Il Papa ai giovani: sognate in grande, non ascoltate i «sicari della speranza»

«Avanti, tutti insieme!», senza farsi spaventare dai dubbi che sono «vitamine di fede», senza farsi distruggere dagli «azzeratori di sogni e sicari della speranza», senza farsi imprigionare in quel «mondo virtuale pieno di apparenze», in cui si è «molto social ma poco sociali». È una spinta al futuro, a lanciarsi nell’Odissea della vita, quella che il Papa offre ai giovani di tutta la Grecia che incontra nella Scuola San Dionigi delle Suore Orsoline a Maroussi. L’abbraccio con le nuove generazioni che costruiranno l’avvenire di un Paese costretto a vivere in mezzo a molteplici crisi è l’atto conclusivo del viaggio di Francesco in terra ellenica. Tramite i ragazzi, il Pontefice esprime il suo «efcharistó«, «grazie», per tutti coloro che hanno organizzato o contribuito ad organizzare il suo pellegrinaggio.

Sirene che ammaliano

È dalle parole dei tre ragazzi che il Papa muove il suo discorso, intervallato da diversi passaggi a braccio e incentrato su un unico messaggio: «Dio ti ama». Questo annuncio Francesco lo consegna come un dono a ragazzi e ragazze che rischiano altrimenti di farsi imprigionare da «pigrizia», «timore», «vergogna» o da quei «messaggi martellanti» che «fanno dipendere la vita» dai vestiti che si indossano o dalla macchina che si guida. Insomma da quelle «sirene» che «oggi vogliono ammaliarvi con messaggi seducenti e insistenti, che puntano sui guadagni facili, sui falsi bisogni del consumismo, sul culto del benessere fisico, del divertimento a tutti i costi…».

Sono tanti fuochi d’artificio, che brillano per un attimo, ma lasciano solo fumo nell’aria

Un ballo tradizionale per il Papa
Un ballo tradizionale per il Papa

Non perdere lo stupore 

È vero che «davanti alle incomprensioni o alle difficoltà della vita, nei momenti di solitudine o di delusione, può bussare alla porta del cuore questo dubbio: ›Forse sono io che non vado bene… forse sono sbagliato, sono sbagliata…’». Ma quella «è una tentazione da respingere», che il diavolo sobilla «per gettarci nella tristezza». Cosa fare? Cosa fare quando un dubbio del genere diventa soffocante e non lascia in pace, quando si smarrisce la fiducia e non si sa da dove cominciare? «Bisogna ritrovare il punto di partenza», dice il Papa, che è lo «stupore», il «meravigliarsi». «Thaumàzein«, quella scintilla, quella scoperta che ha dato inizio alla filosofia, alla cultura, all’arte, alla scienza.

«Lo stupore non è solo l’inizio della filosofia, è anche l’inizio della nostra fede», chiosa il Papa. «Non perdiamo mai quello stupore di essere per Dio, nonostante tutte le nostre debolezze e i nostri peccati, figli amati da sempre e per sempre».

Anziché cominciare la giornata davanti allo specchio, perché non apri la finestra della camera e ti soffermi su tutto il bello che vedi?

Tanto social, poco sociali

Per custodirla, questa bellezza, «diciamo no a ciò che vuole oscurarla», incoraggia Papa Francesco. Diciamo sì, invece, a ciò che porta la gioia, come il dedicarsi agli altri che «non è da perdenti, è da vincenti; è la via per fare qualcosa di veramente nuovo nella storia». «Vuoi fare qualcosa di nuovo nella vita? Vuoi ringiovanire? Non accontentarti di pubblicare qualche post o qualche tweet. Non accontentarti di incontri virtuali, cerca quelli reali, soprattutto con chi ha bisogno di te: non cercare la visibilità, ma gli invisibili. Questo è originale, rivoluzionario», afferma il Vescovo di Roma.

Tanti oggi sono molto social ma poco sociali: chiusi in sé stessi, prigionieri del cellulare che tengono in mano. Ma sullo schermo manca l’altro, mancano i suoi occhi, il suo respiro, le sue mani. Lo schermo facilmente diventa uno specchio, dove credi di stare di fronte al mondo, ma in realtà sei solo, in un mondo virtuale pieno di apparenze, di foto truccate per sembrare sempre belli e in forma.

«Che bello invece stare con gli altri, scoprire la novità dell’altro!», esclama Francesco. «Coltivare la mistica dell’insieme, la gioia di condividere, l’ardore di servire!». «O fílos ine állos eaftós», «l’amico è un altro me», afferma un detto greco: «Sì, l’altro è la via per ritrovare sé stessi. Certo, costa fatica uscire dalle proprie comfort zone, è più facile stare seduti sul divano davanti alla tv. Ma è roba vecchia, non è da giovani. Da giovani è reagire: quando ci si sente soli, aprirsi; quando viene la tentazione di chiudersi, cercare gli altri, allenarsi in questa ›ginnastica dell’anima’».

Non farsi paralizzare dalle paure, sognare in grande 

E a proposito di avventura, Papa Francesco richiama la testimonianza di Aboud, la sua fuga e il suo approdo in questo Paese in barca, rimanendo «su una roccia senza acqua e senza cibo, aspettando l’alba e una nave della guardia costiera». «Una vera e propria odissea dei nostri giorni», commenta il Pontefice, e Aboud come un giovane Telemaco, il figlio di Ulisse che davanti a un bivio «si alza, sistema di nascosto la nave e di fretta, al sorgere del sole, va all’avventura».

«Il senso della vita non è restare sulla spiaggia aspettando che il vento porti novità», incoraggia Papa Francesco. «La salvezza sta in mare aperto, sta nello slancio, nella ricerca, nell’inseguire i sogni, quelli veri, quelli ad occhi aperti, che comportano fatica, lotta, venti contrari, burrasche improvvise».

Ma non lasciarsi paralizzare dalle paure, sognare in grande! E sognare insieme! Come per Telemaco, ci sarà chi cercherà di fermarvi. Ci sarà sempre chi vi dirà: «Lascia perdere, non rischiare, è inutile». Sono gli azzeratori di sogni, i sicari della speranza, gli inguaribili nostalgici del passato.

Allora, è l’esortazione conclusiva del Papa: «Nutrite il coraggio della speranza. Scegliere è una sfida. È affrontare la paura dell’ignoto, è uscire dalla palude dell’omologazione, è decidere di prendere in mano la vita».  

6 Dicembre 2021 | 12:16
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