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Il Papa: i «cristiani mafiosi» non sono cristiani

La giustificazione di Gesù «ci salva dalla corruzione»: lo ha detto Papa Francesco che ha dedicato l’udienza generale che precede la Pasqua – «la festa più importante, più del Natale» – al significato della morte e risurrezione di Cristo, sottolineando che, però, ci sono «cristiani finti» che dicono di credere in Gesù ma sono corrotti, e, in particolare, i «cosiddetti cristiani mafiosi» di cristiano «non hanno nulla: si dicono cristiani ma portano la morte nell’anima e agli altri».

 

«Un cristiano, se veramente si lascia lavare da Cristo, se veramente si lascia spogliare da Lui dell’uomo vecchio per camminare in una vita nuova, pur rimanendo peccatore perché tutti lo siamo, non può più essere corrotto: la giustificazione di Gesù ci salva dalla corruzione», ha detto Papa Francesco.

 

«Siamo peccatori, ma non corrotti, il cristiano non può più vivere con la morte nell’anima, e neanche essere causa di morte. Adesso devo dire una cosa triste e dolorosa: ci sono i cristiani finti, quelli che dicono «Gesù è risorto, io sono stato giustificato da Gesù, sono nella vita nuova», ma… vivo una vita corrotta. E questi cristiani finti finiranno male. Il cristiano, ripeto, è peccatore, tutti lo siamo, io lo sono, ma abbiamo la sicurezza che quando chiediamo perdono il Signore ci perdona. Il corrotto fa finta di essere una persona onorevole ma alla fine nel suo cuore c’è la putredine. Gesù ci dà una vita nuova. Il cristiano non può vivere con la morte nel cuore né dare la morte. Pensiamo a casa, pensiamo ai cosiddetti cristiani mafiosi: ma questi di cristiano non hanno nulla, si dicono cristiani ma portano la morte nell’anima e agli altri. Preghiamo per loro, perché il Signore tocchi la loro anima».

 

Jorge Mario Bergoglio ha incentrato la catechesi sul Triduo Pasquale che comincia domani «per approfondire un po’ – ha spiegato – quelli che sono i giorni più importanti dell’anno liturgico per noi credenti. Io vorrei farvi una domanda: quale festa è la più importante della nostra fede, il Natale o la Pasqua? La Pasqua! Ma voi sapete – ha detto Francesco ai fedeli – che io fino a 15 anni credevo che fosse il Natale, tutti sbagliamo, la Pasqua, la festa della nostra salvezza, dell’amore di Dio per noi, della celebrazione della sua morte e risurrezione».

 

La mattina di Pasqua, ha sottolineato il Pontefice argentino, «il canto della Sequenza, cioè un inno, una sorta di salmo, farà udire solennemente l’annuncio della risurrezione, e dice così: «Cristo, nostra speranza, è risorto e ci precede in Galilea«. In tanti popoli del mondo, soprattutto nell’est Europa, la gente si saluta in questi giorni pasquali non con «buongiorno», «buonasera», ma «Cristo è risorto», per affermare il grande saluto pasquale. In queste parole di commossa esultanza culmina il Triduo. Esse contengono non soltanto un annuncio di gioia e di speranza, ma anche un appello alla responsabilità e alla missione. Non finisce con la colomba, le uova… questo è bello perché è una festa di famiglia: ma non finisce così. Incomincia lì con l’annuncio, «Cristo è risorto». Questo annuncio, a cui il Triduo conduce preparandoci ad accoglierlo, è il centro della nostra fede e della nostra speranza, è il nocciolo, è, una parola difficile che dice tutto: il kerygma, che continuamente evangelizza la Chiesa e che essa a sua volta è inviata ad evangelizzare».

 

«L’unico che ci giustifica, l’unico che ci fa rinascere di nuovo è Gesù Cristo, nessun altro», ha insistito il Papa. «E per questo non si deve pagare nulla, perché la giustificazione, il farsi giusti è gratuito e questa è la grandezza della vita di Gesù, dà la vita gratuitamente per farci santi, per rinnovarci, per perdonarci, e questo è il nocciolo del triduo pasquale». Per questo «nel giorno di Pasqua all’inizio si battezzava la gente e anche la notte di questo sabato io qui a San Pietro battezzerò otto persone adulte che incominciano la vita cristiana, e comincia tutto».

 

«Il prossimo, soprattutto il più piccolo e il più sofferente, diventa il volto concreto a cui donare l’amore che Gesù ha donato a noi», ha detto Jorge Mario Bergoglio. «E il mondo diventa lo spazio della nostra nuova vita da risorti. Noi siamo risorti con Gesù», ha proseguito, aggiungendo: «In tanti paesi qui in Italia e anche nella mia patria c’è l’abitudine che quando è il giorno di Pasqua si ascoltano le campane le mamme le nonne portano i bambini a lavarsi gli occhi con l’acqua, l’acqua della vita, per fare un segno di poter veder le cose di Gesù, le cose nuove. Lasciamoci in questa Pasqua lavarci gli occhi dell’anima per vedere le cose belle e fare le cose belle, e questo è meraviglioso, è la risurrezione di Gesù, la sua morte è stato il prezzo per salvarci tutti». Il Papa ha poi concluso: «Formulo a tutti voi i più cordiali auguri di una lieta e santa Pasqua, insieme con le vostre comunità e i vostri cari. E vi consiglio la mattina di pasqua portate i bambini al rubinetto e fategli lavare gli occhi sarà un segno di come vedere Gesù risorto».

 

Tra i fedeli dei diversi gruppi linguistici il Papa ha salutato in particolare i pellegrini di lingua spagnola, ringraziandoli per il festoso chiasso con cui lo hanno salutato e consigliando di approfittare del periodo pasquale per una confessione.

 

Francesco ha poi salutato i delegati al seminario organizzato dalla Specola Vaticana in preparazione alla Conferenza UNISPACE+50 ed ha rivolto un saluto particolare ai partecipanti all’Incontro internazionale UNIV, a 50 anni dall’inizio di tale significativo evento: «Esorto tutti a vivere gli anni della formazione universitaria come preparazione integrale al servizio dell’uomo, testimoniando in esso la gioia e i valori della fede».

Iacopo Scaramuzzi – VaticanInsider

28 Marzo 2018 | 18:00
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