Uno degli eventi del Festival della dottrina sociale della Svizzera italiana 2021
Ticino e Grigionitaliano

Il Festival della dottrina sociale della Svizzera italiana: un laboratorio di idee, esperienze e valori

Tirare un primo bilancio da una manifestazione appena terminata è sempre un esercizio che bisognerebbe evitare, sia perché mancano ancora tutti gli elementi per esprimersi compiutamente, sia perché la Rete Laudato si’, organizzatrice del Festival della Dottrina sociale della Svizzera italiana, si riunirà sabato 29 gennaio in seduta plenaria presso il Convento del Bigorio per, tra gli altri, analizzare in maniera condivisa e trasparente l’esito della quattro giorni luganese.

Ciò detto, se non un primo bilancio, è possibile identificare alcune tendenze che, insieme a quanto vissuto durante la prima edizione dell’anno scorso, consolidano e amplificano le caratteristiche del Festival.

Si tratta, in primo luogo, di un Festival che favorisce la partecipazione degli interessati. La scelta certamente più onerosa sotto il profilo organizzativo di prevedere sia la partecipazione in presenza, sia in remoto tramite Zoom, ha visto un’adesione ampia e variegata che – sull’arco dell’intero Festival, può essere stimata all’incirca a 300 persone.

La doppia modalità di fruizione ha permesso inoltre di rafforzare il carattere inclusivo del Festival. Un’apertura che è da considerarsi un vero e proprio elemento fondativo del Festival che assurge a sua stessa ragione d’essere. La programmazione variata e non scontata ha confrontato i partecipanti con il tema principale ripreso da quello «centrale» di Verona al quale abbiamo tirato la volata.

La capacità, partendo dall’insegnamento sociale della Chiesa e in particolare dall’Enciclica Laudato si’, di coinvolgere tutte le donne e gli uomini di buona volontà – indipendentemente dalla loro religione – su temi che ci interpellano e che ci riguardano tutti, rappresenta un ulteriore tassello di questo Festival che predilige l’approccio pratico, esperienziale e legato alla testimonianza di persone che hanno qualcosa da dire perché hanno qualcosa da fare e lo stanno già realizzando.

Per poter affrontare i temi trattati dal Festival, come la questione della transizione energetica e climatica, della trasformazione del mondo del lavoro o delle pari opportunità con in filigrana la speranza e l’audacia, l’unico metodo possibile, è quello dell’ascolto e del dialogo nell’ambito della discussione democratica. Le tavole rotonde organizzate durante il Festival e sapientemente gestite dai vari conduttori hanno fatto emergere al di là degli steccati realtà complementari che insieme hanno concorso a comporre il quadro d’insieme garantendo una vera comprensione e, in seguito, una efficace capacità di azione.

Il metodo del dialogo e della discussione democratica praticati al Festival hanno creato un laboratorio di idee, di esperienze, di valori applicati che ha messo in luce un altro importante principio dell’insegnamento sociale della Chiesa, ossia quello della cooperazione e della collaborazione. Guardare al presente e al futuro con speranza, audacia, creatività e coraggio significa, prima di tutto, riconoscere che da soli non ce la possiamo fare e che le forze e le energie che possiamo mobilitare grazie ad una azione cooperativa sono immensamente più grandi e i risultati da ottenere molto più efficaci rispetto all’opzione della contrapposizione o dell’individualismo.

Le discussioni svoltasi al Festival, ad esempio, sul mondo del lavoro che cambia e su una transizione giusta ma anche quelle sulle politiche per garantire la neutralità carbonica fino al 2050 hanno dimostrato che solo con il dialogo e la cooperazione è possibile attuare il cambiamento con lo sguardo al bene comune, oltre gli steccati ideologici, con un approccio pragmatico e allo stesso tempo con un quadro valoriale chiaro e trasparente.

Per la Rete non è stato difficile organizzare il Festival poiché la Rete è esattamente questo: un luogo aperto, formato da tante organizzazioni ciascuna con la propria storia e regione d’essere, con una identità collettiva chiara, che guarda al bene comune in modo pragmatico e ideale al tempo stesso, dialogando con coraggio con tutte le donne e gli uomini di buona volontà. Questo impegno che è pure una pratica, è la migliore premessa per la prossima edizione del Festival e le altre attività della Rete.

Alessandro Simoneschi, coordinatore Rete Laudato si’

Uno degli eventi del Festival della dottrina sociale della Svizzera italiana 2021
3 Dicembre 2021 | 08:37
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