Il Consiglio svizzero delle religioni respinge l'iniziativa 'anti-burqa'

Raphaël Zbinden (cath.fr)/Red

Il Consiglio svizzero delle religioni, composto da rappresentanti delle comunità religiose cristiane, ebraiche e musulmane, respinge l’iniziativa popolare ‘Sì al divieto di nascondere il volto’, nota come ‘anti-burqa’.

In una conferenza stampa svolta in modalità telematica, il Consiglio svizzero delle religioni ha presentato un documento comune in vista del voto federale che si terrà il prossimo 7 marzo 2021. L’iniziativa popolare prevede che, sul territorio svizzero, nessuno possa avere il volto coperto negli spazi pubblici. Questo divieto si applicherebbe in tutti i luoghi accessibili al pubblico, ma non negli spazi di culto.

Sì al contro-progetto del Consiglio Federale

L’iniziativa popolare è stata promossa dal Comitato di Egerkingen, che riunisce principalmente membri della destra conservatrice. Lo stesso Comitato è riuscito a far vietare la costruzione di nuovi minareti in Svizzera nel 2009. Il nuovo testo si riferisce principalmente alle persone che nascondono il volto durante le manifestazioni, e inoltre alle donne che indossano il velo integrale musulmano: da ciò nasce la definizione di iniziativa «anti-burqa». Gli autori ritengono che l’occultamento del volto simboleggi l’oppressione delle donne e che vada contro le regole della buona educazione nella cultura elvetica.

Il Consiglio svizzero delle religioni considera «sproporzionata» tale restrizione alla libertà di religione. In luogo dell’iniziativa, il Consiglio accoglie con favore il contro-progetto indiretto del Consiglio federale e del Parlamento. Tale proposta prevede che tutti siano tenuti a mostrare il proprio volto al rappresentante di un’autorità quando sia necessario verificare la propria identità.

Libertà religiosa in pericolo

«In qualità di rappresentanti delle più grandi comunità religiose della Svizzera, vogliamo unirci oggi e affermare che il divieto di nascondere il proprio volto non può in alcun modo contribuire a un ‘vivere insieme’ in pace, nel nostro Paese», ha dichiarato in conferenza stampa Harald Rein, presidente del Consiglio svizzero delle religioni e vescovo della Chiesa cattolico-cristiana di Svizzera. I membri del Consiglio hanno sottolineato che la libertà di religione è uno dei pilastri più importanti di una democrazia liberale basata sullo Stato di diritto. «Quasi tutte le religioni considerano qualche forma di abbigliamento come un segno di riverenza e venerazione a Dio», ha aggiunto Montassar BenMrad, presidente della Federazione delle organizzazioni islamiche in Svizzera.

L’SCR ritiene inoltre falso e sproporzionato che si possa rischiare di violare la libertà religiosa per apparenti motivi di interesse della pubblica sicurezza. «L’obbligo di scoprire il proprio volto non offre alcuna garanzia contro la violenza», ha affermato mons. Felix Gmür, presidente della Conferenza episcopale svizzera.

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25 Gennaio 2021 | 15:57
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