Il cardinale Angelo Becciu.
Papa e Vaticano

Il Papa accetta le dimissioni del cardinale Angelo Becciu

Oggi, giovedì 24 settembre, il Santo Padre ha accettato la rinuncia dalla carica di Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e dai diritti connessi al Cardinalato, presentata da Sua Eminenza il Cardinale Giovanni Angelo Becciu. Lo ha reso noto la Sala Stampa della Santa Sede.

La clamorosa uscita di scena del cardinale sardo è legata -secondo fonti che riprendiamo- alla vicenda del Palazzo di Londra, su cui sta indagando la magistratura vaticana.

Nato a Pattada il 2 giugno 1948, Becciu è stato per 8 anni (2011-2019) sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato della Santa Sede, su nomina di Benedetto XVI, suggerita dal cardinale Tarcisio Bertone all’epoca segretario di Stato. L’anno scorso Francesco lo ha elevato alla porpora e nominato prefetto delle cause dei santi. Ma lasciando la Segreteria di Stato in altre mani (il nuovo sostituto è un prelato venezuelano, Edgar Pena Parra), sarebbero emersi documenti molto compromettenti riguardo a operazioni spregiudicate compiute durante gli anni di Becciu. In particolare – affermano i media- per quanto riguarda la gestione «allegra» di centinaia di milioni di euro relativa all’acquisto da parte della Segreteria di Stato Vaticana dell’immobile di Sloane Avenue nella capitale britannica (prezzo triplicato rispetto al valore iniziale). Tutto, dunque, ruota attorno all’imprenditore Gianluigi Torzi, intervenuto nell’affare – secondo i magistrati pontifici – per risolvere l’impasse della partecipazione della Santa Sede al fondo Athena e diventato poi, secondo la procura vaticana, l’uomo in grado di tenere in pugno la segreteria di Stato fino a riuscire a estorcerle 15 milioni di euro. Per gli inquirenti dell’Ufficio del Promotore di Giustizia Gian Piero Milano e del suo aggiunto Alessandro Diddi il quadro si fa inquietante a cominciare dagli investimenti fatti dalla Segreteria di Stato nell’Athena Capital Global Opportunities Fund del noto finanziere Raffaele Mincione, dopo un analogo tentativo di business naufragato in Angola: un’operazione, quella con Athena, nata quando a capo della sezione Affari generali della Segreteria c’era monsignor Angelo Becciu, e considerata anomala dalla magistratura vaticana già solo per il fatto che si fosse deciso di finanziare in parte il fondo con i denari dell’Obolo di San Pietro, destinando dunque somme possedute con vincolo di scopo per il sostegno delle attività caritatevoli a vere e proprie operazioni speculative. La necessità di uscire da questa operazione scomoda che era costata milioni di euro al Vaticano porterà poi al ›caso’ dell’acquisto dell’immobile di Sloane Avenue con l’intermediazione di Torzi e della sua Gutt Sa, scatenando uno dei più violenti scontri mai registrati Oltretevere e uno scambio al vetriolo tra il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, che ha definito «opaco» l’affare di Londra, e l’ex Sostituto della Segreteria di Stato, mons. Angelo Becciu, che ha assicurato di aver sempre agito nell’esclusivo interesse della Santa Sede arrivando a evocare la ›macchina del fango’. Con indagini mirate la «procura» pontificia avrebbe accertato ruoli e interessi dei protagonisti oltre al percorso dei «soldi dei poveri» finiti a finanziare acquisizioni – osservano gli inquirenti – di azioni per diversi milioni di dollari, la sottoscrizione di obbligazioni e perfino quella di un bond emesso da una società riconducibile ancora a Mincione per 16 milioni di dollari: tutte mosse che peraltro, lungi dal portare un guadagno alle casse del Vaticano, per gli inquirenti si sono tradotte in una perdita accertata di oltre 18 milioni di euro al settembre del 2018 e che, secondo gli investigatori, potrebbero nascondere una enorme voragine nei conti della Santa Sede. L’inchiesta dei pm vaticani sugli investimenti a Londra includerebbe anche altri immobili oltre a quello di Sloane Avenue, con le relative commissioni di gestione abnormi e una segnalazione all’antiriciclaggio. Tutto questo secondo quanto scrive il quotidiano LaVerità che ricorda come nel giugno scorso erano finiti sotto la lente del promotore di Giustizia, il broker molisano Gianluigi Torzi, il gestore e consulente della Segreteria di Stato Enrico Crasso e il responsabile dell’ufficio amministrativo della Segreteria Fabrizio Tirabassi insieme ad altre figure laterali. Oltre a Tirabassi e Crasso i giudici vaticani si interessano anche di un funzionario all’epoca nel gruppo Credit Suisse, Alessandro Noceti, poi legato a una società ›Five Ruby red limited’, attenzionata dal Tribunale Vaticano.

L’ufficio del promotore di Giustizia, a quanto risulta avrebbe aperto un altro filone d’indagine non si sa se intersecato con la presunta truffa Sloane avenue. Un dossier delicatissimo, perché i fondi su cui stanno indagando i procuratori sarebbero quelli dell’Obolo di San Pietro e quindi destinati ai poveri. 

fonte Il Faro di Roma/ La verità

Il cardinale Angelo Becciu.
24 Settembre 2020 | 21:02
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