Ticino e Grigionitaliano

Il commento al Vangelo domenicale

Calendario romano (Anno B / Mc 4, 26-34 / XI Domenica del Tempo ordinario)

Non rassegnarsi, ma avere pazienza

di Dante Balbo, dalla rubrica televisiva Il Respiro spirituale di Caritas Ticino in onda su TeleTicino e online su YouTube

Sono passati 2000 anni da quando un rabbi Galileo è venuto a dire che il Regno di Dio è vicino, ma nulla sembra cambiato: le guerre continuano a devastare il pianeta, la fame uccide ancora milioni di persone, ma soprattutto la nostra vita non è quella che avremmo voluto. Spesso le relazioni ci deludono, gli amici ci tradiscono, il lutto e la malattia ci atterrano. Eppure questa domenica ci ripropone la parabola del Regno in cui Gesù paragona l’avvento del tempo messianico al germogliare silenzioso di un granello di senape. Noi siamo abituati a pensarci in tempi brevissimi e, come ha detto qualcuno, è finito il tempo delle cattedrali, quando un uomo poteva lavorare una vita sapendo che la sua opera l’avrebbero conclusa altri. Gesù invece elogia la pazienza, che come ci ricorda don Willy Volonté, è una virtù che ne genera altre. «Fa più rumore una quercia che si schianta, piuttosto che un campo di grano che germoglia, ma nella pazienza, dice la Scrittura, voi possederete la vostra anima.» La gratuità è figlia della pazienza, perché scopriamo che tutto è dono, mentre la fretta esige una pretesa. Il distacco intelligente dalle cose che pure possediamo, ma di cui non diventiamo schiavi, si ottiene con la pazienza che non è brama di possesso. Solo lo sguardo paziente dell’agricoltore che semina e attende, ci aiuta a sapere cosa è essenziale, ciò che conta veramente, così che l’inverno e la tempesta non necessariamente sono catastrofi, come vi sono annate buone e meno buone. «Insomma, il Regno di Dio ci chiede pazienza: adagio adagio, la verità di questo regno si farà avanti» La pazienza non è la rassegnazione di cui sono stati spesso accusati i cristiani, ma lo sguardo dei profeti come Isaia che 800 anni prima di Cristo ha detto che un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un figlio di Davide che porterà la pace, cambierà il lutto in gioia, sarà chiamato Emmanuele (Dio con noi), stabilirà la dimora di Dio fra gli uomini.


Calendario ambrosiano (Anno B / Mc 10, 1-12 / Domenica III dopo Pentecoste)

I gesti di tenerezza rivelano il volto di Dio

di don Giuseppe Grampa

Gesù evoca la pagina antichissima del primo libro della Bibbia che abbiamo appena ascoltato come prima lettura. La donna, ossa delle ossa e carne della carne dell’uomo, non è a lui inferiore, al contrario proprio perché costruita con la stessa materia è eguale in dignità all’uomo. È inscritta nell’intenzione del Creatore la volontà che l’uomo e la donna non solo si uniscano, si appartengano ma addirittura siano una cosa sola. Dio non solo crea l’uomo e la donna ma l’uomo per la donna e la donna per l’uomo. E in questa unità consiste l’immagine somigliantissima di Dio. Anche per questo la tradizione ebraica fa divieto di raffigurare il volto di Dio: l’uomo e la donna sono questo volto. Possiamo così capire perché la Rivelazione ebraica e cristiana leghi la conoscenza di Dio all’esperienza dell’amore dell’uomo e della donna. Sono tra le pagine più belle dell’intera Scrittura Sacra. Anzi, un intero libro, piccolo e stupendo, il Cantico dei Cantici, è poema che canta l’amore dell’uomo e della donna. E questo poema d’amore è Parola di Dio, svela qualcosa del mistero insondabile di Dio, mistero che ci parla attraverso questa umanissima realtà dell’amore umano. E Gesù stesso non esiterà a dichiararsi «lo Sposo», colui che stringerà a sé in un vincolo d’amore l’umanità. Siamo così abituati ad attribuire al cristianesimo un atteggiamento sessuofobo, carico di diffidenza per l’espressione corporea dell’amore, che ci sorprende l’affermazione che proprio nell’amore dell’uomo e della donna Dio si compiace di farsi conoscere. E questo amore è sacramento, cioè realtà umana talora opaca eppure capace di svelare il mistero di Dio. Come il pane dell’Eucaristia, così la quotidiana fedeltà dell’uomo e della donna racconta la fedeltà incondizionata di Dio per noi. Ogni volta che celebro un matrimonio dico sempre agli sposi: i vostri figli dovranno imparare a conoscere il volto di Dio prima che dalla lettura del catechismo dai vostri gesti di tenerezza

13 Giugno 2021 | 06:22
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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