungere nella parte introduttiva. Prima di tutto, le misure raccomandate dovrebbero essere lette come un’attività collettiva al servizio dei rifugiati più che come un semplice elenco di migliori pratiche disconnesse. E, in secondo luogo, che la persona umana rimane, in tutti i casi, sotto la protezione dei principi dell’umanità e i dettami della coscienza pubblica.

VaticanInsider

15 Febbraio 2018 | 07:30
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