Papa Francesco. (Foto di archivio)
Commento

La battaglia sui temi etici, così Francesco sfida i vescovi conservatori

«Adesso speriamo che non si banalizzi il peccato dell’aborto». Fatica a dire altro quella parte di Chiesa, settori minoritari ma comunque parecchio agguerriti, che non vede di buon occhio i tentativi di Francesco di privilegiare la grazia sulla legge, lo spirito sulla lettera. La pubblicazione del documento Misericordia et misera allarga il solco tra il Papa e i conservatori. Fra «chi è ossessionato dalla perdita degli «spazi» di influenza e chi – spiega il filosofo Massimo Borghesi – confida in una libera testimonianza dettata dai «tempi» di Dio». Dice ancora Borghesi: «Il processo di ideologizzazione è qui esattamente inverso a quello degli anni ’70 del Novecento. Allora l’ideologia della fede riguardava la sinistra cattolica affascinata dal marxismo. Oggi il processo di congelamento riguarda la destra «cristianista»«.

C’è una «destra», all’interno della Chiesa cattolica, che non tollera in nessun modo le aperture di Papa Francesco. Una «destra» conservatrice e tradizionalista che per anni ha combattuto una sua battaglia sui temi etici. Sono diversi, infatti, i teologi morali che hanno costruito carriere importanti sulla difesa di una interpretazione ristretta dell’enciclica Humanae Vitae : «E questa opposizione critica continua ancora ai nostri giorni», scrive non a caso padre Gianfranco Grieco, in «Paolo VI. Ho visto e creduto» (Lev), pubblicato alla vigilia della beatificazione di Montini. E, insieme, su quello che è considerato da più parti un vero e proprio tradimento del criterio della gerarchia delle verità che fu caro al Concilio Vaticano II. In troppi, dice in proposito Victor Manuel Fernadez, teologo argentino vicino al Papa, hanno dimenticato che «ci dovrebbe essere una proporzione adeguata soprattutto nella frequenza con la quale alcuni argomenti o accenti vengono inseriti nella predicazione. Per esempio, se un parroco lungo l’anno liturgico parla dieci volte di morale sessuale e soltanto due o tre volte dell’amore fraterno o della giustizia, vi è una sproporzione. Ugualmente se parla spesso contro il matrimonio fra omosessuali e poco della bellezza del matrimonio».

È quanto sembrano non comprendere i quattro cardinali – Walter Brandmüller, Raymond L. Burke, Carlo Caffarra e Joachim Meisner – che hanno deciso di rendere pubblica una lettera nella quale chiedono al Papa di chiarire alcuni punti a loro dire controversi contenuti in Amoris Laetitia su matrimonio e famiglia. Quattro emeriti che, evidentemente, riportano pensieri dei quali sono convinti anche altri loro confratelli, più timorosi a esporsi. Soltanto un anno fa i quattro erano tredici. Fra loro, delle eminenze di primo piano nel panorama ecclesiale: Thomas C. Collins di Toronto, Timothy M. Dolan di New York, Willem J. Eijk di Utrecht, Gerhard L. Müller prefetto della congregazione per la dottrina della fede, Wilfrid Fox Napier arcivescovo di Durban, George Pell prefetto in Vaticano della segreteria per l’economia, Robert Sarah prefetto della congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, Jorge L. Urosa Savino arcivescovo di Caracas, Daniel Di Nardo, presidente dei vescovi americani. I tredici sottoposero all’attenzione del Papa delle serie «preoccupazioni» circa le procedure del Sinodo, a loro giudizio «configurate per facilitare dei risultati predeterminati su importanti questioni controverse». Oggi, a Sinodo concluso, quattro di loro espongono altri dubbi arrivando, così il cardinale Burke, a sostenere che se il Papa non risponderà «ci sarebbe il problema di compiere un atto formale di correzione di un serio errore».

Oltre alle parole fanno impressione certi silenzi. Anzitutto quelli dei vescovi italiani che non riescono, in forma pubblica, a prendere le distanze dai quattro. E poi i silenzi degli organi ufficiali della Chiesa. Anche se ieri, a onore del vero, è stato l’Osservatore Romano a dirsi sorpreso del fatto che «nella Chiesa non tutti capiscano il significato pastorale e missionario delle scelte e dell’impegno» del Papa.

Oltre l’Italia è il Nord America un terreno fertile di opposizione al Papa che più di altri ha dato voce a quell’America Latina che non vuole essere il cortile di casa degli Stati Uniti. Una settimana fa i vescovi americani hanno eletto i loro vertici. Il nuovo presidente è Di Nardo, che firmò la lettera dei tredici. Esponente di spicco dell’episcopato è Charles J. Chaput, arcivescovo di Philadelphia e presidente, negli States, della commissione episcopale per l’applicazione di Amoris laetitia . È stato Chaput ad aver pubblicato, all’inizio dell’estate per la sua diocesi, delle linee guida sula stessa Amoris laetitia più restrittive del testo stesso, non ammettendo la comunione i divorziati risposati tranne nel caso che vivano come fratello e sorella.

(Paolo Rodari / Repubblica.it)

Papa Francesco. (Foto di archivio)
23 Novembre 2016 | 16:57
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