La cattedrale di Lugano
Ticino e Grigionitaliano

Il vescovo di Lugano Lazzeri a Mattia Poropat: «Diventi diacono a immagine di Cristo servitore»

Mattia Poropat, del Seminario Redemptoris Mater di Melano, è stato ordinato diacono sabato 6 novembre 2011 in Cattedrale a Lugano. Originario di Trieste, è cresciuto in famiglia numerosa che gli ha trasmesso la fede cattolica. Nell’ambito di eventi legati alla Giornata mondiale della Gioventù si è sentito chiamare dal Signore al sacerdozio, al quali si sta avvicinando attraverso il cammino neocatecumenale. Con questo passo «il Signore mi ricorda che sono al servizio della Chiesa e del prossimo», ci ha confidato qualche giorno fa.

Nella sua omelia in occasione dell’Ordinazione diaconale, il vescovo Valerio Lazzeri, dopo aver ripercorso il significato del diaconato nel corso delle storia, si è rivolto a Mattia Poropat.

Carissimo Mattia, da oggi, davanti a tutti, ti impegni non tanto e non primariamente a fare questo o quello, a esercitare un ruolo nella celebrazione liturgica, piuttosto che nell’assistenza ai poveri, ai malati o ai bisognosi in genere. Ti offri al Signore, ti metti a sua disposizione, per lasciarlo agire in te come servitore umile e instancabile dell’umanità ferita, umiliata e oppressa da ogni tipo di miseria, conseguenza del peccato e della morte.

Dovrai lavorare con la «disonesta ricchezza», con un materiale grezzo, non lavorato, incapace da solo a mantenere le promesse che fa. Occorrerà che tu deponga ogni pretesa di successo immediato, ogni aspettativa pur legittima di soddisfazione umana. Il Diacono non ha semplici ricette da applicare a ogni situazione che incontra. Spenderà tutto quello che è e che ha con l’unico scopo di far nascere legami di amicizia. Crescerà nella capacità di investire sé stesso in rapporti umani lungimiranti e veri, alimentati dalla gratuità e aperti alla luminosa prospettiva di durare per sempre.

Carissimo Mattia, dovrai appassionarti al quotidiano della gente, a quelle cose che appaiono «di poco conto», ma che in realtà sono decisive per il compimento della propria e dell’altrui vocazione. Non cercherai subito di avere un capitale tuo da amministrare, ma cercherai in ogni momento di inserirti, discretamente, ma efficacemente, nei cammini già in atto nella Chiesa in cui sei chiamato a operare, nelle iniziative pastorali molte volte già avviate da altri prima di te. Non avere nessuna ansia di brillare di luce propria, ma cerca in ogni parola, in ogni gesto e in ogni atteggiamento che assumerai, di annunciare il Vangelo, di far trasparire attraverso la tua vita e il tuo agire la presenza del Signore, da cui ti sei lasciato afferrare, per la crescita in Cristo dei fratelli e delle sorelle.

Infine, il Diacono è un uomo che si impegna ogni giorno all’unificazione del suo cuore. «Nessun servitore, infatti, può servire due padroni, perché odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro» (Lc 16,13). È vero! In questo passaggio il termine greco per servitore non è diakonos, ma oiketes, lo schiavo di casa, l’addetto ai lavori domestici. Eppure, è importante il tratto qui sottolineato. Il servizio non è volontarismo o cieca obbedienza a un padrone, destinato a rimanere estraneo. È una storia d’amore da vivere, con consapevolezza, da accompagnare con pazienza, da continuare con coraggio e fiducia, anche nei momenti di attesa, di oscurità e di deserto. Servire nella Chiesa non può renderci acidi e tristi con il passare del tempo. Ci deve ogni giorno di più affezionare all’unico Signore della nostra vita, nella letizia di poterci perdere di vista davanti a lui e far cessare in noi ogni lamento su noi stessi.

Ecco il mio augurio per te, carissimo Mattia! È anche l’augurio per tutta la Chiesa, nella quale tu oggi diventi diacono a immagine di Cristo servitore. Lo Spirito, che suscita i diversi carismi e Ministeri nella Comunità dei credenti, ci riempia il cuore, ci sollevi dalle nostre stanchezze, dai nostri timori, dai nostri tentennamenti. Faccia salire oggi dal profondo del nostro cuore il solo canto che può liberarci dalla tristezza e rinnovare la vera comunione tra noi: «a Dio, che solo è sapiente, per mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei secoli. Amen» (Rm 16,27).

Mattia Poropat
La cattedrale di Lugano
6 Novembre 2021 | 21:31
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