Il vescovo di Lugano a Pasqua: «L'amore del Signore è più forte della morte»

Veglia di Pasqua, sabato nella cattedrale di San Lorenzo a Lugano: per ringraziare, lodare, esultare, sentendo, come precisato dal Vescovo Lazzeri nell’omelia, che «il presentimento ancora confuso dei nostri più lontani antenati, la promessa di Dio fatta ai patriarchi e riproposta continuamente dai profeti, la speranza accesa da Gesù nei discepoli durante la sua vita terrena», costituiscono «un crescendo che porta a Pasqua all’esplosione di un compimento irreversibile, a uno squarcio letale praticato, una volta per sempre, nel dominio incontrastato della morte». Chiara la risposta alla scontata domanda: «Noi non sappiamo in che modo ciò sia avvenuto. Ciò che professiamo come cristiani è la realtà dell’evento, la sua capacità di sorprenderci, di afferrarci, di toglierci dall’indifferenza e di rendercene annunciatori e testimoni».

Ci sostiene una certezza: «conosciamo il Nome di Colui che è risorto dai morti e, sul volto dei fratelli e delle sorelle, possiamo cominciare a riconoscerne lo Sguardo inconfondibile e la Presenza adorabile». Occorre però «abbandonare il nostro modo superficiale, banale, insensato di vivere», per rendersi conto di «essere stati visitati da Dio, raggiunti dalla grazia, rimessi in piedi da un Altro».

Veglia di Pasqua per fare nostra l’esperienza delle donne di allora che, salite all’alba con oli aromatici, scoprono che la grande pietra del sepolcro è stata rimossa. Preghiera ed ascolto, ritrovando nel fuoco e nell’acqua altrettanti segni della novità germogliata, con al centro il Cristo, «principio e fine, Alfa e Omega», come proclamato nella benedizione del cero pasquale. All’esperienza vissuta consegue un invito: «lasciamoci allora prendere per mano dai tanti segni di questa notte, lasciamoci commuovere nell’intimo dai gesti compiuti e dalle parole udite. La Pasqua non è la conclusione di un ragionamento fatto a tavolino, il finale felice di una storiaccia da dimenticare», ma è «un’esperienza nella quale ci immergiamo con tutto noi stessi, con la nostra storia ferita e complicata». Occorre allora perdere «gli ormeggi con cui ci costringiamo a rimanere attaccati al Nulla», perché «fin da ora rinasciamo in Lui» e «sulla vita che comincia a Pasqua la morte non avrà mai l’ultima parola».
Congedando i fedeli Mons. Lazzeri ha augurato di sentire nel cuore le parole udite dalle donne in quell’alba di luce: «non è qui, è risorto».

Pasqua è risorgere con Lui

«Cristo è risorto», così il Vescovo ha salutato i fedeli presenti in cattedrale a Lugano la domenica di Pasqua e quanti seguivano sulle onde della Radio, aprendo la celebrazione la mattina di Pasqua. Nell’omelia Mons. Lazzeri ha subito sottolineato che «non è possibile proclamare che Cristo è risorto dai morti, senza cominciare noi a risorgere con Lui, senza che in noi sia inaugurato un processo di riorientamento di tutta la nostra persona, dei nostri desideri, dei nostri progetti, dei nostri affetti». Si tratta di iniziare un cammino nuovo, perché l’umanità singolare del Cristo «è stata assunta in Dio e noi con Lui siamo entrati in un’inedita modalità di esistenza, un vivere da dentro, che è ancora tutto da scoprire». Ne consegue

che «l’umano non può più essere considerato un serbatoio di materiale qualunque, da scomporre e ricomporre a piacimento». Infatti «c’è un punto fisso, luminoso, che non possiamo più perdere di vista, un annuncio che ci fa trovare un po’ a casa già in questo mondo, gustando nel tempo il sapore della patria del cielo».

Immediata la traduzione in preghiera: «Ci doni il Signore di abbandonare la tristezza dei nostri pregiudizi frettolosi, delle nostre conclusioni negative tirate prima ancora di cominciare, delle nostre rassegnazioni programmatiche». Dobbiamo infatti accedere «nel silenzio e nella calma, passo dopo passo, come chi sale pieno di audacia e di speranza verso la vetta, alla convinzione incrollabile, alla profonda pace interiore, all’indistruttibile gioia della Pasqua, che, dopo ogni corsa affannata, già su questa terra, può cominciare a mettere le sue salde radici nei nostri cuori».
Salutando i fedeli al termine dell’Eucaristia, Mons. Lazzeri ha ricordato le tante sofferenze che ancora colpiscono molti cristiani nel mondo. Ha augurato a tutti, con un pensiero particolare per le persone malate, che la Pasqua sia fonte di speranza e fiducia, nella certezza che l’ «amore del Signore è più forte della morte».

(g.b).

21 Aprile 2019 | 13:59
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diocesi (196), Papa (1255), ticino (901)
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