Il commento ai Vangeli domenicali

Calendario Romano

Anno B / Mc 10, 2-16 / XXVII Domenica del Tempo ordinario

Nelle pagine del Vangelo il valore della famiglia

di Dante Balbo*

Cominciano così le favole, riportando il nostro immaginario in un tempo mitico, ove gli animali parlano e le tavole si apparecchiano da sole. A poca distanza dal voto che ha ridefinito il concetto di matrimonio, don Willy Volonté, senza alcuna intenzione se non quella di commentare il Vangelo di questa domenica, si interroga sul periodo che viviamo, in cui sembra che famiglia o generazione o educazione siano temi più che mai confusi e precari.
Il problema per il commentatore non è tanto l’orientamento predominante, ma il fatto che anche molti cristiani e cattolici siano confusi.
La risposta è nelle letture proposte dalla liturgia.
Nella prima si torna al principio. Il Libro della Genesi infatti ci racconta non quello che c’era una volta, ma ciò che sta in principio, al fondamento, alla base della realtà. Questo tra l’altro risolve l’equivoco del rapporto fra fede e scienza, perché la Scrittura non ha nessuna intenzione di spiegazione scientifica, ma descrive la struttura antropologica e la verità del rapporto fra Dio e la realtà. In esso si rimarca lo stupore dell’uomo che solo davanti alla donna nata dalle sue ossa e dalla sua carne, trova il suo corrispondente. A questa unicità di relazione si riferisce anche Gesù, rispondendo a chi gli chiede come ci si debba regolare, perché giuridicamente ai suoi tempi un uomo poteva ripudiare la moglie, ma il dibattito era aperto fra le diverse scuole rabbiniche. Gesù rimanda al principio, ricordando che l’uomo e la donna furono creati per un rapporto esclusivo e totale. Dio si mette in gioco in questo rapporto, così che all’uomo non è lecito separare ciò che Lui stesso ha unito.
Un dettaglio interessante riguarda il fatto che l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua sposa. La famiglia non ammette confusione, esige maturità e distanza, superamento dei legami antichi, per costruirne di nuovi realmente solidi.

*Dalla rubrica televisiva Il Respiro spirituale di Caritas Ticino in onda su TeleTicino e online su YouTube

Calendario Ambrosiano

Anno B / Lc 10, 25-37 / Domenica V dopo il martirio di S. Giovanni

Solo chi si fa prossimo è vero discepolo

di don Giuseppe Grampa

Prima d’essere un appello all’esercizio concreto dell’amore, la parabola odierna è rivelazione del volto di Dio, Dio di compassione. Diventiamo capaci di farci prossimi perché per primo Dio si è fatto prossimo a noi. Ma la pagina del Vangelo ha anche una forte carica polemica. Anzitutto nei confronti degli uomini del Tempio, sacerdoti e leviti che passano oltre, evitando quel poveraccio che giace mezzo morto lungo la strada. L’evangelista non ci dice le ragioni di questa omissione di soccorso. Probabilmente il timore di contrarre una impurità toccando un ferito o forse un cadavere, con conseguenze anche economiche: non avrebbero percepito le decime e i riti di purificazione, in più, erano complessi e costosi. Quante volte i profeti condannano un culto fatto di gesti religiosi esteriori, di devozioni che non coinvolgono la vita con scelte di giustizia e di amore! Non bisogna essere uomini del tempio, intenti ai propri rituali e solo preoccupati della propria integrità e purezza: bisogna essere uomini della strada che non temono di sporcarsi le mani, di compromettersi con gesti di amore concreto.
Ho detto una pagina «polemica»: perché Gesù non sceglie come esempio di amore appunto un uomo religioso, un uomo del culto e del tempio ma sceglie un Samaritano. Allora questa gente era considerata bastarda e infedele. Piccola popolazione frutto della mescolanza con stranieri non appartenenti al sangue e alla fede di Abramo. Quando i suoi contemporanei vorranno lanciare a Gesù un tremendo insulto gli grideranno: «Abbiamo ragione di dire che sei un Samaritano e hai addosso un demonio» (Gv 8,48). E Gesù, di proposito e polemicamente sceglie un Samaritano per farne il modello dell’amore che si fa carico del bisogno dell’altro. Anzi sceglie un Samaritano, si identifica con questo bastardo infedele ma capace di farsi prossimo. La parabola del buon samaritano è il ritratto di Gesù e per conseguenza del vero discepolo. È anche il mio, il nostro ritratto?

3 Ottobre 2021 | 06:28
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