Cultura

Il sacro nel Ticino: testimonianze barocche in Val di Blenio

Fra le Tre Valli ambrosiane, quella di Blenio è certamente la più ricca di testimonianze del Sei e Settecento, dato che molte delle chiese originariamente romaniche furono sostituite da nuovi, solenni edifici capaci di accogliere popolazioni piuttosto numerose. In particolare, furono gli emigranti stagionali e permanenti a Milano e altrove, a raccogliere tramite gruppi organizzati di benefattori, somme notevoli, come testimoniano le chiese, recentemente restaurate, di Semione, di Leontica o di Aquila. A questi fenomeni storici dobbiamo anche l’oratorio dedicato a Sant’Antonio da Padova, in Castro. Nel piccolo villaggio posto sulla riva destra del Brenno, a metà Valle, la popolazione dell’epoca (a fine Seicento), volle avere un luogo di culto centrale rispetto all’abitato, dato che la parrocchiale di San Giorgio era posta a un chilometro di distanza. Ad aiutare gli abitanti del paese fu Carlo Antonio Biucchi, che con Davide Genucchi, volle dare inizio, nel 1713, a una confraternita dedicata al Suffragio dei morti (Buona Morte), incaricata anche di ampliare e decorare l’oratorio dedicato a Sant’Antonio (tuttora festeggiato in giugno). Il grande successo dell’iniziativa permise di raccogliere rapidamente i mezzi necessari per i lavori di costruzione e decorazione dell’oratorio, caratterizzato da una facciata piuttosto ricercata grazie alle linee sinuose nel coronamento. Entrando, colpisce la decorazione firmata dal figlio del fondatore, Carlo Martino Biucchi, che proprio a Castro ha lasciato il suo capolavoro. Come detto, il nucleo originale dell’oratorio, costituito dall’attuale coro, fu ingrandito da un’aula voltata a botte, a cui seguì anche una successiva sacrestia. Il pittore Biucchi affrescò la parete a fianco della porta d’ingresso, l’arco trionfale, le pareti laterali, la volta e la lunetta di fondo, dando il meglio di sé con la migliore pittura illusionistica tipica dell’epoca. Particolarmente belli sono i dipinti di quattro miracoli del santo patavino: il miracolo della mula, quello della gamba risanata, la predica ai pesci e la liberazione dell’ossesso (con, a fianco, le quattro virtù cardinali). A completare l’opera furono poi il francescano Innocenzo Biucchi (forse un parente), per la parete di fondo del coro, e Pietro Silva, autore dei medaglioni della navata. Più tardivi furono gli interventi di Tommaso Calgari (1880) e di Costantino Lomazzi (1918).

Cosa vedere in zona: la recentemente restaurata chiesa parrocchiale dedicata a San Giorgio, riedificata negli anni 1867-1868, in veste neoclassica, che ospita anche, in controfacciata una copia seicentesca dell’Ultima cena di Leonardo. In territorio della vicina Prugiasco, resta imperdibile la chiesa di Sant’Ambrogio vecchio di Negrentino.

Chiara Gerosa

10 Agosto 2019 | 09:52
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