Ticino e Grigionitaliano

Il parroco di Ascona: la sesta Lettera pastorale è «un bouquet di sorprese»

Ricevere una nuova lettera pastorale all’inizio di un nuovo anno di attività è un bel momento. Significativo. È una sorpresa, anzi: un bouquet di sorprese. Un testo del nostro pastore, il vescovo Valerio, che ci raggiunge là dove siamo arrivati, e che dà nuova linfa, nuovi spunti, nuove piste. Magari anche qualche punzecchiata: pure queste sono per «andare avanti», per progredire, per continuare il cammino. È un po’ come nel «gioco dell’oca»:a ogni turno si giunge a una nuova casella, che rappresenta una tappa del cammino. A differenza del «gioco dell’oca» , però, hai la certezza che la «casella» con il nome «Lettera pastorale» non ti riserverà mai cattive sorprese, non ti farà mai ritornare indietro o ricominciare daccapo, bensì ti spingerà certamente in avanti, verso l’obiettivo, verso l’ «oltre».

La seconda sorpresa è il metodo. Antico e sempre nuovo: cose antiche, eppure nuove, tratte dal tesoro della Parola di Dio. Lo si sa: la Sacra Scrittura può illuminare qualsiasi angolatura o sfumatura del vivere umano; ogni esperienza umana può ricevere luce da quel tesoro antico, eppure sempre nuovo, che è la Parola di Dio. Lo si sa. Ma il vescovo Valerio, nei suoi scritti e forse ancora di più dal vivo, riesce sempre a sorprenderti: «quella» Parola si trasforma in uno specchietto che va a illuminare «quella» situazione, quello stato d’animo, quel punto di crisi, e vi getta sopra un riflesso di «quella» Luce, la Luce del Risorto.

Anche la struttura della Lettera pastorale 2021 riserva qualche sorpresa. Non è certamente nuovo il fatto che essa sia suddivisa in capitoletti, e nemmeno il fatto che essa si articoli attorno a diverse «parole forti», desunte dal testo biblico di riferimento (in questo contesto è il testo di Marco con l’invio dei discepoli in missione – 6,6-13). Sorprendono, invece, i paragrafi in corsivo al termine dei vari capitoletti. Dei passaggi conclusivi del discorso in evoluzione, che mettono l’accento sulla necessità «pratica» di passare dalla riflessione contemplativa illuminata dalla Parola di Dio all’operatività e alla concretezza. Un approccio sorprendente, già abbozzato nella penultima lettera pastorale del settembre 2020, «Ripartire dal cuore». Un approccio che ritengo importante, per dare nutrimento a Maria, certamente, ma per coinvolgere anche Marta. Un approccio che rende ragione di quel termine che in fondo è duplice, anche se ci facciamo poco caso: ContemplAzione. E, ancora, la sorpresa del «cammino sinodale». Voluto e lanciato da papa Francesco, ma che già in alcuni consessi della Svizzera interna avevo sentito proporre da qualche anno a questa parte: la necessità di un «sinodo » o quantomeno di un cammino sinodale. Anche il vescovo Valerio ci propone di muoverci nell’itinerario sinodale di tutta la Chiesa. Tutto da scoprire, tutto da delineare, tutto da percorrere, con chissà quante tappe, quante fermate, quanti blocchi e altrettante ripartenze. Ma, a dire il vero, un cammino che la storia svizzera e ticinese già conosce, se si pensa che, in fondo, il «Sinodo 72» è ancora nella memoria di tanti, nella nostra diocesi e nelle nostre parrocchie. A quel tempo il cammino sinodale aveva suscitato entusiasmo e un grande rinnovamento della Chiesa. Papa Francesco e il vescovo Valerio, essenzialmente, ci ripropongono, oggi e nelle condizioni attuali – che sono quelle dell’attuazione della fase diocesana del percorso sinodale mondiale nelle diocesi – la stessa sfida.

di don Massimo Gaia 

4 Ottobre 2021 | 06:58
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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