La Guardia svizzera e i giovani: attratti dalla «protezione del Papa»

Per un giorno interno, il vicecaporale della Guardia svizzera Loris Follonier, 24 anni e l’alabardiere Tanguy Ackermann, 27, sono stati protagonisti della «Fête des Vignerons» di Vevey, nel Canton Vaud della Svizzera francofona, che attira un milione di visitatori, anche perché si tiene ogni vent’anni, «una volta per generazione». In uno dei due stand assegnati alla Guardia svizzera pontificia dagli organizzatori, che hanno invitato l’»esercito più piccolo del mondo» come ospite d’onore del 1 agosto, festa nazionale svizzera e giornata dedicata agli svizzeri che vivono all’estero, Loris e Tanguy hanno incontrato centinaia di bambini, di giovani e di adulti semplicemente attirati dalla famosa uniforme rinascimentale a bande rosse, gialle e blu, o anche interessati ad un futuro servizio nel Corpo, stimolati dalla missione di proteggere il Papa e le sue residenze.

Ospiti d’onore alla «Fête des Vignerons»
Il vicecaporale Loris Follonier, in servizio dall’ottobre 2016, vice responsabile dei media della Guardia svizzera, parla così a Vatican News dell’ultima esperienza.

R. – Per la Guardia svizzera partecipare alla Fête des Vignerons il primo agosto è stato un grande onore. Quel giorno si celebra la festa nazionale svizzera, e i protagonisti della giornata, a Vevey, erano proprio gli svizzeri che vivono all’estero. Noi, come Guardia svizzera, siamo stati ospiti di onore. È stato un piacere ed un onore poter presentare alla gente il nostro lavoro, la nostra vocazione. Per tutta la giornata c’è stata presenza di due guardie, io e l’alabardiere Ackermann, che lavorano in Vaticano. Poi ci sono state tre sfilate di 50 ex guardie con la loro banda, che ha suonato due concerti. C’erano molte persone ad assistere a questo evento.

Quali parole avete usato, lei e il collega alabardiere, per descrivere quello che è che cosa fa una guardia svizzera, soprattutto ai giovani?

R. – Abbiamo detto che è un lavoro di grande onore. Abbiamo parlato della protezione del Papa, un argomento chiaro per tutti e che cattura l’attenzione dei giovani. Poi siamo scesi nel dettaglio parlando dei controlli che effettuiamo sugli ingressi alla Città del Vaticano, la nostra presenza presso la residenza del Santo Padre e presso il Palazzo Apostolico dove lavora, e infine l’accompagnamento in Italia e all’estero durante i viaggi apostolici. L’espressione chiave per attirare l’attenzione dei giovani è «proteggere il Papa».

I giovani come hanno risposto? C’è stata già qualche adesione o comunque attenzione e interesse?

R. – Credo che alcuni ci penseranno. Abbiamo parlato con tanti ragazzi, con bambini che già sognano di vedere una guardia in divisa e di fare una foto insieme e con qualche giovane che in questo periodo sta frequentando la scuola reclute e che chiedeva come arrivare alla guardia subito dopo aver finito il servizio presso l’esercito svizzero. Ci sono stati tanti interessi diversi, ed è stato bello comunicare con tutti questi giovani.

 Spiegate anche che diventare guardia svizzera può aiutare poi ad inserirsi nelle aziende, perché è un punto di onore, di prestigio?

R. – Sì, è un punto d’onore sempre ben visto dai futuri capi di lavoro, una prova di disciplina. Chi è nella Guardia svizzera deve un po’ rinunciare a sé stesso per servire gli altri, è una bella qualità che sicuramente piacerà a chi in futuro penserà di assumere quel giovane.

Come descrivete l’essere al servizio del Papa lontani però dalla propria famiglia? Parlate dei pro e dei contro?

R. – Sicuramente non nascondiamo che ogni tanto può essere un po’ difficile vivere lontano dal proprio Paese, soprattutto durante i primi otto mesi durante i quali non possiamo tornare a casa. Però subito dopo questo, parliamo della fratellanza che si vive in caserma, perché davvero la Guardia svizzera la viviamo e la presentiamo come una grande famiglia di 110 uomini, dove tutti sono davvero fratelli che si aiutano reciprocamente. C’è anche la bella Italia da scoprire, c’è il servizio al Santo Padre, c’è un arricchimento spirituale che possiamo far qui, proprio al centro della Chiesa. Tutti questi sono punti positivi che possono motivare la gente a intraprendere il servizio nella Guardia.

Proseguirete con queste iniziative di informazione e di promozione della Guardia?

R. – Sì, sicuramente. Magari negli ultimi anni non lo abbiamo fatto abbastanza. Adesso che abbiamo avviato queste iniziative e che siamo soddisfatti dalle prime esperienze che abbiamo fatto in Svizzera, vogliamo assolutamente continuare

(Vatican News)

7 Agosto 2019 | 17:45
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