Il sacro in Ticino

Sabato prossimo, 16 marzo alle 11 presso il LAC, si terrà la presentazione del volume di Salvatore Maria Fares e Stefano Zuffi, «Il sacro del Ticino», una pubblicazione patrocinata dal Consiglio di Stato del Cantone Ticino e dal Dipartimento del Territorio e dalla Città di Lugano.

Il libro «Il Sacro nel Ticino» si propone infatti di far riscoprire e valorizzare un grande patrimonio di tradizioni, cultura e arte presente sul territorio cantonale. L’invito a ripercorrere le strade del Ticino alla ricerca dell’architettura e dell’arte sacra è certamente una proposta soprattutto culturale stimolante e anche il mezzo per ritrovare le radici storiche di un’identità locale, pertinente all’intero Cantone, ai comprensori, alle comunità anche più disperse e apparentemente isolate. Dall’epoca paleocristiana del Battistero di Riva San Vitale, fino alle recenti chiese costruite da Mario Botta e Giampiero Camponovo, abbiamo una storia più che millenaria, contrassegnata da momenti e monumenti di grande bellezza e di profondo significato nella vicenda spirituale e umana delle nostre terre. Nelle chiese gli affreschi, le pale d’altare e le tele sono pregevoli.La realizzazione di una «guida» dedicata al «Sacro», organizzata sotto forma di pratici itinerari, è prima di tutto uno strumento dedicato ai Ticinesi, per suggerire mete e vie vicine a casa ma spesso sottovalutate o addirittura dimenticate; il volume offre poi utili indicazioni per i turisti (soprattutto svizzeri e italiani) che vogliano conoscere in modo nuovo e agevole le principali gemme architettoniche e pittoriche del Canton Ticino. L’iniziativa editoriale è infatti concepita nello spirito di offrire uno stimolo alla conoscenza del territorio da parte di chi vi abita, e nello stesso tempo un invito alla gita o al viaggio per persone che vivono altrove. Accanto alle sue celebri bellezze naturali e alle località più note, infatti, il Canton Ticino può e deve proporsi come meta accattivante per un turismo culturale attento, non casuale. Il Sacro dell’Arte, di cui questa terra è così ricca, è forse il veicolo più adatto e più potente per farlo.

Prof. Zuffi, può spiegarci il titolo del volume? A quali itinerari si fa allusione?

«Il titolo parte da una considerazione generale: una forte identità culturale del territorio che si raccoglie intorno agli edifici religiosi, e, per lungo tempo, nell’appartenenza alla Diocesi di Milano. Ecco quindi il tema conduttore del «sacro». Quanto alla struttura editoriale per itinerari, è un merito specifico di Salvatore Maria Fares, che ha ritenuto più efficace un raggruppamento geografico dei luoghi, suggerendo percorsi e identificando così una ulteriore articolazione sul territorio.»

Cosa distingue l’arte sacra ticinese? Ha degli elementi caratteristici?

«Prima di tutto parlerei di architettura. La più che millenaria «sapienza» nella lavorazione della pietra, attestata fin dagli editti dei re longobardi, caratterizza il bacino dei laghi tra l’alta Lombardia e il Ticino. Una forte impronta romanica (ben contraddistinta dai numerosi campanili in stile «lombardo») è il filo conduttore dell’architettura sacra nel Cantone. Ma poi c’è tutto una «qualità del fare» che si dirama attraverso le epoche, gli stili e i materiali. Dal Canton Ticino sono partiti alcuni dei più grandi architetti del Rinascimento, del barocco e del neoclassicismo, autentici protagonisti internazionali, ma poche sono le tracce lasciate nella zona d’origine. In compenso, però, abbiamo una continua fioritura di edifici sacri, con soluzioni decorative molto interessanti: dagli affreschi romanici alle sculture lignee, fino agli stucchi barocchi o alle belle pale d’altare.»

Il patrimonio religioso del Ticino è sufficientemente valorizzato o bisognerebbe fare di più perché venga riscoperto?

«Intanto spero che questo libro, molto illustrato, possa essere uno stimolo, un suggerimento per visite e gite. La valorizzazione del patrimonio artistico è sempre un tema delicato. Credo che in Ticino ci sia una buona cultura del restauro e della manutenzione, ma anche una certa gelosia. Intendo dire che spesso le comunità locali, di centri piccoli o piccolissimi, amano e conoscono le proprie chiese, ma le sentono un po’ come un bene personale, da tenere segreto, nascosto. Invece la cosa più bella è poter offrire le opere d’arte e di architettura, ancora una volta come una testimonianza di identità da condividere con tutti. ”

Come le è venuta l’idea del libro?

«L’idea è nata dalla lunga collaborazione con la radio della Svizzera Italiana, e in particolare alla trasmissione «Riguardiamoli», condotta da Salvatore Maria Fares. Parlavamo delle grandi opere d’arte internazionali, ma sempre più spesso ci veniva spontaneo segnalare e descrivere monumenti e dipinti ticinesi. Così, quasi spontaneamente, è venuta l’idea di raccoglierli in un volume.»

C’è qualche monumento nel libro che le è particolarmente caro e che vale assolutamente la pena scoprire?

«Sono molti, e non solo nei luoghi più conosciuti: penso al gruppo prestigioso di chiese romaniche a Giornico, alla magnifica parrocchiale di Biasca (in una posizione geografica stupenda), al ciclo di affreschi di Santa Maria delle Grazie a Bellinzona, alla maestosa Santa Croce di Riva San Vitale… Ma se proprio dovessi sceglierne uno, indicherei la straordinaria pieve romanica di Prugiasco di Negrentino, un edificio intatto che si rivela un autentico scrigno di affreschi dall’XI al XV secolo.»

È emerso qualcosa di nuovo sull’arte sacra ticinese nel suo libro?

«Direi senz’altro il quadro complessivo della grande ricchezza e della varietà del patrimonio architettonico e artistico del Cantone: un percorso che va dal più antico edificio della Svizzera (il battistero paleocristiano di Riva San Vitale) fino alle chiese contemporanee di Botta e Camponovo, una tradizione che continua a rinnovarsi con autentici capolavori.»

15 Marzo 2019 | 11:00
Tempo di lettura: ca. 3 min.
monumenti (2), sacro (6), ticino (898)
Condividere questo articolo!