La Luce di Betlemme diffusa dagli scout in tutto il mondo

Al motto de «La nostra vita è una ricerca quotidiana per costruire la pace» è partita da Vienna sabato scorso la tradizionale iniziativa natalizia denominata «Luce di Betlemme». A distribuire la fiamma proveniente dalla Terra Santa è stato quest’anno un ragazzino di 12 anni, Tobias Flachneril Friedenslicht-Kind o Peace Light Child 2017.

 

Nella chiesa di San Francesco d’Assisi nella Mexicoplatz, sulle sponde del Danubio – una delle chiese più grandi della capitale austriaca nel distretto di Leopoldstadt –, presenti gruppi scout provenienti da Belgio, Bosnia ed Erzegovina, Francia, Italia, Olanda, Polonia, Spagna oltre ad una folta rappresentanza da Svizzera, Germania e Austria e persino un gruppo dagli Stati Uniti, la celebrazione ha assunto come di consueto i connotati di un incontro ecumenico. Hanno infatti pregato insieme il decano della Cattedrale di Santo Stefano, Rudolf Prokschi, il vescovo siro-ortodosso Emanuel Aydin, il cappellano evangelico Wolfgang Re e il reverendo Patrick Curran della Chiesa anglicana che ha tenuto anche l’omelia.

 

Nel contesto di un Paese che fatica sempre di più a disegnare un futuro di convivenza pacifica e di uno scenario mondiale carico di nubi minacciose, il pastore anglicano ha ricordato come la pace autentica possa provenire solo da Dio e rappresenti un appello alla responsabilità e alla testimonianza di ciascuno: «La pace è qualcosa di più che la sola assenza di guerra. La pace che ci dona il Signore è al di là della comprensione umana: a Natale riceviamo questo dono e cerchiamo di adoperarci per cambiare il mondo alla luce della sua Pace».

 

Il medesimo concetto era stato sottolineato anche da Papa Francesco quando, al termine dell’udienza di mercoledì 13 dicembre, aveva salutato i pellegrini di lingua tedesca, in particolare la delegazione dell’Alta Austria e della diocesi di Linz guidati dal vescovo Manfred Scheurer, ringraziando per la «Luce» portata da Betlemme: «In ogni messa imploriamo la Pace del Signore – ha continuato Bergoglio – il mondo ne ha tanto bisogno».

 

La «Luce di Betlemme» rappresenta un’evoluzione della «Lichts in Dulkel» (luce nel buio) un’iniziativa di beneficenza dell’emittente televisiva austriaca ORF, sede di Linz, allo scopo di raccogliere offerte per aiutare bambini invalidi, bisognosi o profughi. Dal 1986 un ragazzo austriaco si reca a Betlemme nella chiesa della Natività dove arde da secoli una fiamma alimentata dall’olio donato da tutte le nazioni del mondo e porta in patria la «Luce» per distribuirla con l’aiuto dei gruppi scout (su idea del caposcout viennese Herbert Grünwald nel 1989). Attraverso una lunghissima catena la «Luce» raggiungerà parrocchie e comunità di oltre 30 nazioni fra Europa (dal 1991 anche all’Est), Stati Uniti, Canada e Sudamerica (nel 2001 è arrivata anche a Ground Zero a New York).

 

Con l’adesione dell’Austria all’Unione Europea nel 1995, l’eurodeputato austriaco Paul Rübig ha portato questa tradizione al Parlamento di Strasburgo, dove ogni anno si celebra questo evento (la «Luce» è consegnata anche alla Commissione europea). Per ben tre volte, l’ultima nel 2012, a causa del conflitto in Medio Oriente, la luce è stata portata da un bambino arabo locale, direttamente all’aeroporto di Tel Aviv per raggiungere poi l’Austria.

La «Luce» da Innsbruck aveva raggiunto l’Italia dapprima solo alla comunità tedesca del Sudtirolo già nel 1986 e quindi il Trentino, poi, dal 1994, si è costituito a Trieste un Comitato spontaneo delle associazioni scout – Agesci, Masci, Amis, Fse in collaborazione con le Associazioni Scout Triestine / Tržaške Skavtske Organizacije – che fa da tramite con il resto d’Italia. La volontà degli organizzatori è che la luce della pace possa raggiungere più gente possibile: se la pace è patrimonio di tutti, essa deve arrivare a tutti. In particolare, si vorrebbe che la luce della pace arrivasse nei luoghi di sofferenza, a chi si sente emarginato, a coloro che non vedono speranza e futuro nella vita.

 

«La piccola fiamma che passa di candela in candela, di mano in mano – scrivono sul sito web – è un piccolo segno che ha un significato profondo: che la pace sia luce per la nostra vita! La fiamma accesa alla Chiesa della Natività di Betlemme ci ricorda che Cristo è la pace, e che ognuno di noi, con piccoli gesti, può contribuire a costruire un mondo di pace».

 

«La Luce proveniente da Betlemme è la luce della pace, un semplice segno che unisce attorno al mistero del Natale migliaia di persone, dicono gli scout italiani, è la luce che brilla in modo differente penetrando nella profondità dei cuori, infondendo calore e dissipando le tenebre, è un simbolo di fraternità che rappresenta il mistero di Dio che si fa uomo. È l’annuncio del suo amore che illumina la vita di ognuno». «Data la grave crisi nel mondo con la Luce della Pace della grotta di Betlemme vogliamo lanciare un segno forte, un segno del nostro desiderio di coesistenza pacifica», ha spiegato sabato a Vienna Günther Hartl della Orf.

 

Caratteristica dell’iniziativa è anche la collaborazione diffusa fornita agli scout da diverse entità cattoliche e non: dalla Caritas alla Croce Rossa ai Vigili del Fuoco, dalle ferrovie all’esercito fino ad associazioni e privati. L’iniziativa della «Luce della Pace» distribuita dagli scout, che da anni è entrata nella tradizione natalizia europea, sta diffondendosi sempre di più anche in Italia tanto da attraversare tutta la penisola con modalità e orari di arrivo diversi, spesso alla presenza dei vescovi locali.

 

Un’apposita preghiera di ringraziamento è stata preparata per le famiglie: «La luce che oggi è arrivata in questa casa sia sempre simbolo di fraternità, di pace e del tuo amore», si legge nel testo.

21 Dicembre 2017 | 07:20
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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