Papa e Vaticano

Il Vangelo, lievito di fraternità, giustizia e pace

Il Vangelo di Gesù «è il più potente lievito di fraternità, di libertà, di giustizia e di pace per i popoli»: come un seminatore di speranza, pace e riconciliazione, «ho cercato di portare questo lievito, il lievito di Gesù, alle popolazioni mozambicane, malgasce e mauriziane». Davanti alla folla riunita stamani in Piazza San Pietro per l’udienza generale, così il Papa, rientrato ieri sera dal suo 31.mo viaggio apostolico, spiega il senso più profondo della sua visita in Mozambico, Madagascar e Mauritius, compiuto appunto come «pellegrino di pace e speranza». Nelle sue parole ritornano quei sorrisi, volti, ricordi, immagini, preghiere, che cosi intensamente, in questi giorni, hanno scandito la sua visita.

Mozambico e il percorso di pace
Prima tappa il Mozambico, una terra che ha sofferto molto a causa del lungo conflitto armato, nel recente passato. La Chiesa continua ad accompagnare il percorso di pace che ha fatto un passo avanti anche lo scorso primo agosto, con un nuovo accordo fra le parti, dopo quello del 1992. Il Papa ringrazia, a braccio, la Comunità di Sant’Egidio per aver lavorato tanto a questo processo. Una terra, quella mozambicana, provata anche dal passaggio, in primavera, dei cicloni Idai e Kenenth. A lavorare per il bene comune, il Papa ha esortato le autorità del Paese; a costruire, superando rassegnazione e ansa e diffondendo l’amicizia sociale, i giovani nell’Incontro Interreligioso. La strada del «sì» generoso di Maria a Nazareth è, poi, quella indicata a vescovi, sacerdoti, religiosi, nella cattedrale di Maputo, giovedì scorso. Segno di questa presenza evangelica è l’ospedale di Zimpeto, dove si è recato:

In quest’ospedale ho visto che la cosa più importante sono gli ammalati, e tutti lavorano per gli ammalati. Anche, non tutti hanno la stessa appartenenza religiosa: il direttore di quell’ospedale è una donna, ricercatrice, una brava donna, ricercatrice sull’aids. E’ musulmana, ma è la direttrice e questo ospedale è un ospedale fatto dalla Comunità di Sant’Egidio. Ma tutti, tutti insieme per il popolo, uniti, come fratelli.

Culmine della sua visita in Mozambico, la Messa, celebrata nel grande stadio. Il Papa richiama alla memoria i canti, le danze, la gioia vissuta nonostante la pioggia. Qui, forte, è risuonato l’invito di Gesù ad amare i propri nemici che – ribadisce – è il seme della «vera rivoluzione» dell’amore.

Città dell’Amicizia, segno profetico in Madagascar
Il suo pensiero va quindi al Madagascar, Paese ricco di bellezze naturali ma segnato da grande povertà. Alla luce di questo orizzonte, il Papa ricorda di aver esortato il popolo malgascio a costruire un futuro di sviluppo, coniugando il rispetto dell’ambiente e la giustizia sociale. Nel suo cuore, la visita alla Città di Akamasoa, fondata da padre Pedro Opeka, dove oggi vivono 25mila persone, di cui più del 60 per cento bambini con meno di 15 anni.

Come segno profetico in questa direzione, ho visitato la «Città dell’amicizia» – Akamasoa, fondata da un missionario lazzarista, padre Pedro Opeka: là si cerca di unire lavoro, dignità, cura dei più poveri, istruzione per i bambini. Tutto animato dal Vangelo. Ad Akamasoa, presso la cava di granito, ho elevato a Dio la Preghiera per i lavoratori. Poi ho avuto un incontro con le monache contemplative di diverse congregazioni, nel monastero delle Carmelitan: in effetti, senza la fede e la preghiera non si costruisce una città degna dell’uomo.

Anche qui il Papa ha voluto essere seminatore di pace e speranza, un impegno rinnovato con i vescovi, anche venerando la Beata Victorie Rasoamanarivo. Nella memoria tornano anche le immagini dei tantissimi giovani che hanno preso parte alla Veglia al campo diocesano poco fuori Antananarivo dove, la mattina, si è celebrata la Messa con circa un milione di persone.

Mauritius, luogo di integrazione, chiamato a non cedere a benessere discriminatorio
Il Papa ricorda di aver scelto la nota tappa turistica di Mauritius proprio perché «luogo di integrazione fra diverse etnie e culture», frutto dell’approdo nell’isola di popolazioni provenienti da diversi luoghi, specialmente dall’India. Mauritius ha conosciuto un forte sviluppo, così come rilevante è il dialogo interreligioso e l’amicizia fra i capi delle diverse confessioni religiose, tanto che il Papa racconta di aver trovato in episcopio un bellissimo mazzo di fiori inviato dal Grande Imam, in segno di fratellanza: «cosa che a noi sembrerebbe strana», nota, mentre non lo è per loro che vivono in questo modo l’amicizia. Un impegno, quello di armonizzare le diferenze in un progetto comune, nel quale le autorità mauriziane sono chiamate a proseguire anche oggi, con la capacità di accoglienza e lo sforzo di sviluppare la vita democratica. Nelle parole di Francesco, quindi, il ricordo della Messa a Port Luis:

Il Vangelo delle Beatitudini, carta d’identità dei discepoli di Cristo, in quel contesto è antidoto contro la tentazione di un benessere egoistico e discriminatorio: il Vangelo e le Beatitudini sono l’antidoto con questo benessere egoistico e discriminatorio, e anche ed è il lievito di vera felicità, impregnata di misericordia, di giustizia e di pace. Sono stato colpito dal lavoro che i vescovi fanno per l’evangelizzazione dei poveri.

Il suo ultimo pensiero è per Maria. Il Papa spiega il senso del suo andare a Santa Maria Maggiore, prima e al rientro dai suoi viaggi: «vado sempre dalla Madonna, dalla Salus Populi Romani – dice – perché sia lei ad accompagnarmi nel viaggio, come Madre, a dirmi cosa devo fare, a custodire le mie parole, i miei gesti. Con la Madonna, vado sicuro».

Infine, salutando i pellegrini polacchi, il Papa ricorda che sabato prossimo, Festa dell’Esaltazione della Santa Croce, in Polonia sarà anche il giorno dell’iniziativa per l’evangelizzazione chiamata «La Polonia sotto la Croce». «Partecipando alle numerose celebrazioni e agli incontri di preghiera, perseverate insieme con Maria, Madre Dolorosa sotto la Croce del suo Figlio», li esorta invitandoli anche a implorare la grazia della conversione e del ravvedimento per molti, e soprattutto «per il dono della vittoria del bene sul male, il quale facilmente penetra nel cuore umano».

(Vatican News)

11 Settembre 2019 | 14:15
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africa (178), udienza (247), Viaggio apostolico (162)
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