Ti-Press / Francesca Agosta
Diocesi

Il vescovo di Lugano: «Natale: l'altra prospettiva su ciò che succede»

di Valerio Lazzeri*

Penso al Natale che arriva e mi chiedo che cosa ci possa portare che ancora non riusciamo a immaginare, che non abbiamo già formulato, detto e augurato migliaia di volte nel corso della nostra vita. Subito però mi accorgo che non è questa la prospettiva giusta. L’idea di quella nascita non siamo stati noi ad averla. Non è stato un nostro colpo di genio. Il Signore non è venuto e non viene perché finalmente siamo riusciti a stanarlo dal Suo divino isolamento, dalla Sua eterna beatitudine. Non è neppure sceso perché si è stancato di stare in alto, con tutto il chiasso che gli esseri umani facevano sulla terra.

È una Sua decisione unilaterale quella di venire a piantare la Sua tenda in mezzo a noi, a fare da dentro l’esperienza del nostro faticoso camminare, condizionato dal corpo, dal tempo, dallo spazio. È una Sua iniziativa, una Sua follia d’amore, un’esigenza misteriosa, che lo porta a dare compimento in questo modo alla Sua volontà di creare, di fare esistere il mondo, di dare vita a creature libere e responsabili, con cui intessere un dialogo, stabilire un’alleanza, inaugurare una festa di nozze senza mancanze improvvise di vino.

Non dobbiamo perciò preoccuparci eccessivamente di essere noi creativi a Natale. Forse non riusciremo a fare regali azzeccati alle persone che amiamo. A volte ne riceveremo di non indovinati. Capita che non vada bene il pranzo di Natale, che l’omelia del parroco sia come la spada di Carlo Magno, lunga e piatta. Può anche succedere che noi arriviamo al gran giorno con l’influenza, il cuore in subbuglio per una cattiva notizia dell’ultimo minuto, un improvviso rovescio della vita. Quello che conta non è quello che siamo riusciti a fare noi. La sostanza della festa non è costituita dalle iniziative di solidarietà che siamo riusciti a mettere in atto, le belle e profonde meditazioni a cui siamo pervenuti con la nostra intelligenza o la nostra accortezza nel fare ogni cosa secondo le regole.

Il Natale di Gesù è anzitutto grazia. «Dio nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che ce lo ha rivelato» (Gv 1,18). È Lui che ci ha raccontato il Padre, ci ha reso capaci di ricevere lo Spirito, ci fa in ogni momento intuire la Bellezza, la Verità, la Bontà, la pienezza di vita divina cui siamo destinati, oltre ogni nostra rappresentazione di ciò che è degno di adorazione e di amore.

Così, quando ci sentiamo delusi dalla vita, quando ci troviamo a vivere un lutto, quando i nostri progetti umani sono ormai in cocci ai nostri piedi, non pensiamo di aver consumato definitivamente la possibilità di sperare. Il Natale è Dio che pensa a noi, anche quando noi abbiamo cessato di pensare a Lui e di aspettarci qualcosa dalla vita. È Dio che ci sorprende con il Suo desiderio infinito di donarsi a noi, di mettersi nelle nostre mani, per ricominciare, per riprendere il cammino, per rinascere in noi.

È vero! Il mondo è spesso brutto ai nostri occhi. La realtà ci offende con la sua violenza, la sua aggressività, la sua durezza. Gli esseri umani possono risultare inaffidabili. Questo però è solo il nostro punto di vista. Il Bambino che nasce è un’offerta per cambiare prospettiva, per scoprire che ci vediamo meglio, incomparabilmente meglio, quando ci perdiamo di vista, non cerchiamo più di metterci dentro i nostri schemi mentali e rinasciamo a vita nuova lasciandoci umilmente guardare soltanto da Lui!

Buon Natale a tutti!

*vescovo di Lugano

Ti-Press / Francesca Agosta
24 Dicembre 2018 | 06:27
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