Mons. Charles Morerod.
Svizzera

Il vescovo Morerod: l'attesa del Papa nella città di Calvino

Mons. Charles Morerod, vescovo di Losanna, Ginevra e Friborgo interviene su L’Osservatore romano alla vigilia della visita del Papa.

«Ricevere il successore di Pietro per la quarta volta dal 1969 è una gioia, un onore, un segno anche del ruolo internazionale di questa piccola città in un piccolo paese. Ginevra è una città della Riforma, e dell’ecumenismo. È anche una città molto secolarizzata. È dunque il luogo di diversi dialoghi. La visita del vescovo di Roma alla sede del Consiglio ecumenico delle Chiese — nella città di Calvino — ha un significato prima di tutto ecumenico. Questo primo aspetto è molto sentito in un paese dove tantissime famiglie vivono un ecumenismo interiore.
Siamo molto felici dell’evoluzione degli ultimi sessant’anni: le relazioni confessionali sono passate da una certa ostilità a una vera fraternità. Questa situazione positiva include però il rischio d’un indebolimento della coscienza dell’urgenza dell’unità dei cristiani, come se bastasse una coabitazione felicemente pacifica.
La memoria storica ha ancora bisogno di purificazione. Gli studi storici non hanno cambiato, neanche in più decenni, la mentalità inconscia di persone che partecipano d’una cultura ereditata, legata a un’interpretazione della storia. Penso a un dialogo fra studenti: mentre il cattolico chiede: «Perché siete andati via?», la riformata risponde: «Perché ci avete scomunicati?». C’è poi la memoria delle guerre di religione che contribuisce a dare della Chiesa l’immagine d’una struttura che lotta per il proprio potere. E conosciamo bene la forza delle immagini. Ma un’immagine può essere cambiata. In un treno, un Venerdì santo, un passeggero mi chiese: «Questo atteggiamento evangelico del Papa, è perché è gesuita?». È una domanda che illustra l’importanza dell’immagine: che la Chiesa possa essere percepita come «il Vangelo che continua».
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Mons. Charles Morerod.
20 Giugno 2018 | 17:45
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