Commento

Il commento al Vangelo ambrosiano e romano della VI Domenica dopo Pasqua

1) Calendario romano: Gv 14, 23-29

Dalla rubrica tv Il Vangelo in casa di Caritas Ticino a cura di Dante Balbo, con don Sergio Carettoni in onda su Teleticino

«Aggiungi un posto a tavola, c’è Gesù»

I testi biblici così come oggi li conosciamo   sono i pronipoti della   Vulgata, edizione tradotta da San   Girolamo alla fine del quarto secolo   per esigenze liturgiche. L’idea   dell’ultima revisione della Conferenza   Episcopale Italiana, in vigore   dal 2008 (dopo quasi un ventennio   di lavoro a più mani), fu quella di avvicinarsi   ad un uso corrente della   lingua, cercando una equivalenza   funzionale più che formale. Semitismi   e grecismi lasciarono spazio a   figure più comprensibili. Eppure,   nel caso del Vangelo di Giovanni di   questa domenica, nel passaggio in   cui la versione Cei del 1974 parla di   Gesù che preannuncia l’arrivo dello   Spirito Santo chiamandolo «Consolatore   », la revisione del 2008 sostituisce   questo termine recuperando   la parola greca Paraclito. Qui troviamo   un significato ben più ampio:   quello di difensore, di soccorritore.   Basti pensare che il suo equivalente   latino è ad-vocatus, «chiamato ad   essere vicino», oggi declinato nel significato   a noi ben familiare di difensore,   nell’accezione legale del   termine.   Nel commento di questa domenica   con don Sergio Carettoni, ancora   dal parco della Clinica Luganese   Moncucco, il Paraclito avrà un ruolo   fondamentale nell’aiutare i discepoli,   «a cui Gesù prospetta un futuro   in cui dovranno essere casa di   Dio, rendersi accoglienti per il bene   dell’umanità intera». Ma cosa vuol   dire ospitare Gesù a casa propria, si   chiede Dante Balbo? «Quando dice   ›vi do la pace’ noi pensiamo al risultato   finale di una costruzione complessa   » esordisce don Sergio, «invece,   ai suoi discepoli Gesù dona la   pace da subito. Sta a loro farla fruttare,   metterla in gioco nelle relazioni.   La Chiesa deve dunque partire   da ciò che già ha: il dono della pace   ». Tornando al Paraclito, ecco un   altro dono che riceveranno i discepoli:   quello dello Spirito Santo. «È   un dono d’amore tra il Padre e il Figlio,   senza cui non c’è relazione trinitaria.   Quando si accoglie tale dono   la storia dei discepoli diventa la   nostra, la storia del mondo». Il tema   dell’accasamento di Gesù presso di   noi e del nostro farci casa per essere   Chiesa con cui si apre il passo del   Vangelo odierno sembra, inoltre, un   chiaro riferimento all’incarnazione   di Gesù. «Certo. È il momento storico   in cui Dio è entrato nella storia   dell’umanità». Eppure, chiude   Dante Balbo, il vero appuntamento   con la nostra esperienza di Chiesa   sembra essere altrove. «I luoghi   davvero importanti sono la tomba   vuota, segno della Resurrezione, ed   il cenacolo, luogo del dono dello   Spirito Santo. Sono tappe obbligate   per arrivare a costruire un percorso,   ognuno il proprio, che ci porti ad   entrare nella casa del Padre».

Cristiano Proia

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2) Calendario ambrosiano: Gv 16, 12-22

«Camminare con lo Spirito accanto»

Nell’Evangelo di questa domenica   ritroviamo una parola di singolare   intensità e bellezza: vorrei sostare   su quest’unica parola, una parola   che, confesso, mi incanta. Promettendo   il dono del suo Spirito,   Gesù dice che «vi guiderà a tutta la   verità». Così la traduzione che abbiamo   letto. Altre traduzioni dicono:   «Vi condurrà». Guidare, condurre,   ma il verbo adoperato da Gesù,   è ben diverso. Gesù dice: «Lo   Spirito farà strada con voi fino a tutta   la verità». Lo Spirito di Gesù è il   grande compagno di strada, è un   grande camminatore, sta al nostro   fianco lungo i sentieri dell’esistenza.   Sono incantato da questa presenza   che non sta un passo avanti   conducendomi, ma fa strada con   me, accompagnandosi al mio passo,   sostenendo il mio andare. Farà   strada con noi fino alla verità   tutt’intera. La verità tutt’intera è Colui   che ha detto, lui solo: «Io sono la   verità» (Gv 14,6). Andiamo alla scoperta   di un volto prima che al possesso   di una dottrina. Facciamo   strada fino a Colui che è la verità   nella sua pienezza. Vuol dire, allora,   che non è nostro possesso questa   verità, magari da usare come un’arma   contro chi non pensa come noi.   Solo al termine della vicenda umana   Dio sarà tutto in tutti, ma fino a   quell’ultimo compimento tutti noi   dovremo essere sempre e solo mendicanti   della verità, cercatori instancabili.   Con lo Spirito di Gesù, accanto   a noi e noi accanto a Lui, faremo   strada. Negli Atti degli Apostoli i discepoli   di Gesù sono indicati come   «uomini e donne appartenenti a   questa via» (9,2). E a proposito di un  discepolo, Apollo, si dice che «era   stato istruito nella via del Signore»   (18,25.26). I discepoli di Gesù non   appartengono ad una scuola di   pensiero, sono uomini e donne che   camminano per quella strada che è   Gesù. Fare strada vuol dire tanti   passi, uno dopo l’altro, con tenacia  e pazienza. Si raggiunge la mèta con   la fatica di mettere un piede dopo   l’altro, come sanno bene quelli che   vanno in montagna, al termine di   un lungo percorso dove ogni passo   è necessario, dove ogni pur piccolo   frammento di verità svela a poco a   poco quel volto tanto cercato e   amato. Bisogna allora saper apprezzare   ogni pur piccolo passo, ogni   pur modesto tentativo di ricerca.   Non facciamoci giudici ma sappiamo   rispettare le incertezze e le fatiche   di ognuno, di quanti sono in   sincera ricerca, persuasi che si possono  trovare ovunque frammenti di   verità, sprazzi di luce. Non diventiamo  fanatici, presumendo di possedere   noi, solo noi, la verità tutt’intera.   Ci basti, ogni giorno, quest’unica   parola del Signore Gesù: il mio   Spirito farà strada con voi, fino a che   il mistero della mia Persona – la verità   tutt’intera – vi sarà disvelato. Gli   scout che sono dei buoni camminatori,  hanno un bel saluto che io ripeto  a tutti voi: buona strada.

Don Giuseppe Grampa

26 Maggio 2019 | 06:00
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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