Il mattino: una poesia
Mattino
Il sol prima d’uscire
dal suo roccioso castello
manda un venticello,
il più gentile,
giù pei declivi d’ulivi
a portare un alito fresco
al pesco, alla chiesa, al molino,
alle cose che incontra
sul suo lieto mattino,
e dica a tutti,
ridente,
buon dì.
Poi sulle tracce del vento
con un nuvolino di piombo e d’argento,
manda spruzzate
al ruscello, al torrente,
che si ride stano
tra l’erbe e tra i sassi,
e dove incontrano massi
li aggirano
con barbagli improvvisi
di stelle e sorrisi
cantarellando
giocondamente
così.
Spedisce un rondinino
sotto ogni gronda di tetto
perché allegramente cinguetti;
tra schiocchi cantanti
e svoli e candor di lenzuoli,
e alle donne e ai bambini festanti,
. ai nidi che pigolano,
benedetti,
benedetti ripeta
a tutti
gli abitanti
di qui.
Intanto la notte,
ch’à dormito
sul prato fiorito,
nel frettoloso risveglio
sbadata
ha lasciato tra l’erba e le siepi
tutto il suo antico tesoro,
rubini, ametiste, diamanti,
topazi, ruquide, brillanti,
e quando il sole d’un subito sbuca
sul ciglio più alto del monte,
sull’orlo più basso del cielo,
pronto ogni fiore, ogni stelo,
a salutare il mattino,
s’appunta sulla fronte
il suo più prezioso rubino,
stellante,
abbagliante,
così.
Vincenzo Fraschetti