Il commento ai vangeli domenicali

Calendario romano / Mc 6, 30-34 / XVI Domenica del Tempo ordinario

La sfida di imparare la logica della gratuità

di don Simone Bernasconi
La Parola di Dio di questa domenica non ci lascia tranquilli; penetra profondamente nella nostra vita, scopre quello che non funziona e ci invita al cambiamento.
Il profeta Geremia, nella prima lettura, condanna duramente i capi del popolo di Israele, perché invece di fare il bene della gente, badano soltanto ai propri interessi. Da qui, la rovina del Paese. Gesù stesso, nel Vangelo di Marco, prende atto della mancanza di vere guide: «Erano come pecore che non hanno pastore», e ne soffre vivamente: «Vide una grande folla, ebbe compassione di loro». Se vogliamo un mondo nuovo, una società nuova e una Chiesa evangelica, dobbiamo prendere sul serio le parole di Gesù Cristo. Non dobbiamo essere i primi nella comunità, ma dobbiamo gareggiare ad essere i primi nel metterci al servizio degli altri. Se nella famiglia, tra marito e moglie, tra genitori e figli, c’è soltanto la logica del diritto-dovere, questa famiglia non va avanti. Se in una comunità cristiana c’è soltanto il discorso: «Io ho fatto questo e tu non hai fatto niente», non cambia niente. Se nella società si pretende soltanto e non ci si coinvolge responsabilmente, la convivenza civile non può rinnovarsi. Le parole, i gesti e la persona di Gesù Cristo, portano a collocare l’autorità come servizio. Servire significa mettersi nell’atteggiamento di disponibilità e fare ciò che è meglio per il bene della persona e della comunità. Servire è prendere gli uomini e le donne come sono, per portarli a ciò che dovrebbero essere alla luce del messaggio evangelico. La fede cristiana non è qualcosa di intimistico e di privatistico, ma è una vita nuova da tradurre concretamente in ogni condizione storica con la creatività e la responsabilità del discepolo di Cristo. Per questo, viviamo la nostra esistenza nel posto in cui la Provvidenza ci ha messo nella logica del servizio e della gratuità, proprio perché il cristiano, discepolo di Cristo, deve essere portatore e operatore della pace. Prendiamo questo dovere seriamente ogni giorno della nostra vita. È sempre questione di fede e di amore.

Calendario ambrosiano / Mc 10, 35-45 / Domenica VIII dopo Pentecoste

La lezione che ci dà Gesù: il potere passa dal servizio

di don Giuseppe Grampa
È importante che questa pagina sia stata conservata nei Vangeli. Infatti i due apostoli, i fratelli Giacomo e Giovanni, non ci fanno una gran bella figura, anzi. Eppure il redattore del vangelo non ha censurato questo episodio che svela un lato meschino dei due apostoli, il loro desiderio di assicurarsi i primi posti, noi diremmo una posizione di potere nel futuro Regno dei Cieli. Anzi questa scena, con qualche variante, è ripetutamente registrata nei Vangeli. Che tale discussione ritorni tre volte nei vangeli è segno che la spartizione del potere nel futuro Regno, doveva esser preoccupazione dominante nella cerchia dei dodici apostoli. Infine questa discussione attesta quanto le aspettative dei discepoli fossero lontane dalle intenzioni di Gesù: possiamo dire che fino alla fine, quando Gesù si separerà definitivamente da loro, i discepoli aspettano la realizzazione sulla terra di quel Regno nel quale essi avranno le poltrone più prestigiose. Si aspettano un potere che potranno spartirsi e infatti l’ultima domanda che rivolgono a Gesù è: «Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?» (At 1,6). Ma di questa pagina non dobbiamo solo sottolineare l’atteggiamento dei discepoli così lontano da quello di Gesù, ma soprattutto cogliere la fisionomia di Gesù che qui si presenta come «Colui che è venuto non per farsi servire ma per servire e dare la propria vita». Con questa parola Gesù non offre solo un grande messaggio morale ma svela il senso della sua intera esistenza: in lui servire non è solo atteggiamento di umile disponibilità ma è radicale decisione di dare tutto se stesso per noi. Quanta retorica si fa a proposito del servizio: si dice che chi ha il potere, quello politico in particolare, è al servizio della gente, ma purtroppo quante volte vediamo che l’esercizio del potere è al servizio dei propri personali interessi. Non voglio alimentare il già troppo diffuso qualunquismo: ma l’evangelo di oggi impone a chiunque eserciti qualche forma di potere, nella Chiesa come nella società, di farlo come servizio. Pia illusione? 

18 Luglio 2021 | 06:28
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