Il summit sulla protezione dei minori in Vaticano in 7 domande

Tante attese, tanti commenti e speranze sul summit sulla protezione dei minori convocato dal Papa dal 21 al 24 febbraio. Si tratta infatti di una sfida per la credibilità della Chiesa cattolica nel mondo.
Cath.ch ha sintetizzato per noi il summit:

1. Chi partecipa?
L’incontro di Roma riunirà circa 180 persone: presidenti di conferenze episcopali di tutto il mondo (circa 100), rappresentanti di congregazioni religiose, membri della curia, esperti laici e vittime. Il funzionamento sarà simile a quello di un sinodo dei vescovi: relazioni, dibattiti plenari, gruppi di lavoro linguistici, ma anche momenti di preghiera liturgica. Il coordinamento dei dibattiti è stato affidato al gesuita padre Federico Lombardi, già direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Papa Francesco ha promesso la sua presenza durante tutto il vertice.

2. Quali sfide?
Il Papa desidera che questo vertice sia «un incontro di pastori e non un congresso di studio». Questo incontro si concentrerà esclusivamente sugli attacchi contro i bambini. «Sono i più deboli e non hanno voce», ha detto padre Hans Zollner, della Pontificia Commissione per la tutela dei minori.

3. Quali attese?
«Per Papa Francesco è essenziale che, al rientro in patria, i vescovi siano a conoscenza delle regole da applicare e prendano le misure necessarie per prevenire gli abusi, proteggere le vittime e garantire che nessun caso sia coperto»- ha spiegato Alessandro Gisotti, portavoce ad interim della Santa Sede. Non dovremmo attenderci una revisione delle norme canoniche in materia di sanzioni contro i religiosi colpevoli, ma piuttosto la possibilità di costituire, per regione, task force specializzate. Questi gruppi di lavoro dovrebbero sostenere le Conferenze episcopali nella gestione e nella prevenzione degli abusi. Avrebbero anche il compito di trasmettere le soluzioni più valide già testate altrove.

4. Il celibato dei preti sarà rimesso in causa?
Diversi ambienti hanno collegato direttamente l’abuso sessuale al celibato per i sacerdoti. Ma per la maggioranza degli specialisti, non si può stabilire un nesso causale tra celibato e abuso sessuale. Il 95% degli abusi sono commessi all’interno della famiglia e il 99,9% degli abusanti non sono single. Infine, almeno il 95% dei sacerdoti non ha mai commesso abusi sessuali contro i minori. Il gesuita ammette tuttavia che il celibato può essere un fattore di rischio se non è ben vissuto negli anni.

5. Quali risarcimenti finanziari?
Mentre nella maggior parte dei paesi occidentali si è resa necessaria una compensazione finanziaria per le vittime dei sacerdoti pedofili, ciò non avviene ovunque.
In molti Paesi, i vescovi continuano a considerare che i crimini pedofili commessi dai sacerdoti siano di loro esclusiva responsabilità e non della Chiesa. Pertanto, essi non considerano la possibilità di risarcire le vittime.

6. Quale prevenzione?
Carta obbligatoria per tutti gli operatori pastorali, esami psicologici per i candidati al sacerdozio, richiesta di casellario giudiziario per tutti gli impiegati della Chiesa, giornate di formazione, punti di contatto: i vescovi di molti paesi hanno gradualmente istituito un arsenale per la prevenzione degli abusi sessuali. Va notato che la situazione varia enormemente da un continente e da un paese all’altro.

7. Quale posto per le donne?
Il numero di donne e laici rimarrà limitato durante il raduno romano.

cath.ch/mp/red

15 Febbraio 2019 | 06:10
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