Commento

Il commenti ai Vangeli della VII Domenica di Pasqua

Vangelo romano: Luca, 24,46-53.

Rubrica tv Il Vangelo in casa di Caritas Ticino a cura di Dante Balbo, con don Angelo Ruspini in onda su Teleticino e online su youtube

«Cercare il silenzio, trovare lo Spirito Santo»
A Giubiasco è bene trovare un appiglio sicuro. Se riuscite a non essere portati via dal vento, potrete approfittare per dare uno sguardo alla chiesa dell’Assunta. Noterete che l’affresco di san Cristoforo (nomen omen, visto che nell’iconografia classica sorregge un Gesù bambino) sulla facciata scarna dell’edificio è di dimensioni enormi. Questo affinché possiate vederlo bene: se lo fate, secondo tradizione, per quel giorno non spirerete (il vento, presumibilmente, invece sì). Cristoforo è infatti uno dei santi ausiliatori, la cui protezione è invocata in occasione di calamità naturali o epidemie (la peste, per citarne una). Entrando, in fondo alla navata sarete accolti da un’abside decorata riccamente con stucchi barocchi, testimonianza di un intervento tardo seicentesco in questa chiesa del Dodicesimo secolo. Le telecamere di Caritas Ticino sono state invece accolte anche da don Angelo Ruspini, qui parroco per tre decadi, ma in procinto di lasciare il testimone. Nel giorno in cui si commenta un brano del Vangelo tratto da quel testamento spirituale di Gesù che è la Preghiera Sacerdotale, l’attenzione va allo Spirito Santo. «È Dio» esordisce don Angelo «che lavora nel cuore delle persone per formare una unità – come dice la preghiera del Vangelo – e quell’identità cristiana, legame con il Padre e con Cristo Redentore. Un’opera immensa per i credenti, e anche per chi non crede». A questo proposito, Dante Balbo sottolinea come l’incontro con Cristo in questa società sia spesso un percorso a ostacoli. «Occorre cercare il silenzio: il frastuono soffoca l’io interiore e non scorgiamo la bella notizia dello Spirito Santo che può trasformare la nostra vita. E poi l’ascolto della parola di Dio attraverso i Vangeli. Questi due elementi possono rivelare la voce dello Spirito Santo ». In trent’anni di esperienza da parroco, don Angelo ha vissuto nel profondo il gregge che ha accompagnato in questo lungo percorso: «C’è stato chi è rimasto impermeabile a qualsiasi annuncio. Ma anche molti altri che si sono aperti ad una vita secondo il Vangelo, iniziando un percorso di rettitudine e di onestà con sé stessi. Trovo che questo sia un gran lavoro che fa lo Spirito Santo, assieme alla comunità, che è fondamentale perché ›provocatoria’ di uno stile di vita diverso». Già, la comunità. Come riconoscersi, in questa, cristiani? «I sacramenti sono il momento in cui Dio interviene direttamente nella nostra vita. La partecipazione attiva ed una vera passione per i sacramenti sono aspetti su cui puntare, senza autoassolversi dietro un ›sentirsi bravi abbastanz’. Aspetti che in alcuni, nel tempo, sono venuti meno».

Cristiano Proia

Vangelo ambrosiano: Giovanni, 17,1b.20-26.

«La preghiera di Gesù per la nostra vita»

Il capitolo 17 del Vangelo di Giovanni è la grande preghiera di oblazione e di intercessione del Salvatore Gesù nell’ora suprema del suo sacrificio redentore. Il brano odierno riguarda le ultime parole della preghiera fatta in quella stanza del piano superiore, nella quale Egli si era chinato a lavare con amore i piedi dei suoi discepoli, lasciando loro il mandato di fare lo stesso l’uno con l’altro. All’inizio della preghiera, Gesù anche se chiede la sua glorificazione, non cerca la sua propria gloria, poiché la sua e la gloria del Padre sono la stessa cosa. Lui viveva infatti sempre una comunione piena di vita e di pensieri e di affetti con il Padre: «tu sei in me e io in te». Poi prega per i discepoli che avevano camminato con lui durante i tre anni di predicazione del Regno. Ma, alla fine (20-26), allarga l’orizzonte pregando per la chiesa dei credenti riuniti dalla testimonianza degli apostoli, affinché la loro unità susciti la fede nella sua missione salvatrice dell’umanità intera. Gesù quindi pregò anche per noi come comunità di credenti in Lui, ma anche per ciascuno di noi, con i nostri volti, le nostre vite personali con le loro fatiche, gioie, dolori e speranze! Dovremmo forse farne di più memoria soprattutto nei momenti di buio, di dolore fisico o morale, che non mancano mai in nessuna vita e che sono, alla luce della fede, immancabile partecipazione alla Croce di Gesù. Egli chiede anzitutto (21) che i suoi discepoli «siano una cosa sola, come tu Padre, sei in me e io in Te, perché il mondo creda che Tu mi hai mandato». L’unità intesa non come assorbimento l’uno nell’altro, ma come comunione di vita, di ideali, di pensieri e di affetti, in una parola, di amore vicendevole. Gesù alla fine della preghiera (17,24) dice: «Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato, siano con me dove sono io». Questa parola di Gesù, «voglio», rivolta al Padre con tenerezza di Figlio, ma anche con forza, ci deve infondere tanta fiducia e sicurezza di poter essere non solo salvati, ma anche intimamente uniti a Gesù sempre e per sempre, nel pellegrinaggio di questa vita terrena protesa verso l’eternità che inizia già da qui. L’ansia di Gesù è duplice: come esiste l’unità piena e divina fra Lui e il Padre, così Egli vuole sia anche fra Lui e noi, ma anche fra tutti noi fratelli e sorelle, assimilati a Lui nell’Amore! Chiediamoci allora: siamo e ci sentiamo davvero una cosa sola con Gesù Salvatore e Intercessore per la nostra salvezza e santificazione? E ci sentiamo sempre uniti ai nostri fratelli e sorelle nei loro dolori, gioie e speranze, o ci sentiamo estranei, lontani, indifferenti, come se non ci dovessero interessare, chiusi nel nostro egocentrismo ed egoismo? La preghiera di Gesù ci dona grande conforto, ma anche ci esorta ad un vero esame di coscienza che ci aiuti a cambiare mentalità per divenire veri discepoli di Gesù.

Madre Sofia Cichetti, Badessa del Monastero di Claro

2 Giugno 2019 | 06:40
Tempo di lettura: ca. 4 min.
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