Internazionale

Il Vescovo di Como all'apertura del Sinodo diocesano: Misericordia, architrave della Chiesa

Si è aperto ieri, domenica 12 gennaio, «Festa del Battesimo del Signore», l’XI Sinodo della diocesi di Como. Alle 15 l’intera Chiesa di Como si è riunita nella Cattedrale per il solenne rito di apertura dell’XI Sinodo diocesano, attorno al tema «Testimoni e annunciatori della misericordia di Dio».

Nell’omelia, mons. Oscar Cantoni, Vescovo della diocesi comasca, ha fatto riferimento all’evento come ad un «evento di rigenerazione». Quindi la memoria ai passi che hanno preceduto questo Sinodo:

«Vorrei fare memoria innanzitutto del tempo che ci distanzia dall’ultimo Sinodo celebrato a Como e promosso da monsignor Felice Bonomini nel 1953. Da allora una vera e propria rivoluzione culturale ha cambiato il volto della nostra società e della Chiesa. Il Concilio Vaticano II ha promosso un radicale cambiamento di paradigma, ha cercato di aprire nuove strade, immersi come siamo in un pluralismo sociale e religioso, con cui in antecedenza il cristianesimo non aveva mai avuto la possibilità di confrontarsi».

«Non possiamo nemmeno far passare sotto silenzio il tentativo, poi sfumato, di celebrare un nuovo Sinodo nel 2002, durante l’episcopato di monsignor Alessandro Maggiolini. Ricordiamo oggi con affetto e gratitudine questo grande vescovo ed Egli dal Cielo certamente intercede per noi perché offriamo il nostro contributo come un fuoco che si propaga, come un roveto ardente che può contagiare questo nostro tempo».

Un Sinodo – ha ricordato sempre mons. Cantoni – richiede anche una «santa audacia evangelica»:

«Abbiamo bisogno però di rivestirci innanzitutto di una santa audacia evangelica per fare del nostro Sinodo una pedana di lancio per proseguire avanti, in obbedienza a ciò che ci chiede il Signore e prestando una particolare attenzione ai «segni dei tempi».

La via perseguita dalla Diocesi di Como è così in linea con quanto desiderato e auspicato da Papa Francesco per l’intera Chiesa:

«Abbiamo lavorato secondo uno stile di sinodalità, che, per dirla con papa Francesco, è ciò che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio«.

«La Chiesa sinodale è, innanzitutto, iniziativa dello Spirito Santo, in quanto è Lui l’attore principale del Sinodo, ma è anche il frutto della nostra comunione fraterna, meta a cui tendere costantemente, mediante le armi della pazienza, del confronto, del dialogo, della stima, del rispetto, della fiducia reciproca, della simpatia e del coraggio. Il tutto condito da una buona dose di umiltà, che permette di giungere a una esperienza diffusa e radicale della accoglienza di tutti e del perdono reciproco, senza le quali la vita della Chiesa e la sua opera pastorale si bloccherebbe».

«Vogliamo essere persone capaci di parlare di Dio agli uomini del nostro tempo in un modo più comprensibile, quindi non con formule astratte e disincarnate, ma con la testimonianza della nostra vita, trasmettendo il fuoco che ci anima e la bellezza della vita cristiana. La misericordia riguarda quindi anche la dimensione pubblica, visibile, storica e strutturale della comunità dei credenti. La misericordia diventa così la parola chiave per orientare la vita, la riforma e la missione della Chiesa, la colonna portante del nostro operare».

Da ieri, 12 gennaio, si è dunque aperto un nuovo capitolo: ora è il tempo delle assemblee plenarie, in calendario fra Como (presso la chiesa di Sagnino) e Morbegno (presso il complesso San Giuseppe). Il secondo appuntamento delle plenarie è già in calendario e si svolgerà proprio a Morbegno, sabato 8 febbraio.

Leggi l’intera omelia di mons. Oscar Cantoni e segui gli aggiornamenti su Facebook.

(red)

13 Gennaio 2020 | 11:46
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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