Svizzera

Il messaggio del presidente dei vescovi svizzeri per l'Avvento e il Natale

«Cari fratelli e sorelle in Cristo,

siamo alla vigilia del nuovo anno liturgico e ben presto anche del nuovo anno civile. Tra poco meno di un mese celebreremo il Santo Natale. Ci troviamo in un momento di transizione. Rivolgiamo uno sguardo al passato e uno sguardo al futuro e in entrambi i casi la pandemia di Covid-19 plasma inevitabilmente la nostra prospettiva.

Noi vescovi condividiamo con tanti di voi il dolore nei confronti di quelle persone che si sono viste costrette a morire da sole senza nessuno accanto, e dalle quali non ci si è potuti congedare come dovuto. Ci rammarichiamo per la solitudine che il lockdown ha acuito in tanti luoghi. È doloroso aver dovuto e dover tuttora rinunciare alla vicinanza, alla tenerezza, a un abbraccio, alle visite. Ci rattrista molto che siano venute a mancare, totalmente o in parte, le funzioni religiose.

Al contempo noi vescovi ringraziamo di cuore tutti coloro che nei mesi trascorsi si sono dedicati anima e corpo agli altri. Nonostante le tante restrizioni, queste persone rendono possibile la vita ecclesiale, spesso sotto nuove forme, e donano il proprio tempo a coloro che hanno bisogno di un orecchio compassionevole o di un aiuto tangibile. Era ed è richiesta creatività, anche in futuro, indipendentemente dal Covid-19. Grazie!

Quest’anno, più che mai, abbiamo avvertito e continuiamo ad avvertire la nostra vulnerabilità e sensibilità. Una vecchia compagna di vita prende posto in primo piano: l’incertezza. Cosa ci riserva il nuovo anno? Possiamo sperare in lieti momenti da trascorrere nella comunità? In celebrazioni eucaristiche aperte al pubblico? Quali ripercussioni avrà sulle nostre vite l’economia messa in ginocchio? Si troveranno, finalmente, soluzioni per le migliaia di persone che attendono, in condizioni miserabili, nei campi profughi? Non lo sappiamo. L’incertezza rimane.

La storia del Santo Natale ci rivela una prospettiva con un orizzonte interpretativo per i periodi di crisi e per l’incertezza che ne deriva. La nascita di Gesù Cristo avviene in un contesto di profonda incertezza. Quando l’angelo Gabriele annuncia a Maria che da lei nascerà un bambino, la mette, in quanto donna non sposata, in una situazione critica. Ciò nonostante Maria crede e spera. Per questo è in grado di pronunciare con risolutezza il suo «Sì». Giuseppe non è sicuro di dover sposare Maria. Grazie a un sogno e alla promessa di Dio acquista infine il coraggio di intraprendere il suo cammino insieme a lei.

La situazione rimane precaria: Gesù nascerà in una regione afflitta da numerosi conflitti politici. Ma è proprio qui che il figlio di Dio viene al mondo. È qui che il paradiso apre le sue porte, che Dio volge il Suo sguardo verso gli uomini. Dio non cancella i rischi, poiché essi fanno parte della nostra vita. Nonostante tutta l’incertezza, il Santo Natale ci offre il dono della fiducia: non perderemo il terreno sotto i nostri piedi. Una nuova vita ha origine, un bambino nasce. Il figlio di Dio fa il Suo ingresso in questo mondo. Quale segno di speranza più grande? Quale conferma più grande dell’amore di Dio per noi uomini? Ascoltiamo la voce dell’angelo: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore» (Lc 2, 10)

Cari fratelli e sorelle, dalla nostra fede comune attingiamo la forza e la speranza per rimanere uniti anche in tempi difficili e per affrontare questi ultimi. Scenda su di voi la benedizione di Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo».

Mons. Felix Gmür

Presidente della Conferenza dei vescovi svizzeri

28 Novembre 2020 | 20:12
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